Barcellona-donne stellare, troppo fuori portata della Roma
Champions League Donne: Barcellona-Roma 5-1
(AGR) Primo tempo più o meno fotocopia di quello giocato nella partita d’andata: Roma schiacciata nella propria metà campo e Barcellona subito avanti. Il pressing asfissiante delle catalane viene premiato all’11’ quando Oshoala, in piena area, appoggia per Rolfo lasciata incredibilmente sola: tiro e goal. La Roma sembra non sentire il colpo e abbozza una timida reazione, ma è un fuoco di paglia perché è sempre il Barcellona che comanda il gioco.
Nei minuti che seguono al goal, un paio di occasioni blaugrana non vanno a buon fine - al 15’, Oshoala spreca da buona posizione, al 27’ Graham manda fuori di poco – ma sono il preludio al raddoppio delle catalane, che arriva al 33’ con Leon che calcia dalla distanza e sorprende, letteralmente sarebbe il caso di dire, Ceasar. I nervi della Roma non saltano e al 36’ avrebbe l’occasione buona: Haavi cattura palla e vola verso l’area avversaria, ai venti metri circa interviene Paredes da dietro: uno sgambetto plateale visto da milioni di persone, del quale però non se ne accorgono né l’arbitra (Riem Hussein, federazione tedesca) né il VAR (due tedesche) né il quarto ufficiale (una danese). Per tutte costoro non c’è nulla, sta di fatto, però, che se Haavi non fosse stata sgambettata da dietro, sarebbe entrata in porta con tutto il pallone. Il goal sarebbe stato come un ‘non tutto è perduto’ per le ragazze romaniste.
Alla Roma-donne è capitato un arbitraggio talmente scadente da suscitare più che altro ilarità, che però si spera venga tenuto presente nelle sedi opportune e serva ad evitare che la tizia faccia ulteriori danni in futuro. Sono stati tanti gli interventi ai danni delle romaniste non puniti dalla direttrice di gara né da quelle mandate lì ad ‘aiutarla’. Sembrava che l’arbitra tedesca fosse alle prime armi, un’autentica e impacciata beginner del tutto fuori posto in quell’agone.
Questo Barcellona-Roma di WCL non meritava un arbitraggio così comicamente imbarazzante: si è avuta la netta sensazione di un’arbitra in palese sudditanza psicologica nei confronti del blasonatissimo club catalano. Una sensazione che è rimasta fino alla fine. Ci auguriamo, per il bene del calcio soprattutto, che la nostra sia stata solo una sensazione. Sta di fatto, però, che, andando a rivedere la partita, quella sensazione non siamo riusciti a smaltirla. Sgombriamo il campo dagli equivoci: intanto, al Barcellona, per vincere non servono certo aiutini di alcun genere: l’ensemble catalano è una macchina da guerra perfetta che è in grado di stritolare qualsiasi avversaria a qualsiasi latitudine, all’equatore o al polo nord, sia che si trovi a giocare su un campo d’ erba o di plastica o pieno di buche, sia che le capiti di ‘avere contro’ arbitra e VAR.
Da quanto abbiamo visto, il Barcellona-donne avrebbe vinto ugualmente, magari con un punteggio più largo o più contenuto, anche senza la captatio benevolentiae dell’arbitra, apparsa piuttosto reiterata. Intanto, al 44’ arriva l’occasione per la Roma, ma Giacinti spreca tirando al momento sbagliato. In pieno recupero, al 47’, arriva il terzo goal del Barcellona: il pallone piove da destra, a campanile, scavalca giallorosse e blaugrana, tutte appostate nei pressi della linea di porta, ma plana sui piedi di Rolfo, che da lì non può sbagliare. Spogliatoi. A metà gara, la partita è compromessa: almeno l’orgoglio si saranno dette le romaniste.
Rientro e al primo minuto arriva il poker del Barcellona: Oshoala finalizza al meglio un cross di Bonmatì e insacca comodamente. 4-0 per le catalane e palla al centro: ma non c’è rassegnazione nelle romaniste: certo, la montagna è impossibile da scalare: ma c’è l’orgoglio, appunto, e la consapevolezza di avere puntati addosso gli occhi di un’intera nazione: è questo l’input che spinge le giallorosse a dare tutto ciò che hanno dentro, a non mollare, a non tirare i remi in barca, a continuare a fare fino alla fine: non abbiamo mai visto rassegnazione negli occhi delle nostre, neanche quando arriva il quinto goal blaugrana, al 53’, ad opera di Guijarro che, inspiegabilmente lasciata sola in area, su angolo da destra, insacca di testa. Pokerissimo catalano, ma la Roma trova l’opportunità, al 58’, per realizzare il goal della bandiera: Andressa pesca preciso Serturini che vola sulla fascia, si accentra e batte Panos dal limite.
L’onore è salvo! Al di là del punteggio, piuttosto severo senza dubbio, visto che almeno tre delle cinque reti sono frutto di disattenzioni della difesa romanista, la superiorità tecnica e tattica, qualitativa e psico-fisica delle blau-grana è stata più che evidente. Ma, allargando il discorso, è proprio questo l’attuale limite del calcio-donne italiano: un limite che nasce non già da una presunta limitatezza delle nostre ragazze, quanto da miopi mentalità e assurdi pregiudizi nei confronti del calcio-donne, che hanno fatto ritardare la crescita e lo sviluppo del calcio femminile in Italia, quando non l’hanno apertamete osteggiato, anche dai piani alti.
Di certo, alla luce dei quarantamila dell’Olimpico e dei 54667 spettatori presenti sugli spalti del Nou Camp, quei pregiudizi e quelle idee strane e bizzarre sulla presunta incapacità delle donne a ‘fare cose da uomini’ appaiono del tutto ridicole, anacronistiche, roba da portare alla discarica. Barcellona-Roma è servita anche a questo. Non abbiamo dati dell’audience, ma scommettiamo, sicuri di vincere, che tra le tante migliaia di spettatori c’erano tantissimi maschi di ogni età e condizione sociale.
Partite come Barcellona-Roma servono a formare esperienza e carattere: il ringraziamento alle giallorosse e l’arrivederci alla prossima edizione della WCL a questo punto è doveroso. Siamo sicuri di interpretare il pensiero di migliaia e migliaia di appassionati e appassionate di calcio, fan giallorossi e non solo.