Roma-Lazio 3-0. Abraham letale e magia di Pellegrini: il derby è giallorosso!
Il derby romano
(AGR) La Roma si aggiudica il derby dopo averlo largamente dominato. Nel primo tempo, la squadra giallorossa ha imposto il proprio gioco con il suo pressoché continuo operare in velocità, con azioni corali ben condotte, attacchi alla profondità, interessanti trame di centrocampo via via intessute dai vari Pellegrini, Oliveira, Cristante, con Abraham costante mina vagante nella metà campo laziale. Nella ripresa, invece, l’atteggiamento dei giallorossi è stato diverso: ha, sì, continuato a imporre il suo gioco, ma non con quella frenesia, quella tantissima voglia, comunque rimasta più che abbondante fino alla fine del match, che aveva tirato fuori nella prima parte della gara. Sicuramente, sull’evidente diverso approccio alla gara dei giallorossi nel secondo tempo ha pesato molto il triplo vantaggio acquisito nei primi quarantacinque minuti. In sostanza, nella ripresa la Roma ha pensato più a gestire che ad affondare i colpi, permettendo così alla Lazio di azzardare qualcosa oltre la propria metà campo, vanificandone però le poche iniziative all’altezza dei quaranta metri. Al 2’, la Roma va in goal: corner battuto da Pellegrini, pallone che sbatte sulla traversa e nella ricaduta finisce addosso a Abraham che insacca.
Al 22’, è ancora Abraham che va a segno: Karsdorp raccoglie palla da Mkhitaryan e galoppa sulla destra romanista, dopo di che mette in area un cioccolatino per il londinese, che realizza di volée. Al 40’, la Roma triplica: punizione velenosissima con pallone che, indirizzato in un corridoio scovato chissà come dal capitano giallorosso, va a infilarsi sotto il sette sinistro della porta laziale. Tra un goal e l’altro, ci si aspetterebbe la reazione della Lazio, che arriva, sì, ma è piuttosto debole e poco pericolosa, comunque non così decisa come la situazione di svantaggio le imporrebbe, limitandosi a iniziative che sfociano sempre nel nulla di fatto. Nel finale di tempo, la Roma potrebbe fare poker con un pallone che, scagliato da Mkhitaryan, potrebbe infilarsi sotto la traversa se non fosse che Strakosha ci mette una gran pezza deviandolo. Come detto, nella ripresa la Roma ha pensato più a gestire il vantaggio che non ad andare per goleada cercando di piazzare affondi e stoccate. Tuttavia, non sono mancate un paio di occasioni per impinguare il bottino, che, vuoi per imprecisione, vuoi per precipitazione o voglia di entrare nella storia della Roma, i giallorossi non sono riusciti a finalizzare al meglio: clamorosa, su tutte, quella capitata a Abraham, al 61’: addomesticato il pallone che Cristante gli spedisce da milioni di anni-luce, l’inglese entra in area ma, a tu per tu con l’estremo laziale, sbaglia clamorosamente.
Certo, un calo di forma è possibile, ma non abbiamo dubbi che il merito per aver impedito agli insidiosi avanti laziali di mettere in atto le loro letali scorribande, spetti ai pacchetti difensivo e di centrocampo romanisti. Dal canto suo, la Roma voleva questa vittoria e l’ha cercata fin dal fischio iniziale. In sede di pronostico, erano i biancocelesti ad essere favoriti, ma poi il campo o, meglio, la rete arrivata al 2’ minuto ha sparigliato tutto. Andata in vantaggio, la Roma, anziché amministrare il goal, ha accelerato laddove c’era da accelerare, nel contempo facendo girare palla alla ricerca dell’imbucata giusta. Con la vittoria a spese dell’agguerritissima Lazio, la Roma ha dimostrato che i suoi meccanismi sono ormai oleati, e che è stata superata la fase del rodaggio. Sicché, per le alte vette, viste le performance di altre squadre concorrenti, non tutto sembra perduto. E, nel calcio, sorprese, sorpresissime e sorpresone sono dietro l’angolo.