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La Roma fermata dai miracoli di Falcone

Lecce-Roma 1-1

printDi :: 14 febbraio 2023 20:04
La Roma fermata dai miracoli di Falcone

(AGR) Tra Lecce e Roma è finita in parità. La Roma ha spinto parecchio ma il Lecce si è ben difeso. Ai punti avrebbe vinto la Roma, ma, lo abbiamo scritto tante volte, nel calcio, come in altri sport, non sempre vince chi è più forte o gioca meglio. Nel calcio conta solo metterla dentro una volta in più dell’avversaria.

Il fatto che alla vigilia della partita la squadra x, piuttosto che la squadra y, sia indicata come probabile vincitrice della gara, conta poco o nulla: è sempre il campo a dire l’ultima parola e il dopo sono solo recriminazioni e chiacchiere di chi la partita l’ha vissuta da spettatore o da tifoso sugli spalti o davanti al televisore, che servono a riempire pagine di giornaletti sportivi o spazi televisivi dove, più che dei seri commenti alle partite, in un italiano a volte approssimativo, emergono melensi e ritriti ritornelli che esaltano sempre e comunque ‘le solite’, e quando dietro la squadretta c’è il potente di turno, questa diventa una sorta di Real Madrid, sebbene si sappia benissimo che sia stata costruita in economia, diciamo così.

 
Chi avrebbe immaginato, per esempio, che in Lecce-Roma i goal sarebbero arrivati in quel modo? Eppure, a conferma che la casualità è una componente che può determinare l’esito di una partita, è andata proprio così: i padroni di casa sono andati in goal grazie a una deviazione di Ibanez, mentre la Roma è andata a rete su calcio di rigore.

E, ancora, ecco un’altra casualità!, chi avrebbe immaginato che il portiere del Lecce, Wladimiro Falcone (del quale ricordiamo una superba prestazione proprio contro la Roma, quando militava nella Sampdoria) si sarebbe travestito da Peter Smeichel, il leggendario portiere danese, e avrebbe sfoderato quegli interventi portentosi?

Ammettiamolo: se i risultati delle partite fossero tutti scontati, il calcio avrebbe chiuso i battenti da tempo. Invece è proprio l’alea che pervade questo bellissimo gioco fino all’ultimo secondo di gara, a far sì che la sua magia non abbia mai termine.

Bene, tra Roma e Lecce è finita in pareggio. Entrambe hanno fatto la partita che dovevano fare. Sia l’una che l’altra hanno provato a portare via qualcosa di più del puntarello. La Roma, indubbiamente, ci è andata più vicina, ma davanti ha trovato un autentico portiere-marziano a guardia dei pali leccesi. Anche i salentini, da parte loro, hanno azzardato l’impresa. E alla fine, se per il Lecce è un punto d’oro, lo è anche per la Roma, perché su quel campo hanno segnato il passo o sono cadute squadre con ben dichiarate ambizioni di primato. Perciò le recriminazioni lasciano il tempo che trovano e sentire parlare di due punti persi da parte della Roma è improprio.

Partenza e subito tre angoli per la Roma. che non hanno esito.

Alla vigilia, la partita viene considerata largamente alla portata della Roma e l’avvio perentorio dei giallorossi romanisti ne è la prova. Sennonché, al 6’, un colpo di testa di Baschirotto viene deviato di schiena da Ibanez, il pallone finisce alle spalle di Rui Patricio e vantaggio Lecce: le sorprese del calcio!

La Roma non sente il colpo e arriva al pareggio al 17’ su calcio di rigore: Strefezza cerca di anticipare Smalling ma tocca il pallone con la mano e Aureliano indica il dischetto, batte Dybala e pallone in rete.

La Roma va al piccolo trotto, non forza il ritmo gara e il Lecce ne approfitta per azzardare qualche sortita, e così dopo che Abraham, al 33’, spreca un buon pallone speditogli da Matic, al 35’ ci prova Strefezza dal limite mandando oltre la traversa, e al 37’ un rasoterra di Colombo viene parato da Rui Patricio.

Roma e Lecce si fronteggiano ad un ritmo gara accettabile: è una partita combattuta, e alla differenza qualitativa tra le due, piuttosto evidente, i salentini suppliscono al meglio con sgambetti e tirate di maglia che l’arbitro Aureliano, pur in buona posizione, si guarda bene dal sanzionare. Di quest’arbitro, la tifoseria romanista non ha bei ricordi. Nella fattispecie, si ha l’impressione che ce la metta proprio tutta per rovinare la partita, naturalmente riuscendoci, a suo modo.

Nella fase finale del tempo, Abraham potrebbe segnare: ben appostato in area, l’inglese riceve un pallone invitante da Dybala, calcia forte di destro ma Falcone, autentico man of the match, compie il primo miracolo.

In apertura di ripresa, il Lecce si fa vedere subito: Di Francesco, al 46’, calcia debolmente e al 48’ Colombo indirizza il pallone verso Strefezza, che però viene anticipato da Ibanez. Subito dopo, al 50’, c’è il secondo miracolo di Falcone che neutralizza un perfetto colpo di testa di Abraham.

Ora la partita vivacchia su un canovaccio piuttosto monotono: Roma avanti alla ricerca del goal, Lecce che, invece, rintanato nella propria metà campo, sembra essersi votato alla difesa del puntarello, senza azzardare più di tanto, confidando, forse, in un altro autogoal o magari in un rigoretto proprio allo scadere, perché no?

El Shaarawy al 57’ e Dybala subito dopo si intrufolano tra le maglie avversarie, ma la difesa leccese è pronta e neutralizza le pericolose incursioni romaniste.

Intanto, proseguono tacchettate e spintoni che i salentini distribuiscono generosamente agli avversari, sotto gli occhi di un Aureliano che sembra piuttosto restio a soffiare nel fischietto o a tirare fuori il cartellino rosso, per esempio al 55’, quando Strefezza entra pesante sulla caviglia di Matic, sarebbe il secondo giallo, equivalente ad espulsione, oppure al 62’, quando Gonzalez, a gioco fermo, inspiegabilmente spinge Zalewski: due rossi che confermano l’impressione che più che un direttore di gara, Aureliano sembra essere uno spettatore in campo, neanche troppo attento a quanto accade intorno a lui.

La partita prosegue e al 66’ Pellegrini - toh: guarda chi si vede! – gioca di fino, ma il suo sinistro finisce alto sopra la traversa. La seconda parte della ripresa è senz’altro appannaggio della Roma. Al culmine del forcing romanista, al 92’, duro intervento di Hijulmand su Dybala: anche qui ci sarebbe il rosso, ma, anche qui inspiegabilmente, l’arbitro Aureliano lascia correre: ma stavolta l’imperturbabilità di Aureliano è quanto meno strana, visto che il danese durante la partita si era segnalato, diciamo così, per la sua fallosità e considerando che, vista la sua folta capigliatura bionda, non poteva assolutamente passare inosservato.

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