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Emergenza terremoto, in Turchia oltre 50 mila edifici inagibili

CESVI: “Urgente intervenire. Operatori sul campo con tende, kit sanitari per scongiurare epidemie, aiuti d’emergenza e assistenza psicologica. Si raggiungeranno 25mila abitanti nei prossimi 6 mesi. Particolare attenzione per i bambini in stato di shock. Molti di loro hanno perso tutto”

printDi :: 20 febbraio 2023 16:50
Turchia Adyamen foto Cesvi

Turchia Adyamen foto Cesvi

(AGR) Kahramanmaraş e Adiyaman (Turchia), 20 febbraio. «La crisi nelle zone colpite dal sisma andrà ben oltre i tre mesi di stato d’emergenza previsti: è fondamentale prevedere aiuti materiali e psicologici a lungo termine». A lanciare l’allarme è Lorena D’Ayala Valva, vicedirettrice generale e responsabile per le emergenze di Fondazione CESVI, attiva in maniera particolare nelle province turche di Kahramanmaraş e Adiyaman, tra quelle maggiormente devastate ma meno raggiunte dagli aiuti internazionali.

«Nelle dieci province turche più colpite dal terremoto – aggiunge – vivevano 13,5 milioni di persone: oltre 2,2 milioni sono sfollate altrove, ma per chi resta è urgente la necessità di aiuti e riparo in questo gelido inverno. Ai traumi psicologici della tragedia si aggiunge il rischio di gravi malattie, da quelle respiratorie al colera. Raggiungeremo, nei prossimi 6 mesi, 25mila persone su vari fronti, dalla distribuzione di beni salvavita all’assistenza psicologica per adulti e bambini».

 
Oltre quindici giorni dopo il sisma del 6 febbraio in Turchia, mentre almeno altre 3.170 scosse hanno fatto tremare anche parte della Siria, più di un milione di persone è rimasto senza casa, con almeno 260mila abitazioni in oltre 50mila edifici in via di demolizione nei 10 governatorati turchi più colpiti[1]. Mentre i morti sono ormai più di 46mila nei due Paesi, destinati ad aumentare perché migliaia di vittime sono ancora sotto le macerie.

CESVI si è attivata immediatamente con le ONG partner della rete europea Alliance2015, che sta concentrando i propri sforzi per fornire beni salvavita, kit per l’igiene (sapone, fazzoletti, assorbenti e pannolini), costruzione di bagni pubblici e assistenza psicologica.

Nelle prime fasi della risposta in Turchia, saranno almeno 3mila le tende che ospiteranno circa 15mila persone, con particolare attenzione a quelle più vulnerabili e a rischio, come donne, persone con disabilità e anziane. Sarà inoltre coordinata la fornitura di materassi, coperte, luci a led, kit per cucinare, equipaggiando anche rifugi e centri informali. Viste le temperature sotto lo zero, il riscaldamento è una delle esigenze più critiche che sinora non trovano risposta, quindi saranno distribuite soluzioni di riscaldamento, tra cui stufe elettriche. Saranno inoltre allestiti e gestiti servizi igienici in almeno 250 punti, garantendo l’accesso a circa 5mila persone (incluse quelle con disabilità).

Coordinando due organizzazioni locali e formando personale sul posto, CESVI dispiegherà inoltre due unità mobili per l’assistenza psicologica alle persone colpite da traumi e altri problemi psicologici comuni dopo i terremoti (legati alla perdita di cari, all’aver perso la casa, all’essere rimasti sotto le macerie, etc). Gli specialisti forniranno servizi d’ascolto e assistenza sia ad adulti sia a bambini, di gruppo e individuali. Per i bambini, inoltre, degli animatori proporranno attività ludiche e ricreative, con cui aiutarli ad affrontare il dramma vissuto.

In Siria, sarà fornita assistenza di emergenza per riparare infrastrutture critiche per l’approvvigionamento di acqua e strutture sanitarie nelle aree di Aleppo e Idleb.

Nel frattempo, le attività saranno affiancate da formazione agli abitanti, per renderli consapevoli dei rischi che correrebbero tornando alle proprie case, dato che il rischio di nuove scosse e di collasso degli edifici resta alto. Molte persone dormono infatti in auto o si rifugiano in tende davanti alle proprie case danneggiate, in tutte le province più colpite.

foto da comunicato stampa

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