Vietare il commercio di animale esotici, appello LAV al Ministro dell'ambiente COSTA
nessu altro animale deve essere vittittima di tragedie come quella vissuta dalle tigri trasportate da Latina verso la Russia
Vietare il commercio di animale esotici
(AGR) LAV ha scritto al Ministro Costa chiedendogli di esser lungimirante e comprendere che il commercio, anche legale, di animali esotici, deve essere vietato, ancor più dopo le evidenze dei rischi che il nostro rapporto, sbagliato, con gli animali selvatici comporta, e per non ritrovarci in situazioni come quella che stiamo vivendo con il Covid-19.
Queste le richieste inviate al Ministro:
- farsi portavoce al 73° Standing Committee CITES del 5-9 Ottobre 2020 e alla prossima Conferenza delle Parti, di una richiesta ai suoi colleghi europei per l’adozione immediata della Decisione 14.69 circa il divieto al commercio, riproduzione e allevamento di tigri e al commercio di derivati o parti di essi;
- promuovere un divieto di commercio, riproduzione e allevamento di tutte quelle specie protette perché in via d’estinzione, per le quali è stata imposta una deroga che crea il paradosso che stiamo vivendo in cui, se un animale esotico è allevato, perde ogni diritto che gode il suo simile in natura;
- promuovere e farsi volano di un cambiamento culturale epocale, che ridefinisce il nostro rapporto con gli animali selvatici ed esotici, per tutelare loro ma anche noi animali umani, e quindi di vietare il commercio, la riproduzione e l’esposizione di tutti gli animali selvatici (ed esotici). Questo cambiamento può anche sostenuto accogliendo e valutando gli emendamenti proposti da deputati di maggioranza e di opposizione, al Decreto Legge Rilancio già in discussione nelle Commissioni della Camera.
Erano tutte destinate a un inesistente “zoo” in Daghestan: una destinazione fittizia, probabile punto di partenza di orribili traffici verso la Cina, dove spesso gli animali arrivano già smembrati per essere utilizzati nella medicina tradizionale.
Un recente studio ha confermato che l’Italia è uno dei principali Paesi coinvolto nel commercio di tigri in Europa. E che l’Europa è l’area da cui provengono l’85% delle tigri commerciate nel mondo: un triste primato che rappresenta una vergogna per l’Italia e per l’Europa che, a differenza della maggioranza degli aderenti alla Convenzione di Washington, non hanno recepito la Decisione 14.69 presa dalla 14° Conferenza delle Parti nel giugno 2007, che stabilisce il divieto di far riprodurre tigri (e altri grandi felini asiatici) in cattività, se non per ragioni inerenti la conservazione della specie in natura. Inoltre, è esplicitato il divieto di commercio di parti di tigri e di prodotti derivati.
L’avvenimento di Latina, invece, conferma quelli che prima erano solo sospetti, avvalorati dai dati contenuti nei dossier di associazioni estere: l’ipotesi che in Italia vengano allevate tigri da esportare verso destinazioni dove rischiano di finire in polvere o smembrate dentro a qualche intruglio medico-tradizionale cinese!
“Questo è inaccettabile e per questo motivo, abbiamo lanciato una petizione (change.org/nontrafficoanimali) che ha già raccolto oltre 45.000 firme di cittadini italiani, grazie anche all’attenzione mediatica che si è scatenata in Italia e soprattutto in altri paesi dell’Unione. - afferma Andrea Casini, responsabile LAV Area Animali esotici - Non possiamo ignorare l’appello dei cittadini Italiani ed europei, né la sofferenza di questi animali e di molte altre specie coinvolte in traffici o in commerci assurdi”.
“Siamo convinti che questa sia una battaglia per il bene e il benessere di tutti gli esseri viventi, e che questa terribile situazione che viviamo ci imponga una massima di buon senso atto alla sopravvivenza e alla resilienza della nostra specie e che ci suggerisca di rialzarci, combattere, reagire e tornare a vivere, ma #NONCOMEPRIMA”, conclude Casini.
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