La Roma esce dal ‘Franchi’ seccamente sconfitta – Dopo lo 0-2 con la Fiorentina, l’accesso alle coppe europee non è più così scontato.
Fiorentina - Roma 2-0
La Roma esce dal ‘Franchi’ seccamente sconfitta
(AGR) La Roma perde al ‘Franchi’, meritatamente si potrebbe dire, vista l’orribile performance fornita contro una Fiorentina per niente trascendentale che tuttavia ha saputo gestire bene la manna che, nei primi minuti di gara, le è piovuta addosso grazie al rigore inventato dall’arbitro Guida e dagli amici al VAR, che hanno preso un abbaglio colossale sul cascatone di Gonzalez in area, e ad un black out generale della difesa romanista, che ha permesso a Bonaventura di fare, indisturbato, il suo comodo e di piazzare il sinistro del 2-0 sul quale, peraltro, Rui Patricio ha senz’altro delle responsabilità.
I due eventi, fatali per la Roma, si sono verificati quasi in apertura di gara e obiettivamente non c’è dubbio che, specie il penalty - una ‘magia’ cui l’arbitro Guida non è nuovo (si vadano a rivedere altre partite dirette da costui) - abbia condizionato, se non proprio indirizzato, la gara probabilmente in una direzione del tutto diversa da quella che, almeno alla vigilia, era pronosticabile.
Ma se poi, per malaugurata coincidenza, una, due, tre, quattro o più di quelle brave persone prendono cantonate sempre più spesso, danneggiando o favorendo la stessa squadra, a favore o a sfavore di altre, allora le tifoserie possono cominciare a chiedersi se per caso la squadra per la quale fanno il tifo non sia nel mirino della categoria e poi, ancora, a chiedersi i tanti perché che nascono durante una partita, a fare congetture, a ipotizzare congiure e complotti ai danni degli amati colori, arrivando, nel tempo, extrema ratio, ad abbandonare gli stadi.
Converrete anche voi, amiche ed amici lettori, che questo supporre, ipotizzare, congetturare delle varie tifoserie, basato tuttavia su accadimenti arbitrali negativi per la loro squadra (un rigore non concesso alla propria squadra o inesistente assegnato all’avversaria, un calcio di punizione o un fallo laterale, un corner o un’ammonizione o espulsione eccetera) non conviene a nessuno. Perché se, ‘grazie’ ad arbitraggi ‘bizzarri’ e mediocri, il football perde di credibilità, sono dolori. E quindi, in tempi di ripresa quali sono quelli che stiamo vivendo, in cui il calcio è di fatto un volano vero e proprio per l’economia, che ingloba risorse (investimenti) e le redistribuisce sotto altre forme (prodotti di vario genere, reinvestimenti in altre attività, ma soprattutto la creazione di posti di lavoro, per esempio…) l’errore arbitrale, piccolo o grande che sia, non è più tollerabile.
Scriviamo ciò a chiare lettere, senza tema di essere smentiti dalle mute latranti di ‘esperti’, gente che non ne azzecca mai una, e scevri da qualsiasi ‘sentimento patrio’ per questa o quella squadra. A questo proposito, lo ribadiamo, nei nostri commenti non troverete mai, lettrici e lettori, spazi dedicati a captatio benevolentiae di qualsiasi sorta. Le regole, categoriche e imprescindibili, che fanno da riferimento alle nostre analisi sono l’obiettività e l’imparzialità. Se così non fosse, se cioè non avessimo ben presente quei due valori, non saremmo credibili, non potremmo definirci giornalisti.
Peraltro, è universalmente noto che quanto viene prodotto dai media, ad ogni latitudine, non può essere accettato da tutti. Proprio la larghissima diffusione dei media fa sì che ognuno di noi abbia un suo metro di giudizio sul quale confrontare e misurare l’attendibilità di una notizia e la credibilità di un giornalista, che qualsiasi evento e problema, tematica o banalità abbia mille sfaccettature, mille punti di vista dai quali possono essere trattati, quindi accettati o meno, perché la verità assoluta non appartiene certo a noi mortali, ma è prerogativa di ben altri Altissimi Enti.
Noi che facciamo informazione, tutt’al più possiamo raccontare, scrivere e parlare attenendoci scrupolosamente alla verità sostanziale dei fatti, quella, cioè, non basata su storie immaginifiche e fantasticherie, ipotesi e supposizioni, ma su ciò di cui siamo testimoni o ci è riferito da testimonianze dirette, che comunque vanno sempre controllate e ricontrollate prima di arrivare alla diffusione di una notizia.
La partita della Roma, lo ribadiamo, è stata pessima sotto tutti i punti di vista: come non usare questo termine dopo aver visto, fin dai primi minuti, che la Roma non c’era proprio: forse era rimasta a crogiolarsi negli elogi dopo la conquista della finale di Conference o forse era già con la testa a Tirana? Propenderemmo per entrambe le ipotesi.
Il fatto che avesse imbroccato la striscia di tredici partite utili consecutive, non le dava certo il carisma dell’imbattibilità. È arcinoto che, nel campionato italiano, la pagnotta te la devi guadagnare partita dopo partita ed è strano come al ‘Franchi’ la Roma abbia dimenticato quella regola non scritta ma ferrea. D’accordo, i torti arbitrali possono condizionare una partita, nessuno lo nega e lo abbiamo appena scritto, ma nel caso di Fiorentina – Roma, l’abbaglio di Guida e VAR è occorso al 5’ minuto, non all’80’ o la 93’, quindi la Roma aveva tutto il tempo per resettare, metabolizzare la botta e ripartire.
Invece è accaduto esattamente il contrario: abulia e non-voglia, scarsa determinazione e mancanza di personalità sembra che abbiano pervaso i romanisti, sfociando in quel cumulo di errori, anche banali, di pressappochismo tattico, in quei giochetti melensi e senza significato, che qualcuno chiama ‘costruzione dal basso’, ma che in realtà sono solo una perdita di tempo, favoriscono il piazzamento e il resettaggio degli avversari e, soprattutto, consentono loro di guadagnare metà del campo. Considerando la velocità di azione e di esecuzione che secondo i canoni classici del calcio dovrebbe rientrare nelle peculiarità di una squadra che abbia come obiettivo la vittoria o la rimonta per arrivare al pareggio, quel cincischiare senza senso nella propria trequarti è la negazione del calcio, un tirare a campare fino al triplice fischio, che magari va bene per squadre che arrancano per arrivare ai quaranta, quarantacinque punti della salvezza, non certo per squadre che puntano ai prestigiosi traguardi nazionali o continentali.
Se poi allo stucchevole tic-tac ci aggiungi che i centrocampisti giallorossi, del tutto incapaci di imbastire una qualsiasi, banale iniziativa offensiva, sembravano, più che altro, fantasmi che si aggiravano sul campo in cerca del prete che desse loro la benedizione necessaria per trovare finalmente pace, che i difensori romanisti sbagliavano a più non posso passaggi e passaggetti, arrivavano tardi sull’avversario o si facevano infinocchiare dai giochetti di gambe di Gonzalez e compagni, e, infine, che tra il primo e il secondo tempo da parte romana non si è visto che un tiro in porta di Abraham, di testa, e uno di Veretout che, a partita ormai compromessa, è apparso più velleitario che altro, ecco che ti spieghi le sberle di Firenze.
Sotto di due goal, la Roma ha continuato nella sua non-partita, favorendo, con questo atteggiamento, la Fiorentina, che non si è certo tirata indietro, più volte andando vicina alla terza rete. Ed è incredibile come, paradossalmente, per tutta la durata della gara, l’atteggiamento tenuto dai giallorossi tendesse più ad amministrare un comodo vantaggio di 5-0, piuttosto che a cercare di rimontare il pesante passivo di due reti, subito nei primi minuti. Davvero, un atteggiamento che non ti aspetti, visti gli obiettivi conclamati dei romanisti.
In certi tratti di gara, capita l’antifona, erano i viola a fare torelli interminabili tra le due trequarti, senza che l’ombra di uno scarpino giallorosso ne disturbasse lo svolgimento. Era dunque più che logico che la Roma sarebbe uscita dal ‘Franchi’ con una sconfitta sulla quale, rigore o non rigore, non c’è proprio niente da dire. La Fiorentina ha fatto quello che doveva fare e quando si è trovata in vantaggio di due goal non è che abbia fatto le barricate, ma, prevedendo la più che probabile reazione romanista, ha pensato bene di assumere un atteggiamento tattico che, saggiamente, l’ha portata al traguardo dei tre punti. Forse, qualche altro allenatore avrebbe dato alla propria squadra un assetto spiccatamente difensivo, ma Italiano invece no. I viola hanno continuato a giocare il loro calcio, più ‘europeo’ che ‘italiano’. Quel piacevole calcio veloce, senza fronzoli e soprattutto redditizio, che, qui da noi, è stato preso a modello anche da altre squadre.
La sconfitta contro la Fiorentina, manda la Roma al 6’ posto, condiviso con Atalanta e Fiorentina. Ma lo scivolone in classifica della Roma è stato causato anche da altri clamorosi abbagli arbitrali, capitati in altre gare, che hanno permesso a squadre coinvolte direttamente nella corsa all’Europa di guadagnare punti immeritatamente. Le due sberle mettono addirittura a repentaglio il suo accesso alla Conference: quattro squadre si contendono i rimanenti tre biglietti per andare in Europa. Potrebbe essere decisiva la classifica avulsa o qualche sorpresa clamorosa che potrebbe verificarsi nelle due giornate che restano da giocare. Ma già alla fine del prossimo turno di campionato ne sapremo molto di più, anche per quanto riguarda la lotta per la salvezza. Quanto alle coincidenze favorevoli, sì, potrebbero verificarsi, ma è sempre meglio contare sulle proprie forze.
La finale di Conference? Per adesso è bene che la Roma pensi a fare bottino pieno con il Venezia, giocando seriamente, non immaginando di vincere non giocando