Giada Tarantino castiga la Juventus e la Roma Primavera Femminile è Campione d’Italia per la seconda volta consecutiva
La finale scudetto del Campionato Primavera femminile.
La finale scudetto del Campionato Primavera femminile
(AGR) Il tabellino della partita:
JUVENTUS (4-3-3): Soggiu, Giordano, Requirez, Giai, Caiazzo; D’Auria; Berti (32′ Schatzer), Talle; Beccari (90+5′ Arcangeli), Ippolito, Pfattner
ROMA (4-2-3-1): Ghioc; Zannini (71′ Bruni), Pacioni, Massimino, Vigliucci; Ferrara (71′ Massa), Boldrini; Corelli, Severini, Petrara; Tarantino
A disposizione: Maurilli (P), D’Alessio (P), Comodi, Bruni, Ridolfi, Massa, Silvi, Massimi, Montesi All.: Melillo
Arbitro: Gagliardi Marcatori: 95′ Tarantino Ammoniti: Corelli (Roma), Viglucci (Roma), Giai (Juventus)
Sembrava più che sicuro che al termine dei novanta e passa minuti la finale scudetto tra Roma e Juventus si sarebbe chiusa con un nulla di fatto. Era una partita che stava avviandosi verso i calci di rigore. Le ragazze di Melillo e quelle di Piccini ci avevano dato dentro di buona lena per tutta la gara. Entrambe guardinghe quel tanto che bastava, ma pronte a colpire in qualsiasi momento, nessuna delle due squadre era riuscita ad instaurare un effettivo, continuo e duraturo predominio territoriale.
Dopo le schermaglie iniziali la gara era entrata nel vivo e per tutto il primo tempo il botta e risposta tra Roma e Juventus era stato continuo. Le iniziative offensive delle due venivano reciprocamente annullate: se quelle bianconere, più numerose, che trovavano nelle pericolosissime Pfattner e Beccari i terminali offensivi, venivano puntualmente frustrate dal pacchetto difensivo romanista, Pacioni e Massimino in testa, dall’altra Caiazzo, Giai, ma anche Giordano, quest’ultima spesso in posizione di fluidificante, provvedevano a neutralizzare le avanti romane che di volta in volta arrivavano nei loro pressi, non lesinando una certa gagliardia negli interventi, di cui Corelli, Tarantino e Vigliucci avrebbero fatto volentieri a meno. Nonostante il gran lavoro di spazzamento, sbroglia, rilancia e riproponi operato da entrambe, sia all’una che all’altra non sono certo mancate occasioni per battere a rete. Le opportunità juventine sono state bilanciate da quelle giallorosse.
Tra le tante, ne abbiamo contate almeno tre per la Roma – Vigliucci al 17’, Tarantino al 20’, Corelli al 27’ – ed altrettante per la Juventus - Beccari al 12’ e 23’, Pfattner al 40’ – che non hanno avuto buon esito quando per il tempestivo intervento delle difese, quando per imprecisione, quando per l’impossibilità delle chiamate in causa a cogliere l’attimo fuggente.
A consuntivo del tempo, annotiamo l’inspiegabile decisione dell’arbitro Gagliardi che all’ 8’ lascia impunito un evidente fallo da tergo di Pfattner, che avrebbe dovuto essere seguito da cartellino giallo per l’attaccante juventina.
Nella seconda parte del tempo, complice anche il gran dispendio delle energie delle avversarie, la Juventus riusciva a spostare più avanti le sue linee, con il risultato che nella metà campo romanista si vedevano maglie bianconere in abbondanza.
Nella ripresa, la Juventus cerca subito di forzare i tempi. Complice la sua migliore condizione fisica, le iniziative bianconere si infittiscono costringendo le primavere romane a serrare i ranghi e cercare di allentare la pressione avversaria con azioni di alleggerimento più che con vere e proprie iniziative offensive.
Già al 2’, sugli sviluppi di un corner per la Roma, Ippolito conquista palla e galoppa verso la porta giallorossa ma viene provvidenzialmente fermata dalle romaniste.
Segue, al 5’, una punizione di Ippolito con pallone che va a stamparsi all’incrocio dei pali. Nella ricaduta, in piena area, la sfera arriva tra i piedi di Beccari, questi calcia con forza, ma l’estremo difensore giallorosso Ghioc compie un autentico miracolo respingendo il pallone sparato a botta sicura da pochi metri. Passato lo spavento, anche la Roma si fa vedere al 10’ con Tarantino, che però si fa anticipare all’altezza della trequarti avversaria, e al 12’ con Corelli, il cui cross viene neutralizzato dal portiere bianconero Soggiu. Dopo di che, al 14’ è la Juventus ad andare vicina al goal, ma, fortunatamente per la Roma, Ippolito spreca da ottima posizione.
La risposta della Roma arriva di lì a breve, al 15’, con un calcio di punizione di Ferrara, ben calciato, che Soggiu para in elevazione. Al 19’, sugli sviluppi di un calcio d’angolo c’è un fallo da rigore su Pacioni in piena area, del quale però né gli assistenti Russo e Cavalieri né l’arbitro Gagliardi, quest’ultimo lì vicino al momento del fattaccio, si avvedono, e così le blande proteste delle giallorosse cadono nel vuoto.
Un film che abbiamo visto parecchie volte, questo del negare rigori evidenti, che ogni qual volta viene riproposto ci lascia perplessi sul perché della non concessione.
Da che calcio è calcio, di calci di rigore ignorati ce ne saranno stati centinaia di migliaia. In tempi in cui ogni azione di gioco viene riproposta in tutte le salse, molte volte evidenziando clamorosi abbagli delle terne arbitrali, come, appunto, l’ignorare un evidente fallo da rigore, l’inventare fuorigioco inesistenti, l’invertire un’ammonizione, il fischiare una punizione non appena un giocatore cade, magari facendo confusione tra contrasto di gioco e fallo vero e proprio, sarebbe opportuno che nei dopopartita i direttori di gara spiegassero al volgo e all’inclita certe scelte.
È un passo, questo, che prima o poi, più prima che poi, gli arbitri dovranno fare non solo per salvaguardare la propria credibilità professionale ma anche quella di questo sport. È infatti universalmente noto che una partita, spettacolare o meno che sia, può essere rovinata invertendo un fallo laterale o decretando una ingiusta espulsione.
Dopo la mancata concessione del calcio di rigore, la partita continua con un tiro di Giordano al 22’, più velleitario che altro, con pallone ben oltre la traversa, seguito, al 25’, da un’uscita di Ghioc sui piedi di Beccari.
Terminata la pausa rinfrescante, il ‘cooling break’, arriva un angolo per la Juventus che però rimane senza esito. In questo tratto di partita, tra le primavere romane comincia a farsi sentire la stanchezza che, aggiunta al gran caldo, potrebbe compromettere definitivamente la condizione fisica delle giallorosse, con esiti disastrosi sul risultato finale. La sensazione è che le fatiche accumulate qualche giorno prima nella partita con l’Inter – vittoria passaporto che ha spalancato le porte della finale alla Primavera femminile romana – non fossero state ancora smaltite, il che, aggiunto al gran dispendio di energie che stavano profondendo nella gara contro la Juventus, di lì a poco avrebbe potuto portare ad una Roma del tutto ferma, con le bianconere libere di scorrazzare e giostrare in lungo e in largo fino al triplice fischio finale, che quindi, prova una, due, tre volte, alla fine avrebbero trovato il golletto-scudetto.
Melillo se ne rende conto e opera un paio di sostituzioni rigeneratrici che, a venti minuti dalla fine, si rivelano preziose: fuori le ottime Zannini e Ferrara, dentro le fresche Bruni e Massa. A questo punto il gioco della Roma dovrebbe riacquistare dinamicità e vigore, invece, dopo un calcio di punizione battuto da Severini, al 32’, con pallone che arriva direttamente tra le braccia di Soggiu, è ancora la Juventus a farsi sotto, al 34’, con un angolo battuto da Pfattner: il pallone viene catturato da Petrara che prova la ripartenza, ma Giai vanifica l’iniziativa con un fallo tattico da tergo.
L’arbitro, finalmente!, estrae il cartellino giallo per la juventina, subito compensato, qualche minuto dopo, con un cartellino dello stesso colore affibbiato a Vigliucci.
Ora, siamo nell’ultima parte della gara, anche la Juventus sembra che stia pagando lo sforzo fisico e mentale richiesto da questo tipo di partita, giocata, lo ribadiamo, in un campo su cui batte un sole da pomeriggio estivo.
Il ritmo gara è decisamente più basso e lo spauracchio dei calci di rigore induce le due avversarie ad affidarsi a lanci lunghi indirizzati verso i rispettivi avanti, piuttosto che ad elaborate manovre di centrocampo.
Proprio uno di questi lanci, al 40’, trova la Roma sbilanciata in avanti, ma la fiondata partita dalla trequarti juventina è fuori misura e manda il pallone a metà strada tra Beccari, la destinataria della sfera, e Ghioc, portiere giallorosso.
Tanto l’estremo difensore giallorosso quanto l’avanti bianconera si avventano sulla palla che sta planando qualche metro fuori dell’area: non potendo catturarla con le mani, Ghioc tenta il colpo di testa, che riesce, mentre Beccari le arriva con il piede sulla faccia, precisa precisa, ma perde l’equilibrio e cade sulla testa.
Entrambe a terra doloranti, vengono subito soccorse dalle rispettive equipe mediche. Bisognerà aspettare cinque minuti per la ripresa del gioco, che avverrà con un calcio di punizione, rimasto senza esito, inopinatamente assegnato alla Juventus.
Mah! Bizzarrie del calcio o arbitrali? Propendiamo per l’ipotesi che l’arbitro Gagliardi potrebbe aver decretato il calcio di punizione rispolverando quella che un tempo era la regola 12 ‘Il gioco pericoloso passivo’ (cfr. l’articolo della Gazzetta dello Sport ‘Nel calcio esiste il gioco pericoloso passivo?’ pubblicato il 30 marzo 2002 ndr). Comunque, a cinque minuti dalla fine, le reti sono ancora inviolate e quando la gara entra nei minuti di recupero, e l’ineluttabilità dei rigori appare ormai certa, arriva il goal del trionfo romanista: siamo in pieno recupero, intorno al 49’ e passa di gioco, pochi secondi al termine, quando Vigliucci batte un calcio d’angolo per la Roma, pallone alto, che piove in area, Soggiu va a farfalle, il pallone arriva a Tarantino che la sbatte dentro con tutta la rabbia possibile.
È il trionfo della Primavera femminile romana. La Roma è Campione d’Italia per la seconda volta consecutiva. Lo scudetto tricolore cercato, voluto, difeso e conquistato rimane saldamente cucito sulle maglie delle primavere romaniste.