Magia di Spinazzola e goal-partita di Solbakken: la Roma prosegue la corsa alla Champions League
ROMA-HELLAS VERONA 1-0
(AGR) Le notizie arrivate dall’Alberto Picco, stadio dello Spezia, caricavano di entusiasmo e voglia di vincere il clan degli scaligeri: in effetti, a guardare la classifica, un’eventuale vittoria dell’Hellas Verona contro la Roma sarebbe servita e scavalcare lo Spezia che poche ore prima aveva preso due legnate dalla Juventus, sebbene avesse disputato una più che buona partita contro i bianconeri torinesi. In settimana (16 febbraio), la Roma, smentendo tutte le previsioni, aveva perso (1-0) contro il Salisburgo, nella gara d’andata degli spareggi della Coppa UEFA: una sconfitta inopinata, arrivata nei minuti finali di una gara, menata al meglio dai giallorossi, su un nemmeno così velenoso colpo di testa di Nicolas Capaldo, centrocampista argentino di chiare origini italiane, sul quale Rui Patricio, avendo la visuale coperta, nulla aveva potuto: goal che sanciva come nel bene (Dybala) e nel male (Capaldo), nei destini della Roma di questa stagione, ci sia sempre l’Argentina.
Bene, i voti della tifoseria giallorossa affinché la propria squadra prosegua il cammino in quel torneo, hanno già cominciato ad alzarsi: giovedì sarà il giorno chiave, il giorno del dentro o fuori (stadio Olimpico, ore 21.00).La faticaccia e la batosta austriaca, ancorché casuale, servivano non poco a impinguare le speranze della squadra scaligera di uscire imbattuta dall’Olimpico: Montipò, Lazovic, Tameze e compagnia calciante veronese, magari confidando in possibili demotivazioni giallorosse, arrivavano sul prato dell’Olimpico con più di una speranziella di portare via almeno il pareggio.Come sappiamo, in realtà poi non andò così, perché la Roma, assorbendo senza drammi la botta di Salisburgo, si rimboccava le maniche e fin dal fischio d’inizio partiva alla caccia dei tre punti.
Poi, il via alla partita: la Roma, subito avanti, prende in mano il pallino del gioco, ma non riesce a sfondare. Non c’è dubbio: mr. Zaffaroni ha ben disposto le sue pedine. All’11, Solbakken si presenta ai suoi nuovi tifosi, ma la sua punizione frutta un angolo che rimane senza esito. Nei minuti che seguono succede… nulla di eclatante, ma al 16’ Abraham, prende un brutto colpo in faccia e viene sostituito da Belotti: l’ex granata disputerà una gran partita, lottando su ogni pallone che gli capitasse a tiro, è proprio il caso di dire, così dando la certezza di essersi ormai integrato nel ‘sistema Mourinho’.L’uscita di Abraham - il londinese è una vera e propria mina vagante che la sorte ha voluto disinnescare – consente agli scaligeri di azzardare qualcosa, visto che, dopo una più che altro velleitaria iniziativa di Ngonge all’8’, non s’erano più visti alla trequarti giallorossa, e così, al18’, Lazovic ci prova con un tiro al volo ben parato da Rui Patricio.
La Roma risponde subito con El Shaarawy, ma il bravo Montipò neutralizza bene. Siamo al 22’, il centrocampo è dominio della Roma, ma il Verona dietro tiene, anche grazie agli energici disimpegni operati dai vari Dawidowicz, Gaich e Hien (che rimedierà un meritatissimo giallo al 28’ per un fallaccio su Belotti), che non lesinano legnate a questo o quel giallorosso. Peraltro, in quale altro modo sarebbe possibile fermare, dare un taglio alle geometrie romaniste, se non assestando schiaffoni e manate in faccia o piazzando i propri tacchetti su questa o quella caviglia del portatore di palla avversario o, ancora, sgambettando platealmente da tergo il giallorosso che osi avventurarsi verso la porta veronese?Il fatto è che quei falli sono così frequenti e ravvicinati tra loro e nel tempo, che ad un certo punto diventano persino prevedibili, inevitabilmente suscitando le proteste, sempre e comunque misurate, di mr. Mourinho, che naturalmente sconta subito le sue impennate con un giallo che il direttore di gara sembrava non vedesse l’ora di appioppargli.
Più che altro, a destare perplessità sul giallo a Mourinho è la velocità dei tempi: Mourinho protesta, l’arbitro vola verso la panchina giallorossa, estrae il cartellino giallo, Mourinho prende atto. La sequenza dei quattro eventi si verifica nel volgere di un secondo e mezzo, circa: un tempo che nemmeno il leggendario Gento, ala, fuoriclasse del mitico Real Madrid di Di Stefano e Puskas, (11,2 sui cento metri, palla al piede…) sarebbe riuscito a battere. L’arbitro, pur bravo in altre occasioni, sembra piuttosto restio a punire il gioco duro dei veronesi. Sozza, della sezione arbitrale di Seregno, ha proceduto all’ammonizione di Mourinho, eccessiva sotto tutti i punti di vista, ad una velocità pazzesca e fino alla fine della partita non sarà mai così rapido nel distribuire altri cartellini gialli, così salvando diversi giocatori gialloblu (traduzione: Dawidowicz, Gaich…) da secondi gialli, di fatto consentendo loro di giocare per tutti i novanta e passa minuti.
Ribadiamo, e lo facciamo per l’ennesima volta, che il non applicare il regolamento alla lettera, significa alterare le partite e alterando più partite il campionato viene falsato: oltre ai tanti danni apportati a questo bellissimo gioco in termini di immagine e di credibilità stessa delle direzioni arbitrali, potrebbe anche succedere che, al tirar delle somme, magari retrocede una squadra al posto di un’altra oppure che lo scudetto o i posti nelle varie coppe vanno ad x piuttosto che ad y. Bene, la partita va avanti e al 35’ la difesa veronese spazza via un pallone calciato da Belotti e tre minuti dopo, al 38’, tanto per smentire sé stesso, il signor Sozza ammonisce… Smalling: l’inglese, già diffidato, salterà la prossima partita (Cremonese-Roma, 28 febbraio, ore 18,30). Prosegue il dominio romanista e al 44’ arriva il goal-partita di Solbakken: Spinazzola riceve palla e di tacco pesca il nazionale norvegese, che inventa un sinistro angolatissimo sul quale Montipò nulla può: roba da Maracanà!
Com’era logico aspettarsi, fin dall’avvio della ripresa e per buoni buoni quindici minuti, forse più, il Verona mena le danze alla ricerca del pareggio; attacca ordinatamente, chiude gli spazi, insomma gioca davvero bene: ci si chiede come questa quadra così brillante abbia così pochi punti in classifica. Mah! Forse è questo il bello del calcio: la sua magia nel dimostrare che in una partita non c’è niente di scontato e che un campionato può essere deciso all’ultimo minuto dell’ultima giornata. Al 59’ Ngonge dalla distanza, di sinistro, alto: è il culmine dell’offensiva ospite, poi Zaffaroni mette dentro Braaf e Lasagna al posto di Lazovic e Gaich: aumenta la dinamicità scaligera, ma dura poco: forse gli ospiti decidono di rifiatare dopo il cambio di passo operato da inizio ripresa e vanno rincantucciandosi nella propria metà campo: una mossa comprensibile fino ad un certo punto: cosa sta difendendo: lo svantaggio? Bene, la Roma ricomincia a macinare gioco e impone subito la sua aggressività, la sua maggiore qualità. Se però in avanti non riesce a passare, grazie soprattutto all’ottima qualità e fisicità dei difensori avversari, in difesa non solo blocca bene le rare e insidiose iniziative scaligere, ma quasi sempre le ribalta ripartendo velocemente, complice anche una difesa molto alta. Nonostante Belotti stia disputando una buonissima partita, la mancanza di Abraham, dei suoi guizzi repentini, si fa sentire.
All’entrata nella seconda parte della ripresa, Mourinho manda in campo Celik e Zalewski, esterni, alternandoli a Karsdorp e Solbakken, e la squadra ne guadagna in dinamicità, oltreché in freschezza. Ora la Roma, con questi due valori aggiunti, può provare l’affondo decisivo. La squadra è ormai un meccanismo ben rodato, con gli uomini giusti al posto giusto e le alternative sono allo stesso livello di qualità. Peraltro, è ben nota l’indiscussa capacità di Mourinho di saper gestire il potenziale a sua disposizione, riuscendo a tirare fuori il meglio da ogni suo giocatore. Il che, in tempi di pretesi profeti del calcio, non è poco.Ordine, organizzazione e disciplina tattica vengono dispiegate a tutto campo, avendo cura di coprire la difesa, anche in questa partita, perché l’Hellas Verona è lì, ben vivo e pronto a colpire se ti distrai. Mourinho, all’85’, decide di inserire Wijnaldum al posto di El Shaarawy che ha dato veramente tutto. Ma il risultato non cambia.
L’Hellas Verona merita grandi elogi per essersi battuta a viso aperto. La sua attuale posizione in classifica non rispecchia il reale valore della squadra ma il campionato è lungo, ci sono ancora tante partite da giocare. Viste le sue performance, la permanenza in serie A della squadra scaligera non è un’utopia. Nel merito dei migliori tra i gialloblu si segnalano i due difensori Dawidowicz, classe’95, e Hien, classe ’99, perfettamente all’altezza nel ricoprire quei ruoli. Due autentici ‘mastini’ dotati di impressionante potenza fisica e buona qualità tecnica. Alla Roma vanno i tre punti e gli applausi convinti ai giocatori, tutti indistintamente all’altezza della situazione, di tutti coloro che hanno assistito alla partita. La vittoria sull’Hellas Verona consolida il terzo posto della Roma. Ora, la squadra giallorossa dovrà cercare di archiviare al più presto la pratica Salisburgo. Ne ha mezzi e possibilità.
All’Olimpico, giovedì 23, ore 21.00, sarà sicura battaglia, ma, per la tifoseria romanista, come recita uno striscione da anni sempre presente ad ogni partita della Roma: ‘Nun c’è problema’. Da italiano, speriamo che sia veramente così, non solo per la squadra giallorossa, ma anche e soprattutto per il nostro bellissimo football! 23 febbraio 2023 RENATO BERGAMI