Udinese-Roma 1-1: Pellegrini scaccia l’incubo al 94’
Al ‘Friuli’ bella partita e pareggio giusto
(AGR) Per ciò che il football rappresenta oggi in Italia nei vari ambiti sportivo, economico e sociale, ci si aspetterebbe che a commentare le partite di calcio, a voce o per iscritto, venga inviata gente all’altezza, che si astenga, cioè, dal parteggiare direttamente o indirettamente, per l’una o l’altra squadra e racconti ciò che vede ed è, non ciò che vorrebbe vedere o che vorrebbe che fosse. Tra i vari commenti alla gara del ‘Friuli’, comparsi sulla stampa off- line e on-line, ne abbiamo trovati di veramente bizzarri, superficiali, partigiani, alcuni caratterizzati da una vera e propria sconoscenza di fondo su cosa sia una partita di calcio, altri buttati giù piuttosto frettolosamente, sciattamente, anziché essere improntati ad una serena, misurata, obiettiva analisi e disamina. Spicca, per la sua stupidità, quello secondo cui il pareggio della Roma a Udine è ‘un punto per caso’.
Come non definire, eufemisticamente, idiozia una tale affermazione? Quell’asserzione conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che nel calcio, sebbene siano in moltissimi a scriverne e parlarne, sono ben pochi coloro che possano vantarne una conoscenza se non approfondita almeno sufficiente a commentarne. Andando oltre: una partita di calcio è, di per sé, una infinita serie di eventi fortuiti – un pallone che viene sfiorato da un difensore e va in rete causando crisi esistenziali al malcapitato, o da un giocatore avversario, mandando in visibilio i sostenitori della squadra che ha ricevuto la grazia -, di coincidenze inimmaginabili fatte di rimbalzi strani, di movimenti scoordinati, di forsennate corse all’indietro, di scontri fortuiti: in due parole, di casi imprevedibili, a volte sorprendenti, tali da lasciare lo spettatore senza parole. Sono, questi casi, i tasselli bellissimi o sfortunati a seconda di che ne tragga vantaggio, a formare quei magnifici puzzle che sono le partite di calcio. Imprevedibiltà è la parola che rende magico questo gioco e lo rende lo sport più popolare e diffuso nel mondo ormai da tre secoli, da quando cioè, pionieri del football, i marinai inglesi lo giocavano sulle spiagge sudamericane e salesmen di ritorno dai loro viaggi d’affari in Albione, lo diffondevano in Europa. Ma l’imprevedibilità arriva anche dal pallone. Il bello è proprio questo: puoi preparare la partita in tutti i dettagli, avere una splendida condizione psico-fisica e un parco giocatori che ti invidia persino il Liverpool, ma poi basta un ciuffo d’erba, un refolo improvviso, un intervento maldestro a cambiare l’andamento o l’esito di una partita perché uno di quegli eventi, o altri altrettanto imprevedibili, possono verificarsi in qualsiasi momento della gara, condizionandola o fissando definitivamente il risultato finale.
Che i tre punti facessero gola ad entrambe è fuori di dubbio. Alla caccia di un posto in Europa la Roma, alla ricerca della salvezza certa l’Udinese: queste le motivazioni che rassicuravano su quale tipo di partita sarebbe venuta fuori al ‘Friuli’: combattuta, sì, ma senza esagerare, nel senso che non sarebbe stata una partita da ricordare da qui all’eternità, ma, tutt’al più, da archiviare tra le ‘belle partite’: una partita, cioè, con tante emozioni, continui ribaltamenti di fronte eccetera eccetera. L’Udinese ha giocato meglio e nel primo tempo ha speso tantissimo, non raccogliendo però per quanto seminato, a parte il goal, naturalmente, che arriva al 15’ sugli sviluppi di un angolo, grazie al bravo Molina: un potentissimo rasoterra da fuori che Rui Patricio neanche vede. I bianconeri, al 38’ avrebbero potuto raddoppiare, probabilmente chiudendo la partita, se il missile di Makengo in un primo tempo non fosse finito sulla traversa grazie alla provvidenziale deviazione di Rui Patricio, poi, proseguendo nella sua corsa, sfiorare l’estremo giallorosso, finire la sua corsa sul palo e, di lì, sui piedi di Mancini che non ci pensa due volte a sparacchiare lontano lontano.
È così che si chiude il primo tempo: vantaggio friulano con la Roma che ha fatto vedere ben poco, comunque molto meno di quanto fosse nelle aspettative dei suoi convenuti allo stadio o davanti al televisore. Mentre ci si aspetta un abbozzo di reazione da parte romanista, che non sia il solito, stucchevole tran tran portiere-difensore-mediano-difensore-portiere-difensore e palla persa, già visto tante volte in passato, in apertura di ripresa è subito l’Udinese che cerca di chiuderla: al 54’, ma il pallone calciato da Makengo esce di poco. Oggi, il centrocampista francese rappresenta un vero incubo per i giallorossi. Il friulano è un ottimo giocatore e l’Udinese potrebbe fare fatica rattenerlo. Menomale per i romanisti che ad un certo punto entra in riserva pure lui e all’81 Cioffi decide di farlo uscire, rimpiazzandolo con Samardzic, che, al contrario, si dimostrerà poco pericoloso. Intanto la Roma, lungi dal reagire alle scorribande bianconere, non sembra intenzionata a dare battaglia. Forse lo sforzo infrasettimanale di Conference – vittoria esterna per 1-0 con il Vitesse, squadra olandese, si fa sentire più del dovuto e il cambio El Shaarawy per Oliveira non sembra dare alla Roma quella dinamicità offensiva di cui avrebbe bisogno, sicché nel primo quarto d’ora arrivano due fiammate udinesi: oltre quella, già descritta, di Makengo, per ben due volte Deolofeu ci prova: al 59’ vuole strafare in dribbling, ma viene raddoppiato e l’azione sfuma, e al 60’ un suo tiro si perde ben lontano dalla porta romanista. La Roma appare contratta, quasi incapace di reagire alle folate offensive avversarie: Deulofeu entra più o meno in tutte le azioni friulane e Mancini and company devono mettercela proprio tutta per fermare quest’autentica mina vagante.
La reazione romanista non arriva, il pressing udinese mettendo in continua apprensione la tifoseria giallorossa, la colà convenuta e quella mediatica. Si arriva così al 63’, quando la Roma riesce a guadagnare un corner battuto da Pellegrini, che tuttavia non ha esito. Mourinho, Ben accorgendosi, forse un po’ tardivamente, dello stato delle cose, si appresta ad affrontare la seconda parte della ripresa sostituendo Abraham e Zalewski con Shomurodov e Felix: siamo al 65’ e le due sostituzioni indicano chiaramente che la Roma si è data una regolata, nel senso che non ci sta a lasciare il ‘Friuli’ a mani vuote. Sembra essere la tanto attesa reazione e infatti al 67’ Felix ne dà conferma, sebbene il suo tiro non abbia esiti. Il ragazzo è senz’altro un elemento sul quale la Roma può contare. Ha tutto: qualità, velocità e voglia. Nel suo futuro calcistico ci potrebbero essere prestigiosissimi club. Intanto, al 72’, tanto per non farsi mancare niente, Mourinho mette dentro Veretout al posto di Karsdorp e così gli avanti della Roma non si contano più: El Shaarawy, Veretout, Felix, Shomurodov, oltre a Pellegrini che naviga in pianta stabile tra i quaranta giallorossi e quelli friulani. Il nuovo assetto dà subito i suoi frutti: al 74’, pallone invitante di Pellegrini per El Shaarawy che lo mette in mezzo, Silvestri intercetta ma l’azione è ancora viva e per due volte la difesa udinese, Marì e Pereyra nella fattispecie, sbroglia la matassa con un certo affanno.
Ora la Roma sembra più decisa a prendersi il pareggio, prende quota e va al serrate finale: dopo una punizione senza esito, al 76’, e una iniziativa di Zaniolo al 77’, Cioffi, il mr. dell’Udinese, decide di sostituire l’infortunato Perez con Zeegelaar all’81, così resettando la difesa. Un paio di punizioni per parte, un fuorigioco e un contropiede non sfruttato dai giallorossi e si entra nei minuti finali: all’85 entra Perez per Mancini - e così gli avanti della Roma diventano praticamente sei! – e l’Udinese risponde con Pussetto e Samardzic al posto di Deulofeu e Makengo, ottima gara la loro. La partita si mantiene viva e a Roma praticamente tutta proiettata in avanti, all’89, l’Udinese ruba palla a centrocampo con Pussetto che va via bene, ma Rui Patricio gli nega il goal. Un minuto dopo, al 90’, rasoterra velenoso, forte e angolato di Samardzic, con pallone che viene respinto di piede da Rui Patricio. Ora c’è soltanto il recupero: sei minuti, decreta Di Bello, che ci stanno tutti, viste le frequenti interruzioni dovute per la gran parte ai frequenti cascatoni, camuffati da crampi, inscenati dai friulani. Quasi al triplice fischio, al 94’, Shomurodov e Zeegelaar si contendono palla in area udinese, il bianconero tocca di mano e l’arbitro se ne accorge. Calcio di rigore, batte Pellegrini e la Roma pareggia.