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Francesi di goleada: esordio choc per l’Italia donne.

Europeo donne: Francia-Italia 5-1

printDi :: 13 luglio 2022 16:07
Francesi di goleada: esordio choc per l’Italia donne.

(AGR) Nella prima tornata del torneo, abbiamo avuto conferma che, dei quattro gironi, due sono abbastanza equilibrati e due potrebbero essere tranquillamente definiti ‘di ferro’. Nel Gruppo ‘a’, per esempio, non destano sorprese le vittorie dell’Inghilterra sull’Austria per 1-0 e quella piuttosto facile della Norvegia a spese dell’Irlanda del Nord, per 4-1.

Nel gruppo ‘b’, Spagna e Germania presentano subito credenziali pesanti, le ‘furie rosse’ rifilando un perentorio 4-1 alla Finlandia, le bianche di Germania, invece, facendo quaterna secca contro la temibile Danimarca. Nel gruppo ‘c’, Portogallo-Svizzera 2-2 e Olanda-Svezia 1-1, sono il segno che indica equilibrio di valori, sebbene la Svezia, squadrone di lunga tradizione che nel calcio donne ha mietuto successi su successi, appaia, proprio in virtù del suo blasone, leggermente favorita per il passaggio alla fase successiva. Nel gruppo ‘d’, quello dell’Italia, mentre Belgio e Islanda si dividono la posta, 1-1, l’Italia viene pesantemente sconfitta dalla Francia per 5-1.

 
Oltre che dalla migliore condizione atletica e da una maggiore varietà di schemi di gioco delle transalpine rispetto alle nostre, sviluppati in velocità e con una continua dinamicità che, almeno nella fattispecie, è apparsa sconosciuta alle azzurre, l’indiscutibile vittoria delle francesi è stata senz’altro favorita dalla staticità azzurra, da quel cercare le avanti con scontatissimi lanci lunghi che, puntualmente intercettati dalle Bleu, nel prosieguo della gara sono apparsi velleitari, inutili, appartenenti a una mentalità di gioco che, molto eufemisticamente, definiremmo ormai piuttosto vecchiotta.

Forse, l’occasione dell’Italia al 4’, mancata, ha un po’ illuso le azzurre, portandole a pensare che, dopotutto, il diavolo non era così brutto come era stato dipinto alla vigilia. Se quella chance sprecata così grossolanamente – Bonansea a tu per tu con il portiere avversario – ha lasciato l’amaro in bocca alle nostre, alle transalpine quel rischio corso in apertura di gara deve essere suonato come un campanello d’allarme, la scossa ricevuta deve essere stata fortissima.

Alle francesi era andata di lusso e da quel minuto in poi hanno giostrato a loro piacimento per tutto il campo, avanti e indietro, in lungo e in largo, senza incontrare adeguate risposte da parte nostra. Una supremazia che si è concretizzata nei cinque palloni finiti in fondo al sacco della porta italiana nella prima parte della gara. Dei cinque goal, almeno quattro sono stati facilitati da altrettanti errori difensivi delle azzurre, che peraltro, se si considera la grande esperienza calcistica maturata dalle due ‘autrici’, anche a certi livelli, e visto il loro calibro, stiamo parlando del capitano e di una tra le più quotate fullback del nostro campionato, risultano incomprensibili e ingiustificabili.

Ma non sarebbe né veritiero, né sportivo, né onesto trovare cause della debacle italiana negli errori della nostra difesa. Essi sono, sul campo, la prova evidente del gap attualmente esistente tra le due squadre, la dimostrazione dei ritardi che, sotto l’aspetto tecnico e tattico, l’Italia donne paga nei confronti di altre nazionali, e della presunzione di avere raggiunto certi livelli, tali da poter competere alla pari con altri squadroni che, ormai da anni, dominano saldamente il panorama calcistico europeo.

Mi riferisco, oltre che alla Francia, a Inghilterra, Spagna, Germania, Svezia tra le altre. Al momento attuale, e fuori da ogni disfattismo da parte nostra, dopo questa sonora sconfitta appare del tutto utopistico pensare di potersi permettere certi avversari. La sensazione è che la cinquina francese ci abbia ulteriormente allontanato dalle posizioni a ridosso delle topteam del ranking UEFA.

Ma l’Italia donne può e soprattutto deve crescere. Peraltro, prima di Francia-Italia, quella classifica parlava chiaro: l’Italia era in una posizione che lambiva le prime della classe, settima, ma poi, andando a vedere i numeri, la distanza dalla Francia, in termini di punti, era enorme. E come si sa, i numeri non mentono, mai. D’accordo, i numeri, le statistiche che magari possono non essere aggiornate, ma, per quanto sballate possano essere, bisogna pur sempre tenerne conto.

In quest’ottica, la posizione della Francia imponeva ben altro che non lanci lunghi a cercare la sempre bravissima Girelli, unica vera punta, che, incastrata com’era tra le maglie transalpine, sorvegliata a vista, assistita male, talvolta ignorata, più che inventarsi, improvvisare numeri non è che potesse fare altro.

Si ipotizzava che la Francia avrebbe dato battaglia, forte della sua superiore qualità fisica e tecnica. Avevamo questo dato importante dal quale partire: allora perché non assumere un atteggiamento guardingo, ma pronto a colpire, magari operando con manovre corali, con movimenti a guadagnare metri man mano che l’azione si sviluppava, piuttosto che affidarsi a quei lanci lunghi che non avevano senso.

Abbiamo visto, invece, un’Italia contratta, timida, piccola, con un centrocampo che non costruiva né copriva la difesa, questa, di conseguenza, essendo sempre in affanno quando le transalpine scendevano, arrivando ai venti metri con una facilità a volte persino irrisoria. Le tre, quattro reti mancate dalle nostre avversarie, oltre alle cinque realizzate, ne sono la dimostrazione e aggiungono ulteriori motivi di riflessione sul perché della sconfitta.

Ci riesce difficile, ad esempio, capire perché coach Bertolini non abbia schierato Giacinti fin dal primo minuto, accanto a Girelli e magari supportare le due punte con la velocissima e scaltra ala Bonfantini. Ci si chiede come sia stato possibile che dalla panchina non si siano accorti del diavolo a quattro che Cascarino, accento sulla o, andava combinando nelle nostre retrovie fino a che è rimasta in campo, di come quell’autentico, velocissimo, talentuoso, imprendibile e immarcabile folletto in possesso di una classe cristallina, andasse scompigliando e scompaginando i nostri sedici metri, praticamente da sola, a volte dando l’impressione di giocare a gatto e topo con le nostre fullback.

Mah, più che di differenti punti di vista sembrano atteggiamenti non conseguenti, privi di logica. Certo è che, chiunque abbia tirato due calci al pallone sa bene che se entri in campo con la paura di perdere, prima o poi il goal lo prendi, magari ne prendi cinque. Bisognava affrontare la gara con ben altro spirito.

Avere la consapevolezza che, sì, le francesi attualmente hanno una marcia in più delle nostre, ma allo stesso tempo essere coscienti che, sebbene in numero inferiore alle loro, anche noi avevamo le nostre chance da tirare fuori al momento giusto.

La sconfitta con la Francia non compromette il nostro cammino nell’Europeo donne. Ma, di sicuro, con Belgio e Islanda ci sarà da sgobbare parecchio. Allo scopo, magari potrebbe servire un cambio di filosofia: avanti con giudizio, senza spavalderia. Forza Azzurre! 

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