In extremis, Ibanez e Abraham miracolano la Roma
Milan-Roma 2-2
(AGR) In questo Milan-Roma, per oltre tre quarti di gara, di spettacolo neanche a parlarne. Semmai fosse necessaria la sua catalogazione per i posteri, di primo acchito, considerando cioè il ritmo tenuto dalle due per larghi tratti di gara, sceglieremmo la voce ‘P.N.’ (Partita Noiosetta) o, volendo essere meno spietati con i ventidue in campo, la voce ‘P.C.’ (Partita Cerebrale).
Per altri versi, mutuando cioè dalla terminologia cinematografica, la gara tra rossoneri e giallorossi potrebbe essere tranquillamente inserita nella categoria dei film di bassa qualità salvati da un finale alla Hitchcock, mutatis mutandi naturalmente. Mah! A ben guardare, entrambe le definizioni, poste ovviamente nei loro giusti ambiti, tecnico, strategico-tattico e spettacolare, calzerebbero perfettamente con quanto visto in campo.
Tuttavia è bene chiarire, e lo facciamo in termini spiccioli per amore di sintesi, che il Milan, dal punto di vista del darsi da fare ha fatto certamente qualcosa in più della Roma, in entrambi i tempi di gara: ma era un’attività, quella rossonera, tutt’altro che trascendentale: ben contenuta dai giallorossi già all’altezza dei propri quarantacinque, cinquanta metri, essa non impensieriva più di tanto i romanisti. Costoro, ben piazzati nella propria metà campo, non è che si lanciassero a perdifiato giù per le trincee rossonere, mantenendo, piuttosto, un atteggiamento prudente e guardingo, imbastendo iniziative solo quando era possibile, cioè a Milan sbilanciato: il che non accadeva di frequente.
Tra fasi di studio e schermaglie senza esito, si arriva al 28’, al primo tiro in porta rossonero con pallone deviato in angolo. Corner battuto da Tonali, arriva Kalulu che colpisce di testa più o meno a mezz’aria, difesa romanista e Rui Patricio sorpresi, pallone in rete. Una ricompensa sproporzionata per il Milan, rispetto a quanto fatto vedere dai rossoneri. Nella circostanza, troppa disattenzione della difesa giallorossa: il pallone non era pericoloso ma il francese è stato più svelto di tutti.
Intanto, prima e dopo il goal, l’arbitro Massa distribuisce cartellini gialli del tutto gratuiti: Celik al 9’, Leao al 26’, Zalewski al 31’ e Zaniolo al 34’ . Poco spettacolo in campo. Entrambe le squadre sono sul guardingo spinto e i portieri sembrano essersi ben inseriti come raccattapalle, più che nel loro ruolo istituzionale.
Nel primo tempo, c’è stato un leggero predominio territoriale milanista ben contenuto dai giallorossi, mentre da parte sua, la Roma si è vista poco: a suo credito annotiamo infatti un’incursione di Dybala al 34’, che non ha esito.
Ad inizio ripresa, il Milan sembra voler chiudere la partita e, in sequenza, al 48’ ci prova Leao, tiro fuori, al 52’ è la volta di Hernandez da lontano una cosa più velleitaria che altro e infine, al 54’, Giroud conclude di testa, ma Rui Patricio para tranquillo. Intanto, l’arbitro Massa, proseguendo nella sua crociata contro i cattivi, fa tre vittime: gialli per Bennacer al 62’, Tomori al 68’, Tonali al 72’.
Sette, otto gialli, sembra che in campo ci sia una battaglia, invece lo spettacolo continua a languire. La partita continua ad essere piuttosto noiosetta. Le due squadre non si muovono. Ma se quest’atteggiamento è comprensibile per il Milan – gestisco il vantaggio e chissenefrega dell’estetica – non può esserlo per la Roma: tiri in porta dei giallorossi non se ne vedono. A stadio pieno e a network sportivi del tutto saturati, è un po’ pochino. Ci si aspetterebbe un prodotto dalla qualità migliore, vista la straripante domanda.
Ma la partita continua ad andare avanti così, poi, forse per rompere il grigiore, comincia la girandola delle sostituzioni: al 66’, Tahirovic e Matic subentrano a Cristante e Zaniolo: un centrocampista e un difensore per un centrocampista e un attaccante: sembra una mossa non proprio in sintonia con la situazione che vede il Milan avanti di un goal. Il Milan ci mette un po’ a rispondere, poi, al 70’, manda dentro Pobega al posto di Brahim Diaz e Vranckx per Bennacer al 74’ .
Le sostituzioni sembrano dar ragione a Pioli, più che alla panchina giallorossa, tant’è che, al 77’, il Milan raddoppia con Pobega che finalizza una mortifera azione corale di contropiede dei rossoneri.
A questo punto, per il Milan sembra fatta: la Roma non reagisce con la risolutezza che la situazione imporrebbe. Tra i giallorossi, c’è però spazio per un’altra sostituzione: esce Celik ed entra El Shaarawi: sembra una mossa fatta giusto per dare minuti al faraone, invece, con il nuovo entrato, la Roma ne guadagna in dinamicità.
Pioli, forse ormai sicuro dei tre punti – come potrebbe non esserlo? – a sua volta, all’85’ cambia Giroud e Saelemaekers con Gabbia e De Keteleare. A squadre così ridisegnate, e a risultato che sembra ormai acquisito definitivamente, la Roma si sveglia e comincia a giocare sul serio: appare rinvigorita dai nuovi entrati, tutti si danno da fare, il Milan sembra in affanno.
La partita arriva all’87’, c’è un calcio di punizione per la Roma, batte Pellegrini, pallone alto, Ibanez svetta su tutti. Il suo è un colpo di testa micidiale che non dà scampo a Tatarosanu. 2-1 per il Milan, ma partita riaperta. Manca pochissimo alla fine, ma la Roma c’è. Forse, è il parere di molti, è però troppo tardi…
Ma, a quel punto, i romanisti si saranno convinti che non aveva alcun senso restare dietro: a fare cosa: a ‘difendere’ lo svantaggio? Perso per perso avendo a disposizione giusto i minuti di recupero, il tecnico giallorosso prova la mossa disperata: dentro anche Belotti al posto di Mancini e incrociamo le dita: hai visto mai che con quattro punte…
Ora la Roma schiera quattro punte e mezza (Belotti, El Shaarawi, Dybala, Abraham più Zalewski, finto difensore ma ala effettiva e Pellegrini che fa avanti e indietro tra la metà campo e i sedici metri milanisti. Audentes fortuna iuvat!
E’ stato lì, in quel brevissimo tratto di gara, che abbiamo visto la Roma scrollarsi fisime, fissazioni e riserve mentali, raccogliere le energie mentali e fisiche che le rimanevano e gettarle dentro, battagliare alla disperata contro un Milan che, probabilmente, sentito il colpo di Ibanez, si era sfilacciato, perdendo qualche punto di riferimento, fidando più sul vantaggio che aveva a un paio di minuti dal triplice fischio, che non sulle proprie forze a disposizione, magari sottovalutando la tenacia dell’avversaria.
La Roma diventa arrembante, si lancia nelle retrovie rossonere: al 94’, calcio piazzato, pallone a Matic che indirizza verso Tatarosanu, l’estremo milanista respinge e il pallone arriva ad Abranam che insacca senza indugi. Il pareggio, inimmaginabile fino a pochi minuti prima, ammutolisce San Siro e mantiene la Roma nelle zone alte della classifica.
Non temiamo di essere smentiti affermando che. se il pareggio ha lasciato di stucco (mi si perdoni l’espressione un po’ démodé, preferita alla più attuale ‘vintage’) gli amici della tifoseria milanista, probabilmente la stessa cosa deve essere successa a quella giallorossa.
Ma, amici lettori, il calcio non è solo ‘ventidue in mutande che corrono dietro a un pallone’, definizione che in realtà, sottolinea l’insipienza del gioco, di conseguenza, sottilmente insinuando la stupidità di chi segue, da spettatore, i ‘ventidue in mutande’. Quella definizione, sicuramente fornita da qualche degno rappresentante della razza dei parassiti sociali, di coloro cioè, che probabilmente non si rendono conto o non vogliono volutamente rendersi conto di cosa oggi rappresenti il calcio nel mondo, purtroppo, fa ancora capolino in qualche salotto snob, sebbene raramente.
Arroccati nei loro orticelli, alimentati da sottoculture, radicati pregiudizi e ataviche superstizioni, non si rendono conto che il calcio, oltre ad essere un sano divertimento ormai diffuso m tutto il mondo, è il veicolo che porta con sé e diffonde conoscenza reciproca, comunicazione e affratellamento tra i vari popoli, abbattimento di barriere razziste, affermazione di diritti. Si potrebbe senz’altro affermare che il football è l’anticamera della pace.
Ci è del tutto ignota l’esistenza di attività ludiche che abbiano, allo stesso tempo, un così possente impatto positivo nelle varie comunità, in termini di convivenza pacifica e di comprensione reciproca. Non siamo a conoscenza dell’esistenza, a nessuna latitudine, di un gioco altrettanto bello come il calcio, che dia emozioni altrettanto forti, che riesca a materializzare sogni impossibili e allo stesso tempo infrangerli in un battito di ciglia. Né ci è pervenuta notizia di un gioco che, come il football, ti possa far precipitare negli abissi siderali della frustrazione più profonda e di colpo possa catapultarti nell’empireo della beatitudine.
10 gennaio 2023 RENATO BERGAMI