Lautaro Martinez punisce una Roma senza personalità
Roma-Inter 0-1
(AGR) Primo tempo poco spettacolare, badando, le due squadre, più a cercare possibili lati aperti dell’avversaria, scoprire il corridoio giusto dove infilare il pallone, che non ad una vera e propria ricerca del goal. In sostanza, nei primi quarantacinque minuti la partita è rimasta in perfetto equilibrio non solo in termini di risultato, ma anche sul piano tecnico e tattico, anche se, obiettivamente, la condizione psico-fisica dell’Inter, migliore rispetto a quella dei romanisti, è emersa già dai primi minuti.Nella prima frazione di gioco, abbiamo annotato due chiare occasioni da goal, una per parte, non andate a segno grazie ad un grande intervento di Svilar su Thuram l’una e ad una conclusione piuttosto avventurosa di Pellegrini che, nel finale di tempo, da ottima posizione calcia debolmente e centrale, sicché Sommer, l’estremo difensore interista, para tranquillamente. Prima parte equilibrata, dicevamo, combattuta ordinatamente, senza mandare i giocatori a briglia sciolta. In tutt’e due la voglia c’è, prevale un atteggiamento guardingo ma in agguato, pronto a colpire. In particolare, le difese appaiono in gran vena, puntualmente sbrogliando situazioni solo apparentemente non pericolose.
Nella ripresa, la condizione dei nerazzurri, migliore, come già detto, rispetto a quella della Roma, emerge fin dal primo minuto: l’Inter guadagna campo e rinchiude la Roma nei suoi cinquanta metri: qualità migliore dei singoli, giocatori che ormai si trovano a memoria, un modo di giocare che, sebbene non abbia più tanti segreti, va bene per tutte le stagioni: sono queste le pesantissime credenziali che l’Inter tira fuori al momento giusto. E a chi va ascritto il merito di aver costruito questo ensemble solido, quadrato - i cui punti deboli, semmai ce ne fossero, a tutt’oggi risulterebbero indecifrabili – se non al bravissimo Inzaghi?
Di fronte ad una Roma via via sempre più fragile e priva di personalità, per l’Inter diventa ancora più facile manovrare, giostrare a proprio piacimento, specie a centrocampo, dove la squadra giallorossa non possiede centrocampisti veri, cioè gente che inventi gioco, lo sviluppi e all’occorrenza lo finalizzi.
E anche in attacco, nonostante un paio di buone performance, contro l’Inter Dobvyk è apparso sovente fuori partita, al pari di altri suoi compagni di squadra, Soulè, per esempio, che continua a giocare senza pensare alla squadra, forse pensando di possedere piedi magici.
Il goal-vittoria dell’Inter arriva da un auto-inceppamento di Zalewski che, forse sovrappensiero, si fa soffiare il pallone, che arriva a Frattesi, l’ex di turno vola verso l’area avversaria e trova Martinez alla perfezione, l’argentino controlla e scaglia una sassata terrificante, sulla quale Svilar non può nulla.
Dopo il goal, la reazione della Roma c’è, ma in realtà non sarà mai così pericolosa da mettere in ambasce la difesa avversaria. ‘Grazie’ a questa sconfitta la Roma ora marcia in media retrocessione.
Non riteniamo che le colpe di queste partite, a dir poco mediocre, siano da addebitare al bravo Juric né, in precedenza all’ottimo Daniele De Rossi. Molti dei giocatori in organico, probabilmente hanno fatto il loro tempo alla Roma, altri, giovani e che magari non hanno ancora completato il loro percorso formativo, hanno bisogno di acquisire quella personalità che altri, invece, in organico di squadre con obiettivi di stagione ben più limitati, posseggono in gran quantità.
Ancora, altri giocatori giallorossi, invece, arrivati a inizio campionato, probabilmente non hanno ancora capito cosa pretende l’allenatore; sono bravi, per carità, ma si ha l’impressione che non sembra riescano ad ambientarsi in questa squadra, in questo calcio.
Certo, il campionato è lungo ma la Proprietà dovrebbe prendere atto che la sberla presa in coppa UEFA, le partite mediocri, coronate da pareggetti e sconfitte, non sono casuali, ma autentici campanelli d’allarme.