L’uno-due devastante di Barella e Insigne fa volare l’Italia in semifinale e il Belgio a casa.
Belgio-Italia 1-2
(AGR) Belgio (3-4-2-1): Courtois; Alderweireld, Varmaelen, Vertonghen; Meunier (25' st Chadli, 29' st Praet), Witsel, Tielemans (25' st Mertens), T. Hazard; De Bruyne, Doku; Lukaku. All.: Martinez Italia
(4-3-3): Donnarumma; Di Lorenzo, Bonucci, Chiellini, Spinazzola (35' st Emerson); Verratti (29' st Cristante), Jorginho, Barella; Chiesa (45'+1' st Toloi), Immobile (29' st Belotti), Insigne (35' st Berardi). All.: Mancini
Marcatori: 31' Barella (I), 44' Insigne (I), 45'+2' rig. Lukaku (B) Ammoniti: Verratti (I), Tielemans (B)
L’Italia arriva alla semifinale dell’europeo battendo di misura, 2-1, il Belgio, un risultato che non la dice tutta sulla superiorità tecnico-tattica e psico-fisica degli azzurri. Il punteggio, infatti, avrebbe potuto essere ben più largo se Immobile e Insigne, peraltro autore di una partita a dir poco strepitosa, fossero stati leggermente più fortunati. Ma tant’è, quando si vince, le opportunità non sfruttate non hanno più senso. Ora, questa è la radiosa realtà, l’Italia è fra le prime quattro nazionali d’Europa, e di sicuro non è la quarta. Scusate se è poco!
A fronte della concorrenza tradizionalmente fortissima di Germania, Francia, Svezia e Olanda, le cui uscite hanno destato non poca sorpresa, e di quella altrettanto forte dell’Austria, che finalmente, dopo decenni torna nel novero delle migliori, della Repubblica Ceca, sempre temibile per la varietà di schemi che propone e per la qualità dei suoi giocatori, e infine della simpatica Svizzera, che si è fermata ai quarti, dopo aver disputato una grandissima partita contro la blasonata Spagna, senza aver raccolto quel tantissimo di più che avrebbe meritato. Tre squadre, Austria, Ceca e Svizzera, con le quali probabilmente dovremo fare i conti un po’ tutti nel prossimo futuro. Trovarsi in questo ristrettissimo lotto di elette, forse non eravamo in tanti a crederci, men che meno i cosiddetti esperti, che, come universalmente noto, non ne azzeccano mai una (e pure stavolta hanno rispettato la tradizione alla grande…).
Qualcosa si era visto già con la coriacea e ottima Turchia, poi la gara con la Svizzera aveva confermato le buone impressioni e quella con il Galles, più che altro una gara d’assestamento, diciamo, aveva dato sì l’impressione di un calo di concentrazione, specie nel secondo tempo, ma, considerando che ormai c’era la sicurezza di accedere agli ottavi, quella ripresa giocata non proprio a mille era del tutto giustificata. Superato l’ostico ostacolo Austria, di quell’avversaria abbiamo già detto, ecco che all’orizzonte si profilava minacciosamente il Belgio di De Bruyne e Lukaku, che secondo i già citati cosiddetti esperti, avrebbero fatto sfracelli dell’Italia e ci avrebbero mandato a casa di goleada. Puntualmente, ancora una volta, ad andare a casa sono stati i nostri avversari, con esperti al seguito. Perché minacciosamente? Beh, al primo posto nel ranking FIFA, alla vigilia della gara, con tutti gli sperticati complimenti che aveva ricevuto (ma per cosa ?) questa nazionale, almeno psicologicamente, si trovava in una posizione di vantaggio. Una volta in campo, abbiamo visto invece come è andata a finire…
Piuttosto, proprio a proposito del primo posto del Belgio nel ranking FIFA, cioè primo nel mondo, ci risulta difficile capire a quali sistemi sia stato fatto riferimento, quali criteri matematici siano stati adottati, quali formule di base siano servite per elaborare i tantissimi dati a disposizione, e infine quali procedure siano state messe in atto per far arrivare il Belgio al top del ranking mondiale, visto che a livello di nazionale non ha mai vinto un fico secco, né in ambito europeo nè in ambito mondiale, mentre a livello di club può annoverare solo una Coppa Uefa Europa League con l’Anderlecht nella stagione 1982-1983 e tre Coppa della coppe vinte nelle stagioni 1975-1976 con l’Anderlecht, 1977-1978 ancora con l’Anderlecht e 1987-1988 con il Malines. Nessuna coppa vinta in Coppa dei Campioni poi Champions League. Un po’ pochino, storicamente parlando. Se poi le classifiche vengono stilate tenendo conto dell’andamento di ogni singola squadra in un determinato periodo o singola stagione, anche qui si ha la netta sensazione che nella valutazione finale siamo ancora nel mondo dell’empirico, diciamo così, anziché nell’universo dello scientifico. Il dubbio che più che un errore statistico sia un errore di sport è più che legittimo.
Forse l’oggetto della statistica non era il calcio, ma il ciclismo, sport dove i corridori belgi hanno sempre primeggiato: Van Steenbergen, Van Looy, De Bruyne… Belgio-Italia è stata una bella partita, che la nostra nazionale avrebbe potuto chiudere con un bottino più pingue e soprattutto a rete inviolata se l’arbitro Slavko Vincic non avesse assegnato un rigore del tutto inesistente ai nostri avversari. Per quali accidentati , scoscesi, impervi, insidiosi sentieri della sua psiche sia arrivato a quella scellerata decisione per ora è un mistero, ma il tempo è galantuomo e sicuramente un giorno, magari in un impeto di irrefrenabile outing, per ora inimmaginabile, verrà fuori l’arcano. È possibile che il direttore di gara, i guardalinee, il var e tutta la compagnia non si siano accorti che Doku si è sfacciatamente buttato in area? La storia del calcio è piena di arbitri rovina-partite. Purtroppo ne circolano ancora parecchi ma questo Slavko Vincic da Maribor, Slovenia, chi l’aveva mai sentito prima? Non sarebbe ora che FIFA e UEFA vegliassero sulle designazioni arbitrali e soprattutto sui designatori? Lo abbiamo già scritto ma vogliamo ripeterlo: quis custodiet ipsos custodies? Che quest’arbitro non fosse all’altezza ce n’eravamo accorti fin da inizio gara: fischiate a senso unico, un paio di punizioni non assegnate all’Italia, cartellini ben tenuti nel taschino invece di tirarli fuori, almeno uno, a punire certi falletti dei belgi.
Speriamo che il Vincic, pescato chissà dove, non capiti più tra i piedi non solo dei nostri ma di tutte le federazioni calcistiche, che siano affiliate o meno alla FIFA. Intanto, al 12’, l’Italia va in goal con Bonucci, ma il var annulla per fuori gioco di Chiellini… Mah! Anche questa decisione sembra piuttosto affrettata, diciamo così. Allora, dal 1863 (anno della fondazione della Football Association) ad oggi, il problema del fuorigioco non è ancora stato risolto e chiudiamola qui… Nel prosieguo della gara, che le due squadre giocano a viso aperto, un paio di occasioni per parte potrebbero schiodare la partita, ma si deve entrare nell’ultimo quarto di tempo per vedere i fuochi d’artificio: al 30’ Barella riceve palla e si incunea tra tre avversari, dopo di che con una gran sventola di destro manda il pallone alle spalle di Courtois. Vantaggio e Italia che spinge ancora, il Belgio tiene bene e i nostri avanti, ben contrati, non riescono a liberarsi in area. Più che giochetti, tacchetti e tocchetti ci vuole qualcos’altro. Capita l’antifona, al 44’ Insigne si libera di un avversario e dalla trequarti spara un missile imprendibile per il bravo Courtois.
Ragazzi, sembra fatta, il Belgio sente il colpo ma al 47’ ci pensa l’ineffabile arbitro Vincic a rianimare De Bruyne e compagni, quando abbocca alla sceneggiata di Doku in area e decreta il penalty che Lukaku trasforma. Al rientro, ancora entrambe pericolose, ma è il Belgio che al 6’ sfiora il pareggio con Lukaku che spara a botta sicura un pallone che Spinazzola intercetta sulla linea fatale. Il campanello d’allarme scuote i nostri e per due volte Insigne potrebbe avere maggiore fortuna, ma Courtois veglia. Poi è il Belgio a farsi ancora sotto, ma l’Italia tiene bene. Entriamo nella fase finale, il Belgio è lì che per qualche minuto assedia l’Italia, e l’infortunio di Spinazzola al 76’ è come benzina gettata sul fuoco. Il bravo Leonardo, autentico fuoriclasse, viene aiutato da Cristante ad adagiarsi sul prato mentre bottigliette, insulti ed altro vengono lanciati verso di lui, mandando a farsi benedire il tanto strombazzato slogan respect, più volte reiterato. I colpevoli? Mah! La tecnologia mette a disposizione i mezzi per individuare quei bastardi. Quale che sia la loro provenienza interessa poco. Ma quella condotta non è tollerabile! Una bella squalifica per quel campo o per la squadra belga potrebbe aiutare a cacciare dagli stadi quella teppaglia.