Giusto pareggio tra un Cagliari brillante ed una Roma ancora in rodaggio
CAGLIARI -ROMA 0-0
Giusto pareggio tra un Cagliari brillante ed una Roma ancora in rodaggio
(AGR) Alla prima di campionato, la Roma è in trasferta al Sardegna Arena, contro il Cagliari. In passato, contro i rossoblu, più volte la Roma ha raccolto buoni risultati. Tuttavia, come universalmente noto, avvicendamenti di allenatori, partenze e arrivi di nuovi giocatori fanno sì che gli organici vengano aggiornati di continuo. Anche il Cagliari, come tante altre società, ha operato sul mercato dei trasferimenti e, da quanto abbiamo visto, l’impressione è che lo abbia fatto nel migliore dei modi. Certo, la partenza di Mr. Claudio Ranieri, nella scorsa stagione autentico salvatore della patria calcistica cagliaritana, magari poteva far pensare a salti nel buio in ambito direzione tecnica della squadra ma poi la scelta societaria di affidare la squadra a mr. Davide Nicola, ha fugato possibili perplessità nella tifoseria.
Il nuovo allenatore dei sardi ha ormai una più che solida esperienza maturata guidando al meglio tante squadre, sovente operando incredibili salvezze-miracolo, alle quale non credevano nemmeno i tifosi più sfegatati. Nicola è un allenatore che non vuole fronzoli, uno che punta sempre al sodo. Positivo e pragmatico, se ne è vista la mano anche contro la Roma: il Cagliari ha affrontato i capitolini a viso aperto, senza timori reverenziali, provando e tentando tutte le strade possibili, mettendola sul piano della velocità, visto anche l’atteggiamento compassato dei giallorossi e avendo consapevolezza che in fatto di qualità singole ne aveva di più la Roma. D’altra parte, riflettendoci bene, per i sardi, quelle della velocità e dell’intensità erano le uniche e sole strade percorribili perché chiudersi ai venti, venticinque metri sperando che il lancione lungo avesse fortuna, avrebbe significato sconfitta sicura. Mr. Nicola, nel preparare la partita, deve avere pensato ma sì, me la gioco anche se loro hanno più qualità: in fondo, non ci conoscono e questa cosa potrebbe giocare a nostro favore.
Dunque, almeno per il momento e viste le scialbe prove di Soulè e Dobvyk, che non sembrano essersi ben inseriti negli schemi dell’ensemble giallorosso, la Roma sembra avere in organico attaccanti buoni più per un dignitoso settimo posto piuttosto che per uno di quelli che spalancano le porte della Champions League. I reparti di centrocampo e difesa della Roma, sono rimasti pressoché inalterati rispetto allo scorso campionato. Ne abbiamo già scritto: forse serve qualche innesto, ma, sostanzialmente, la Roma è ben coperta. Da ultimo, ma non meno importante, il dilemma Dybala, che ormai da tempo macera gli animi della tifoseria giallorossa, appare ben lontano dall’essere risolto: va o resta? Questo è il problema. In questa situazione di incertezza, l’argentino, che sembrava già con la valigia in mano, viene schierato a Cagliari.
E anche diversi media non aiutano a fare chiarezza: chi afferma che a Cagliari Dybala ha giocato l’ultima partita in maglia giallorossa, chi, invece, aggiunge il punto interrogativo, così alimentando incertezza. Vedremo nel prosieguo. Di certo c’è che, comunque, la Roma deve correre ai ripari sostituendolo con uno di pari valore. Ma sono in molti, in ambito tifoseria giallorossa, a chiedersi se la proprietà voglia spendere: visti i precedenti, l’incertezza è piuttosto diffusa.
In proposito, i coinvolti, cioè Dybala e la proprietà, dovrebbero spazzare via, una volta per tutte, ombre, perplessità, dubbi e zone grigie. Se l’argentino decidesse di andare, vada: se guadagni uno e ti offrono dieci, non puoi avere perplessità nella scelta. Perché, come noto, il football di oggi è soprattutto tanti quattrini, visto che le bandiere non esistono più da un bel pezzo… Quanto alla proprietà, invece, che sembra seguire fedelmente le orme della precedente, è ormai evidente che più che a costruire una squadra competitiva ai massimi livelli calcistici europei si affidi, piuttosto, a improvvisate operazioni di trasferimento che, a fronte di uscite di ‘primavera’ già collaudati, diciamo così, pronti quindi per la prima squadra, il cui cartellino costa nulla, visto che è di proprietà della società, arrivano giocatori che ormai hanno poco o nulla da chiedere alla propria carriera o che, provenendo da realtà calcistiche ben lontane dalla nostra, non sono riusciti mai a inserirsi nel nostro campionato: non mancano esempi clamorosi, anche recenti.
È, questa, una mentalità che, sì, da un punto di vista economico e finanziario può dare anche frutti grossi e succosi, ma che non ha niente a che vedere con la gestione di una società di calcio o, meglio, con il calcio tout court. La gestione di una società sportiva, di calcio, in particolare, impone una serie di obblighi che dovrebbero essere adempiuti ad ogni stagione, primo fra tutti il rafforzamento dell’organico per puntare a questo o quell’obbiettivo.
Nel caso della società giallorossa, il suo nome, già di per sé piuttosto impegnativo, imporrebbe di puntare al primo posto, visto che, a quanto sembra, le risorse non mancherebbero, invece, di stagione in stagione, nonostante i tanti sold-out registrati, gli incassi derivanti dalle vendite dei cartellini dei giocatori e dagli sponsor, la tifoseria romanista si ritrova, il più delle volte, davanti al fatto compiuto di ottimi giocatori che partono, vincendo poi coppe qua e là, e di altri che arrivano, giocatorini sconosciuti che, viene assicurato alla proprietà, in futuro diventeranno top-player, o giocatori che, vicini alla pensione, vivono sulla rendita di lontani successi: in entrambi i casi, il rischio di aver preso un bidone è altissimo. Di fatto, ad ogni campionato l’appassionata ed impagabile tifoseria romanista si ritrova a sostenere una squadra per certi versi ‘rifondata’ con giocatori provenienti chissà da dove, dei quali si sa poco o nulla, sui quali magari la società può contare per la stagione in corso, ma che poi, a campionato finito, o tornano alla società cui appartengono per fine prestito o, allettati da offerte faraoniche, vanno a rafforzare altre squadre.
Cagliari-Roma è stata una partita gradevole, tenendo conto che si trattava della prima partita di campionato, quindi di tutti i limiti dovuti ad una condizione fisica, atletica e mentale, ancora approssimativa e di una ricerca di schemi e di assestamenti sicuramente ancora in corso da parte dei due manager. Tuttavia, tanto il primo che il secondo tempo sono stati avari di emozioni. Le squadre giostrano alla ricerca dei corridoi giusti e nei primi quarantacinque minuti è il Cagliari ad essere più intraprendente, senza mai essere, però, veramente pericoloso. Unico brivido, per i sardi, al 30’, quando il portiere locale liscia un innocuo pallone che per poco non entra in porta, poi è lo stesso Scuffet che evita il peggio.
La Roma, da parte sua, fa poco: sembra che aspetti i rossoblu nella propria metacampo per poi infilarli in contropiede: troppo poco, non arriva mai a minacciare la rete sarda, anzi è il Cagliari che si fa vivo e per poco non passa, nel finale del tempo, prima con Marin e poi con Piccoli.
Ai punti, il primo tempo è del Cagliari. Nella ripresa, ci si aspetta un cambio di passo da parte romanista e in effetti, in apertura di tempo, al 48’ Zalewski impegna Scuffet con un pallone a girare e qualche minuti dopo, al 55’, Pellegrini divora una grande occasione calciando moscio e centrale. Da parte sua, il Cagliari risponde al 58’ con Piccoli, che però manda fuori. La Roma è lenta e compassata, Pellegrini non riesce a costruire, De Rossi se ne rende conto e manda dentro Baldanzi e Dybala al posto di Le Fee e Zalewski: è evidente l’intento del mister giallorosso di vincere la partita e in effetti la Roma acquisisce dinamicità e iniziativa, si susseguono occasioni da rete, tre chiarissime, con Mancini che al 77’ spara forte, ma il pallone finisce a lato, con Dobvyk che all’80’ raccoglie una magia di Dybala ma manda sulla traversa da due passi e infine all’83’ in contropiede con Pellegrini che va in goal, ma la rete è annullata per fuorigioco.
Per il Cagliari arrivano due buone occasioni: prima con Marin che intorno all’80’ si vede respingere da Svilar, che manda sulla traversa, un gran fendente, degno di miglior fortuna, e poi, al 93’, con Pavoletti: è il pallone da tre punti ma la punta cagliaritana manda fuori. Triplice fischio e tutti a casa.