Sassuolo corsaro all’Olimpico e la Roma fallisce l’aggancio al secondo posto in classifica
Roma-Sassuolo 3-4
(AGR) Alla Roma servivano i tre punti per dare ancora più lustro al suo campionato: agganciare l’Inter sarebbe stato come uscire dai sobborghi dell’alta classifica e ritrovarsi sul prestigioso roof-garden della nostra Serie A, Napoli a parte, naturalmente, ormai con lo scudetto praticamente cucito sulle sue maglie, seppure in coabitazione con l’Inter. Il Sassuolo, che navigava a trenta punti, era già praticamente fuori dalla lotta per la salvezza: dodici punti in più della terzultima Hellas Verona, a quel punto del campionato, gli davano la quasi certezza della permanenza in A, anzi, magari, a crederci, alla fine potrebbe andare ad intrupparsi nel gruppo delle aspiranti settime, che vorrebbe dire Conference e soldi. Il bello di essere fuori dalla bagarre per la salvezza, a tante partite dal termine, è che, in termini psicologici, ti fa abbassare i livelli di concentrazione, altissimi: non c’è più quello stress enorme che per le squadre pericolanti comporta l’obbligo di vincere o tutt’al più guadagnare un puntarello oppure, se dovesse arrivare la sconfitta… bene, ci sono tante partite per metabolizzarla.
Insomma, il Sassuolo veniva all’Olimpico a fare la sua brava partita, rilassato, nel senso che non era proprio assetato di punti, e tranquillo, cioè senza l’ossessione di dover fare la partita perfetta senza errori: noi giochiamo, poi come va va… Con queste premesse, era lecito aspettarsi una partita magari non indimenticabile, ma con tanti goal, visto che la Roma ti lascia giocare e il Sassuolo è una squadra che sa giocare bene, con un solido impianto di base che all’occorrenza rende la vita difficile a qualsiasi avversaria, blasonata o meno che sia. Una concretezza, quella del Sassuolo, che più volte, nel corso di questo campionato ha portato gli emiliani a conquistare risultati clamorosi anche su campi tradizionalmente proibitivi. Stavolta, di quella concretezza ne ha fatto le spese la Roma. Analizzando la partita, sarebbe un errore fermarsi al 4-3 dei sassolesi: certo, l’esito finale è quello che poi conta, ma guardando al risultato di questo Roma-Sassuolo, di primo acchito viene da pensare che in campo ci deve essere stata una lotta senza quartiere tra le due, un gettarsi, da parte dei ventidue in campo, su qualsiasi pallone capitasse tra i piedi di un giallorosso o di un neroverde. Invece, non è stato così. Dal punto di vista strettamente estetico, hanno giocato bene entrambe, sia l’una che l’altra secondo i propri standard di gioco: non un grande spettacolo, intendiamoci, ma tanta determinazione e tanta intelligenza tattica aggiunte alla bravura e alla qualità dei singoli. Ora, con la sua vittoria, il Sassuolo è arrivato a trentatre punti e visto lo stuolo di avversarie che gli arrancano dietro, è quasi certo che più che quello salvezza, i neroverdi cercheranno di centrare l’obiettivo Conference.
Ma c’è anche il Sassuolo, eccome! Al 40’, Pinamonti si vede deviare in angolo dal portiere giallorosso una sua sventola ben precisa. Qualche minuto dopo, al 49’, in pieno recupero di primo tempo, c’è un’azione del Sassuolo, pallone in area di rigore che viene conteso tra Berardi e Rui Patricio in uscita, il portiere giallorosso è ormai sulla palla, ma il neroverde allunga la gamba e, forse, colpisce l’estremo romanista, la cosa indispettisce di brutto Kumbulla che, di reazione, rifila un calcione nelle parti basse della punta sassolese. Berardi urla, accorrono neroverdi e giallorossi, nasce un parapiglia, gran daffare di Fabbri, accorso anche lui alle urla di Berardi, per spegnere l’incendio. Il direttore di gara si agguaglia, sventola il rosso in faccia al ragazzo albanese e poi indica il dischetto: batte Berardi (Ma non era lì a terra che urlava e si rotolava giusto qualche secondo prima?...) e il Sassuolo ristabilisce le distanze: 3-1 per gli emiliani e spogliatoi. Certo, il fallo di reazione c’è stato, e il rigore a corollario del rosso a sua volta non potevano non esserci. Ma andava punito anche Berardi, perché allungando la gamba mentre Rui Patricio era in uscita, ha rischiato di procurare danno al giallorosso. Berardi deve essersi accorto che non sarebbe mai arrivato sul pallone e allora ha usato la gamba come ultima spes: forse, vedendomi che sono a gamba tesa, Rui Patricio viene inibito dall’intervenire, io prendo palla e faccio goal.
Ammettendo pure, ma senza concedere, che il neroverde abbia agito d’istinto non pensando, cioè, ai danni che poteva procurare al portiere avversario, rimane il fatto che, volontariamente o no, quella di Berardi è stata un’autentica provocazione che arbitro e Var o non hanno visto - cosa del tutto impossibile perché l’arbitro era nei pressi e la tecnologia Var è abbastanza avanzata da consentire di poter vedere l’azione da ogni possibile angolazione – oppure hanno lasciato inspiegabilmente correre. Berardi doveva essere espulso e in sede di elaborazione di giudizio, arbitro e VAR dovevano tenere in considerazione che, entrando a gamba tesa, da parte di Berardi c’era stata provocazione. Sconosciamo i motivi del non rosso a Berardi. Abbiamo scritto più volte, e pubblicato, che i danni subiti dalla Roma non appena si trova in posizioni medio alte di classifica, ormai da tempo non possono più essere considerati semplici coincidenze: lo ribadiamo, per l’ennesima volta, da questa sede. Così come vogliamo ribadire che i pessimi arbitraggi, che costellano le partite del nostro bellissimo campionato, danneggiano non solo la squadra che dovesse capitare tra le grinfie dei rovina-partita, ma anche il movimento. La credibilità degli arbitri è da tempo abbondantemente sotto lo zero perché sono proprio loro e metterla in discussione con arbitraggi osceni e scempiaggini di ogni tipo, tali ormai da sfociare nel ridicolo. Andate a vedere quante partite vengono rovinate dall’imperizia e dalla sconoscenza, o conoscenza approssimativa, del regolamento…
Gli errori arbitrali, per carità!, ci sono sempre stati, ma nel calcio dell’era Var certi errori grossolani di valutazione avrebbero dovuto sparire. Invece… siamo al contrasto di gioco che viene sanzionato, mentre la simulazione non viene quasi mai punita. E potremmo andare ancora avanti… L’operato dell’arbitro, qualora danneggi seriamente una delle due squadre in campo o entrambe, deve essere sanzionato: fermare un arbitro per due, tre giornate, serve a poco: abbiamo visto arbitri combinare ‘stranezze’ la domenica e ricomparire nella gara successiva in veste di quarto uomo o al VAR. Vero che suona strano? Soluzioni ce ne sarebbero e per il bene del calcio è ormai tempo di sperimentarne qualcuna: magari, un primo passo potrebbe essere quello di un post partita dove, oltre ad allenatori e giocatori, vengano intervistati anche i direttori di gara e addetti al VAR: magari gli errori di arbitri e VAR continuerebbero ad esserci, ma, quantomeno, sarebbero chiariti dubbi, ombre, perplessità sorte durante la gara a causa di decisioni arbitrali bizzarre, diciamo così.
Intanto, la partita va avanti. La Roma è in dieci, ma, al 50’, Dybala, entrato nella ripresa, porta la squadra giallorossa sul 2-3, con uno splendido goal. Ci sono quaranta minuti da giocare, tutto è possibile, ma qualche giocatore romanista sembra piuttosto poco lucido: un errore della difesa e il pallone calciato da Berardi scheggia la traversa. La Roma insiste e al 70’, su angolo battuto da Dybala, Wjinaldum inventa un tacco che però finisce fuori e due minuti più tardi Zalewski spara dalla distanza, ma Consigli para bene. La pressione della Roma è continua, ma è il Sassuolo a trovare il goal del 4-2 con Pinamonti che batte Rui Patricio in uscita disperata. La Roma riparte, ci sarebbe ancora tempo: al 78’, pallonetto di Dybala che meriterebbe maggior fortuna, invece Consigli manda il pallone in angolo, e il corner a seguire non ha esiti. La gara è ormai in dirittura d’arrivo: il risultato è sempre quello e solo al 94’ Wjinaldum trova il terzo goal della Roma: a quel punto, perdere 2-4 o 3-4 che differenza fa.
In chiusura, evitando manfrine di ‘se’ e ‘ma’, che non ci sono mai appartenute e non ci apparterranno mai, e senza nulla togliere ai meriti del Sassuolo che ha fatto la sua partita bella e furbetta (vero, signor Berardi?), fatta di cascatoni plateali, falli e falletti, di continue proteste che il corregionale Fabbri Michael, sezione di Ravenna, si è ben guardato dal sanzionare, non temiamo di essere smentiti scrivendo che i tre punti sono un premio sproporzionatamente esagerato per i neroverdi e una punizione troppo severa rispetto a quanto fatto vedere dalla Roma. La cosa che probabilmente attenua la delusione della tifoseria romanista è sicuramente l’aver visto la Roma che, nonostante l’inferiorità numerica patita per tutta la ripresa, un tempo enorme per una partita di calcio, ha disputato una gran bella gara. Contro il Sassuolo, la Roma ha dimostrato ancora una volta, sebbene non ce ne fosse proprio bisogno, di essere una squadra dal carattere forte, volitiva, consapevole di poter arrivare lontano. Sia detto per inciso: a parità di effettivi in campo e di condizione fisica – nella fattispecie quella del Sassuolo probabilmente era migliore, visto che un conto è giocare tre partite a settimana, altro conto è giocarne una sola – ma soprattutto senza le cialtronerie di arbitro e VAR, il risultato sarebbe stato ben diverso.