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La crisi? Colpa dei Ladri di Futuro

print25 febbraio 2014 19:39
(AGR) C’è un’ Italia che finge di non vedere il dramma delle nuove generazioni, che non vuole modificare l’attuale assetto sociale che privilegia chi l’ha sottoscritto. Sono loro i Ladri di futuro. Il libro scritto da Luciano Monti (edizioni Luiss University Press), professore di Politica Economica presso l’Università Luiss Guido Carli , dopo un’attenta (ma agile) analisi sugli attuali paradigmi ormai segnati da una crisi senza precedenti, non si scaglia contro la casta. Va oltre, proponendo alle nuove generazioni e a chi in loro crede, un piano con tre pilastri: quello educativo, quello fiscale e quello a supporto di investimenti pubblici nel settore energetico e ambientale. Come scritto nell’Introduzione, prima di procedere ci si pongono però delle questioni. Ad esempio le attuali ineguaglianze possono essere imputate ai baby boomers (la generazione di coloro nati tra l’immediato dopoguerra e il 1960)? E una ridistribuzione delle ricchezze accumulate dai baby boomers è ipotizzabile? Infine è praticabile un’uscita dalla fase di recessione senza affrontare il problema della disoccupazione giovanile che in Italia a gennaio ha toccato quota 40% (dati Istat: i disoccupati tra i 15-24enni sono 659 mila, mentre il tasso di disoccupazione generale a novembre si attesta al 12,7% pari a 3 milioni 254mila). Rispondere alle domande però “non significa assicurare il ladro alla giustizia ma evitare che il furto si ripeta” scrive l’autore che afferma di ricercare un obiettivo più costruttivo, un nuovo paradigma di “sostenibilità integrata” per riequilibrare il saldo negativo accumulato in questo inizio secolo ai danni del Pianeta e dei giovani. Gli stessi giovani accusati da osservatori superficiali, politici e ministri distratti di essere choosy, fannulloni e bamboccioni, aggettivi che l’ultimo studio della Coldiretti http://www.coldiretti.it/News/Pagine/134---24-Febbraio-2014.aspx smentisce categoricamente: “Un giovane su tre pur di lavorare è disposto ad accettare un orario più pesante con lo stesso stipendio (33 per cento), ma anche in alternativa, uno stipendio inferiore a 500 euro a parità di orario (32 per cento)”.

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