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Matic gigantesco e Dybala geniale: la Roma approda alla semifinale di UEFA Europa League

Coppa UEFA Europa League: ROMA_FEYENOORD 4-1

printDi :: 24 aprile 2023 08:30
Matic gigantesco e Dybala geniale: la Roma approda alla semifinale di UEFA Europa League

(AGR) Forse, il goal del bravo Wieffer realizzato all’andata, per niente spettacolare, essendo stato originato da un tiraccio effettuato più per disperazione che per vera e propria precedente elaborazione mentale da parte del suo autore, da parte degli strateghi del Feyenoord è stato ritenuto più che sufficiente per superare l’ostacolo Roma. ‘Mi metto a non meno di venti metri dalla mia porta, cerco di metterla in rissa, magari l’arbitro gliene butta fuori uno, poi provo il lancione lungo, perché quelli, probabilmente buttandosi subito avanti, si scopriranno dietro: con un goal di vantaggio, che non è certo poco, hai visto mai che funziona…’. Deve essere stato più o meno questo il ragionamento del Feyenoord. Basato sulla certezza che la rete del bravo centrocampista olandese, segnata al primo round del quarto di finale, ha fatto credere agli olandesi che potesse bastare per accedere alla semifinale. Di per sé logico a monte ma banalmente ingenuo a valle, nel prosieguo, cioè all’Olimpico, l’elucubrazione si è poi rivelata del tutto priva di fondamento, campata in aria. In effetti, la strategia dello stare schisci schisci ma pronti a colpire al minimo accadimento, alla minima distrazione dell’avversaria (uno stop non riuscito, un passaggio sbagliato, un rimpallo favorevole o altro…), ha retto per un bel pezzo, fino al 60’, quando, da rimessa laterale, il pallone arriva a Spinazzola che la spedisce in rete, all’angolo basso della rete difesa da Bijlow.

A differenza del goal che gli olandesi avevano realizzato a casa loro, propiziato dalla clamorosa non marcatura di Wieffer (che, spuntato da chissà dove, si era venuto a trovare, incredibilmente solo e indisturbato, a poter battere a rete da ottima posizione) e dall’impossibilità di Rui Patricio di rendersi conto di cosa stesse succedendo e, di conseguenza, di poter intervenire, visto che aveva la visuale del tutto coperta (cosa succede, dov’è la palla, chi ce l’ha), il goal romanista era arrivato a completamento di azione manovrata, e questa, l’azione manovrata, non era assolutamente un rara avis, ma era uno dei tantissimi tentativi romanisti di passare, di fatto era la ricompensa, quanto mai meritata, che spettava ai romanisti per il grande pressing attuato fin dai primi minuti di gioco.

 
Visto l’obiettivo da centrare, almeno due goal per arrivare alla semifinale, di opzioni a disposizione della Roma c’era solo quella di attaccare, attaccare, attaccare senza scoprirsi e poi andare avanti così fino alla fine, naturalmente badando a non prenderle. Per tutto il primo tempo, il forcing della Roma era stato continuo, talvolta interrotto da qualche palla persa, sulla quale gli olandesi si avventavano con determinazione e rabbia, che però, in definitiva, non è che mettessero in ambasce Smalling, Matic, Mancini e Rui Patricio. Già in apertura, la Roma potrebbe segnare, ma, al 3’, Pellegrini si fa parare un bel sinistro e, al 7’, Cristante, su azione da calcio d’angolo, non sfrutta un ottimo cross di Matic mandando sul fondo. Nel prosieguo di tempo, il Feyenoord si fa vedere due volte: al 13’ con Szimansky, ma Rui Patricio respinge bene, e al 17’ con Hartman, con pallone calciato da fuori che finisce alto. Gli olandesi sono ben consci che la difesa romanista è praticamente impenetrabile: la qualità di Smalling la si conosce bene, Mancini è ormai un giocatore di livello internazionale e Matic è un autentico colosso sul quale gli olandesi rimbalzano più volte. Lupus in fabula, si potrebbe dire.

A proposito di dighe… due parole per questo ragazzino trentaquattrenne, autentico incubo per qualsiasi avversario, olandesi compresi: Nemanja Matic è stato il migliore in campo. Il centrocampista serbo, di origini macedoni, classe 1988 (Sabac, 1 agosto), ha giganteggiato per tutta la partita, difendendo, interrompendo trame avversarie, proponendosi lui stesso in avanti. Con la difesa romanista che gira a mille, agli olandesi non resta che spararle da lontano, sperando che quello dove hanno indirizzato il pallone sia il corridoio giusto. Ma, facendo sempre la stessa cosa - lungolinea e poi cross rasoterra arretrato per i due che seguono l’azione appostati sulla stessa linea, al limite, circa, dell’area di rigore, il Feyenoord diventa prevedibile e così, dopo quei due tiri, apparsi più che altro velleitari, fino a fine primo tempo le tracce olandesi sono pressoché impalpabili, sebbene chiaramente rilevabili su tibie, stinchi, piedi, cosce e teste dei romanisti. Tutto fa brodo, basta che ti fermo….

Intanto, intorno al 15’, la Roma deve sostituire Wijnaldum: l’olandese giallorosso, ricevuta l’ennesima botta, è costretto ad uscire, peraltro egregiamente sostituito da El Shaarawy, del quale il Feyenoord si accorgerà più volte nel corso della partita, a cominciare dal 18’, quando, appena entrato, cerca Belotti ma senza fortuna e l’azione sfuma. Al 29’, tanto per rompere temporaneamente il predominio giallorosso, ci pensa Kokcu, che arriva minaccioso in area, ma Smalling ne sventa il tentativo di conclusione alla grande. Appena entrati nell’ultimo quarto di tempo, al 31’, un gran lancio di Pellegrini trova preciso El Shaarawy, che arriva al tiro da buona posizione, ma il pallone va alto.

La partita è ormai decollata. Intensità e nervosismo, da parte di entrambe, quanta ne vuoi: Foti, secondo di Mourinho, ha un qui pro quo, chiamiamolo così, con Gimenez, nei pressi della panchina giallorossa, il messicano cade e l’arbitro, probabilmente impressionato dalla scena madre del giocatore, che si dimena per terra per un colpo che non ha mai ricevuto, espelle il tecnico romanista. Agli sgoccioli del tempo, è ancora Szymansky a provarci, ma Rui Patricio non si fa sorprendere.

Nella ripresa, giallorossi a tavoletta e dopo una manciata di secondi avrebbero l’occasione buona: Zalewski vola sulla destra e crossa, pallone a Pellegrini che, di spalle alla porta, manda sul palo. Il Feyenoord prosegue nella sua tattica del colpisci e fuggi, che porta senza continuità, sperando però in chissà cosa, e al 54’ arriva al batti e ribatti nell’area romana ma Rui Patricio azzera tutto. Arrivata al vantaggio al 60’, di cui abbiamo detto sopra, la Roma continua a spingere e al 70’ El Shaarawy irrompe al limite, tira ma la palla viene deviata in calcio d’angolo: batte Pellegrini, pallone a Smalling che gira a Mancini, ma il difensore viene fermato al momento di concludere. Un minuto dopo, al 71’, il faraone ci prova ancora ma la difesa avversaria sventa il pericolo.

Il Feyenoord tiene bene: cos’altro potrebbe fare se non contenere? Non che magari non abbia la voglia di giocare nella metà campo romanista, ma sono proprio i giallorossi a non permettere incursioni nei propri cinquanta metri. Spingi spingi, al 78’ arriva il raddoppio della Roma, ma il goal viene annullato per fallo di Abraham: un vero peccato, vista la bellezza della rete. Amen.

Sorprendentemente per quel pochissimo che aveva fatto fino ad allora, arriva la rete del pareggio del Feyenoord: è l’81’ e Paixao, completamente libero in area romanista, finalizza di testa, gelando l’Olimpico. E mò come te metti? Ci vogliono due goal per la semifinale, perché l’aggregate dice 2-1 per gli olandesi.

Le grandi squadre si vedono proprio in questi momenti: quando vanno sotto inopinatamente, ma rimangono squadra, l’ensemble non si disunisce, i suoi giocatori non perdono concentrazione, non subiscono il contraccolpo psicologico negativo: è esattamente così che si è comportata la Roma: è rimasta squadra, i giocatori, passata la sorpresa, hanno reagito subito, lavorando il doppio di prima, e all’89’ El Shaarawy pesca Pellegrini in area, il capitano, a sua volta, trova Dybala, l’argentino controlla e di sinistro batte Bijjlow: pallone umanamente imparabile, goal bellissimo.

Ok, aggregate sul 2-2, bene, ma serve il goal-qualificazione e la Roma ci dà dentro fino all’ultimo secondo del recupero. Al 94’, Dybala prova di sinistro, ma l’estremo olandese gli nega il goal. Bijlow, classe ’98, è stato sicuramente il migliore dei suoi: non a caso è nazionale olandese. Nel suo curriculum, il Feyenoord risulta essere la sola squadra in cui abbia militato, e, visto il valore del portiere, la cosa è abbastanza sorprendente. Perchè questi è un portiere che meriterebbe club dalle ambizioni sfrenate.

I supplementari sono inevitabili: guarda tu: al 94’ (quarto minuto del primo tempo supplementare), grande occasione per il Feyenoord, ma Gimenez (ma non era quello che si dimenava per terra dolorante come se fosse stato morso da una tarantola?) spara alto dal dischetto del rigore. Quattro minuti dopo, al 98’, è ancora Dybala, da fuori a girare, ma Bijlow (toh! Guarda chi si rivede!), manda in corner. Sugli sviluppi dell’angolo, il pallone arriva a Ibanez che, di testa, manda sul palo, seconda palla ad Abraham che però non riesce a concludere. Entrambe hanno ancora benzina, la partita si mantiene su buoni ritmi, il livello di intensità rimane alto. Tanto la Roma che il Feyenoord ci credono…

Al 101’ arriva la rete del 3-1, quella che spiana alla Roma la strada verso la semifinale: Pellegrini conquista palla alla trequarti, verticale per Abraham, gran cross di prima del londinese per El Shaarawy che la mette dentro a porta vuota. Nel minuto di recupero, al 102’, Abraham arriva preciso faccia a faccia con Bijlow, ma l’estremo olandese lo anticipa. La Roma non è sazia, non si ferma e fa bene, perché gli olandesi sono tutt’altro che rassegnati. Al 109’, gli sforzi della squadra giallorossa vengono premiati: un’invenzione di Dybala trova bene bene Abraham: l’inglese calcia , l’ottimo Bijlow respinge, sulla ribattuta arriva Pellegrini che insacca. Olimpico al settimo cielo.

Esplode il nervosismo degli olandesi: Gimenez entra duro e cattivo sulla tibia di Mancini, che per autentica grazia ricevuta riesce, non si sa come, a salvare gamba e carriera. Un intervento da mente malata, che il bravo Taylor punisce con il cartellino rosso. Per l’arbitraggio dell’inglese abbiamo una sola parola: eccellente. Poi, fino al triplice fischio finale succede… nulla. Roma – Feyenoord 4-1: romanisti meritatamente in semifinale, e Feyenoord, altrettanto meritatamente, a casa.

                                                                                           

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