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La Roma conquista la finale di Conference contro un Leicester mai domo – Il goal di Tammy Abraham fa sognare la tifoseria giallorossa

Conference: Roma-Leicester 1-0

printDi :: 07 maggio 2022 18:00
La Roma conquista la finale di Conference contro un Leicester mai domo – Il goal di Tammy Abraham fa sognare la tifoseria giallorossa

La Roma conquista la finale di Conference contro un Leicester mai domo – Il goal di Tammy Abraham fa sognare la tifoseria giallorossa

(AGR) Era il Leicester a farsi avanti per primo, al 3’, con Tielemans, con Smalling a spazzare. Gli ospiti insistevano con Maddison – angolo al 4’ – e Lookman al 5’, con episodi che non avevano seguito. Al 7’ si faceva vedere la Roma con Zalewski - ma il tiburtino-polacco veniva atterrato da Pereira - e al 9’ con una combinazione Zaniolo-Zalewski-Pellegrini, con pallone che finiva in angolo. Sugli sviluppi del corner, battuto da Pellegrini, Abraham svettava su tutti e insaccava. 1-0 per la Roma. Olimpico in fiamme.

Il Leicester reagiva subito con Dewsbury-Hall, che al 12’ mandava sopra la traversa, e con un calcio d’angolo battuto da Maddison che non aveva esito, ma era la Roma che al 16’ sfiorava il raddoppio con Pellegrini lanciato da Zalewski. Dopo che, al 19’, Zaniolo non arrivava all’appuntamento con un bel pallone di Pellegrini, gli inglesi si rifacevano sotto al 26’ - ma il cross di Pereira veniva neutralizzato da Rui Patricio - e al 29’ con una punizione più velleitaria che altro.

 
Nel quarto d’ora finale del primo tempo, il Leicester stringeva i tempi, prima con Lookman al 35’, che veniva fermato da Zalewski improvvisatosi difensore, poi con Dewsbury-Hall al 41’ - che veniva fermato con le cattive da Mancini, il quale rimediava il giallo - quindi al 43’ con Lookman - che sparava un pallone dal limite, deviato da Smalling - e infine, al 45’, ancora con Maddison, ma la sua punizione era neutralizzata dalla difesa romana, che spazzava via.

Da parte sua, prima del break, al 31’, la Roma aveva una doppia opportunità con Zaniolo – sul suo tiro il pallone veniva deviato in angolo, e sugli sviluppi del corner la sfera pioveva in mezzo all’area ma nessuno raccoglieva quella manna.

In apertura di ripresa, 46’, Mancini non impatta di testa un pallone da calcio d’angolo e un minuto dopo, 47’, Pellegrini intercetta un corner avversario e mette in moto Zaniolo che sulla ripartenza guadagna una punizione

Il ritmo gara continua ad essere alto. Dopo un diagonale di Karsdorp, 52’, gli ospiti provano con un lancio per Iheanacho, ma i romani intercettano e tentano il contropiede con Zaniolo, che fallisce il cross dal fondo. Al 58’ angolo battuto da Maddison ma Zalewski, ancora in veste di difensore, nasconde la palla e guadagna punizione.

Le due vanno avanti così, in un alternarsi di botte e risposte che si susseguono quasi ininterrottamente: al cross operato da Karsdorp al 62’, vanificato dalla difesa lesteriana, segue, 66’, un pallone in area per Vardy, sul quale l’avanti inglese non arriva.

Sostituzioni, ammonizioni, fuorigioco. La partita arriva al 79’: qui, un destro di Maddison dal limite viene bloccato da Rui Patricio e un minuto dopo, 80’, Zalewski, in area, spara da buona posizione ma Castagne respinge. All’81’ Schmeichel neutralizza un lancio giallorosso da lontano, mandando in angolo.

Nei minuti finali, le attività non si fermano. Nel Leicester sono soprattutto Castagne e Maddison ad arrivare alla conclusione: all’85’ il belga crossa ma il pallone, finito in angolo, viene spazzato via da Smalling, mentre all’inglese di Coventry, sempre attivissimo, in questa fase della gara si presentano delle opportunità che per un verso o per l’altro non riesce a sfruttare: al 91’ si fa precedere da Rui Patricio e non raccoglie un lancio, al 92’, tenta il tiro a giro ma la palla rasenta il palo alla destra del portiere romanista, infine, al 94’, si vede intercettare un calcio di punizione.

Da parte sua, in quest’ultima parte della gara, non è che la Roma sia da meno: all’87’ e all’89’ Abraham riceve due palloni invitanti, ma non ne ha proprio più e ormai a secco nemmeno prova a raccogliere il pallone. Infine, altre due fiammate della Roma: al 90’, Shomurodov, ben lanciato da Pellegrini, viene fermato al limite dell’area avversaria e al 94’ Oliveira va alla conclusione dai venti metri ma il tiro non è potentissimo e Schmeichel manda in angolo, che non ha esito.

Sul suo cammino in Conference, la Roma si è scontrata con squadre che, a torto ritenute ‘di qualità inferiore’ dai cosiddetti esperti, quelli che, come noto, non ne azzeccano mai una, si sono invece rivelate di prim’ordine, squadre, cioè, che avrebbero potuto figurare bene anche nelle altre due coppe continentali.

L’ultima che ha cercato di sbarrare la strada verso Tirana ai giallorossi è stata quella del Leicester. La squadra inglese si è battuta alla grande e non ha regalato nulla, anzi, al contrario non ha esitato a dare battaglia, sovente arrivando a ‘fare la partita’. Nella più sana e consolidata tradizione calcistica inglese, ai lesteriani non è mai venuto meno né il dinamismo, segno di una condizione psico-fisica eccellente, né l’intensità, che hanno distribuito generosamente per tutta la gara, semmai accentuandola quando, ormai in ristrettezze di tempo, gli era giocoforza tentare il tutto per tutto per arrivare al pareggio, eventualmente sperando in un fato benigno.

La Roma accede alla finale di Conference con una meritatissima vittoria che, peraltro, per il modo in cui è arrivata, in prospettiva lascia intravedere ampie possibilità per i giallorossi. La vittoria della Roma, e questo non sembri un paradosso, poggia sulla partita disputata a Leicester. Quei primi novanta minuti giocati alla grande hanno dato alla squadra romana la necessaria consapevolezza di arrivare in finale. Fatto salvo, naturalmente, il valore degli avversari, di alto livello, là la Roma disputò un’ottima partita, attaccando e difendendo quando necessario, controllando e gestendo. Forte della conoscenza dell’avversaria, acquisita nella partita d’andata, la Roma è poi scesa in campo all’Olimpico avendo, se non proprio la certezza, la consapevolezza che avrebbe potuto farcela, magari di misura. E così è stato.

La Roma non si è gettata scriteriatamente all’attacco ma ha costruito la vittoria minuto dopo minuto. Maturità, consapevolezza e soprattutto personalità ne sono stati i solidissimi pilastri. La direzione arbitrale del serbo Srdjan Jovanic non ci è piaciuta: ha sorvolato su diversi falli degli inglesi punendone invece di simili quando venivano commessi dai romanisti. C’è scappata addirittura una incomprensibile quanto bizzarra ammonizione per Mancini. Ma tant’è. Se tanto mi dà tanto, non ci stupiremmo se ad arbitrare la finale verrà mandato un direttore di gara inglese, visto che in campo c’è una squadra olandese. Ma di certi gemellaggi e reciprocità ne abbiamo già parlato. Vedremo cosa ha preparato il fato. Chissà, magari potrebbe capitare che ne mandino uno buono.                                                                                                                                                                                                                                                           

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