Dybala show, e la Roma torna in carreggiata
ROMA-FROSINONE 2-0
(AGR) Buona soprattutto per la classifica, visti i tre punti guadagnati a spese di un ottimo Frosinone, la partita contro la simpatica squadra ciociara non è che abbia fugato dubbi e perplessità sulla squadra giallorossa, sorti nel disastroso avvio di campionato, attenuati dal largo successo contro il generoso Empoli e riemersi prepotentemente dopo le meritate sberle prese dal Genoa. Nella partita di Marassi, sfuggita alla nostra penna per ragioni tecniche, e del mancato commento ce ne scusiamo con i nostri affezionati lettori, emerse, in tutta la sua spietata evidenza, l’orribile non-gioco della Roma, giustamente punito dai quattro più che meritati schiaffoni rossoblu; a causa di quella inqualificabile prestazione dei capitolini, più che il positivo sbocco di una svolta strategico-tattica operata dal tecnico giallorosso, il sontuoso 7-0 inflitto al bravo Empoli apparve l’esito negativo di una giornata storta dei toscani: ma sì, anche nel calcio capitano quelle giornate che ne prendi sette senza riuscire a spiegartene le cause. La vittoria contro l’Empoli doveva essere il ‘vero’ inizio del campionato giallorosso.
Ai romanisti, quella caterva di goal doveva dare entusiasmo e voglia di vittoria, renderli più consapevoli delle proprie possibilità, doveva essere un corroborante e robusto viatico che li accompagnasse nel cammino in campionato. Sappiamo invece come è andata: a Marassi, s’è visto fin dal primo minuto, la Roma ha dato vita ad una prestazione indecente, a dir poco. Nel dettaglio: le punte hanno fatto quanto era loro possibile, visti i pochi palloni che arrivavano; dal canto suo, la difesa è apparsa impacciata, timorosa, contratta. Dulcis in fundo, il centrocampo è apparso fragile, incapace di combattere, interdire, proporre e riproporre, inventare e produrre gioco. Quando chiamati in causa, gli elementi schierati in quel settore-chiave, quale è ed è sempre stato il centrocampo, sono apparsi fuori-partita, avulsi dal gioco, in alcuni momenti dando l’impressione non solo di non essere adatti e/o adattabili alle filosofie di gioco mourinhiane, ma, addirittura, di non possedere i necessari ferri del mestiere, di mancare dei necessari ‘fondamentali’ che qualsiasi scuola-calcio fornisce in abbondanza tale da far sì che chiunque ne abbia frequentato possa definirsi ‘calciatore’ o quantomeno fare un figurone nel torneo aziendale o, in misura minore, nella partitella tra amici del giovedì…
Sulla base della prestazione romanista contro il Genoa, cui abbiamo fatto riferimento con la breve analessi, era logico pensare al ridimensionamento degli obiettivi stagionali della Roma. Tanto più che alle viste c’era l’arrivo del Frosinone squadra ottimamente guidata dal bravo Eusebio Di Francesco, che ha raccolto diversi punti in meno di quanti ne meritasse in realtà. Era proprio l’alta competitività della squadra ciociara, che trova la sua sintesi nel gioco brillante e piacevole dei frusinati, che doveva mettere la Roma sull’avviso, cosa che la squadra giallorossa ha fatto, seppur correndo qualche rischio. Perché contro il Frosinone, non è che i tre punti la Roma se li portasse da casa, anzi… Nel primo quarto d’ora succede poco: la Roma prosegue con il suo gioco lento, sonnolento: la squadra non morde e il Frosinone, rotti gli indugi, si fa sotto: al 18’, Cuni, scavalcato Rui Patricio, batte a colpo sicuro, ma la posizione del ragazzo è piuttosto defilata e il pallone finisce sul fondo. La Roma, pur nella sua evidente superiorità in termini di qualità singola e complessiva, combina ben poco. Tuttavia, al 21’, va in vantaggio: gran pallone di Dybala per Lukaku, finta e, a seguire, rasoterra letale del belga.
Per niente scosso dal goal subito, il Frosinone reagisce subito e al 26’ ha una buona chance ma il pallone calciato al volo da Cuni non inquadra nemmeno lo specchio della porta di Rui Patricio. La partita entra nel vivo ma è piuttosto equilibrata e nonostante il ritmo gara non sia così furibondo, sia l’una che l’altra arrivano a battere a rete: Lukaku, al 30’, si vede respingere un potente sinistro da Turati. La risposta del Frosinone arriva a stretto giro di posta, al 33’, con Baez, ma Rui Patricio manda in angolo. Fasi finali del primo tempo senza ulteriori scossoni. Nel primo tempo, il Frosinone è stato più offensivo rispetto alla ripresa, dove si è visto poco, complice probabilmente il dispendio di energie spese nei primi quarantacinque minuti. Da parte sua, nel secondo tempo, la Roma non sembra avere fretta di piazzare il colpo del ko. Alle porte c’è il Servette - squadra svizzera con grandi tradizioni nelle coppe europee, onorate con partecipazioni di buon livello – e probabilmente Mourinho fa tirare il freno a mano ai suoi, nei limiti imposti dal contingente, naturalmente.
Né il Frosinone ha voglia di essere così arrembante come nel primo tempo: mr. Di Francesco deve aver optato per un atteggiamento più prudente, magari confidando in qualche ripartenza letale. La gara si mantiene su un buon ritmo, ma di emozioni non è che ce ne siano tante. Arriviamo così al 59’ con un’altra invenzione di Dybala che trova bene Bove, questi tira, ma Turati, in uscita, gli risponde alla grande La partita si mantiene equilibrata: col passare dei minuti, in termini di spettacolo la partita va offrendo poco, ma, all’83’, la Roma mette al sicuro i tre punti con un bel goal di Pellegrini che, defilato, piomba all’altezza del secondo palo e finalizza al meglio un calcio di punizione battuto da Dybala. 2-0 e giubilo della tifoseria romanista. Il Frosinone ha disputato una signora partita. Differenze con i giallorossi? Buon per la Roma che può annoverare nel suo organico Lukaku, Dybala, Cristante: sono loro che mandano avanti la baracca: l’impetuosità e la potenza del belga si va a miscelare con l’eccelsa classe dell’argentino e Cristante, da par suo, appare davvero l’uomo per tutte le stagioni. Ad arricchire di qualità questo trio, aggiungerei Bove e Spinazzola.
Dal canto suo, il Pellegrini che abbiamo visto in queste sue due prime uscite non appare ancora in grado di soddisfare le aspettative riposte in lui. In soldoni: il capitano, colui che dovrebbe stare sempre in ogni azione, dato che, almeno nominalmente, dovrebbe ricoprire il ruolo di centrocampista d’attacco o mezzala o trequartista a seconda delle situazioni, sia contro il Genoa, che contro il Frosinone è apparso un pesce fuor d’acqua, a tratti del tutto avulso dal gioco. È vero, ha realizzato il goal del 2-0, ma con quel pallone che arrivava a chilomba, comodo comodo, la rete potevano realizzarla in tanti. Diversamente da quanto pensano in molti cosiddetti ‘esperti’, quelli che non ne azzeccano mai una, il ragazzo non è un fuoriclasse e per gli ambiziosi obiettivi della Roma ci vuole ben altro. La vittoria sul Frosinone, che, lo ribadiamo, si è battuto benissimo e senza timori reverenziali, non ha certo fugato le perplessità destate dalle prestazioni fornite dalla Roma in questo iniziale scorcio di campionato: permane la cronica lentezza in fase di disbrigo pratiche difensive, così come nella costruzione del gioco dalla cintola in su.
Questa squadra, per centrare quelli che, supponiamo essere gli obiettivi stagionali, ha bisogno di giocatori di livello europeo o quantomeno, di giocatori esperti, che sappiano ‘leggere’ la partita, eventualmente gestire situazioni anche difficili. Non si può entrare in campo solo per battere angoli e punizioni. La Roma non ha bisogno di arrivare chissà dove per trovare buoni giocatori: basta avere la pazienza di girare nel nostro bel Paese, scandagliandone i vari campionati, perché qui da noi di talenti ce ne sono non tanti, ma tantissimi.