Barak e Tameze gelano l'Olimpico ma con Volpato e Bove la primavera giallorossa sboccia in anticipo
Roma-Hellas Verona 2-2 Roma-Hellas Verona 2-2 Roma-Hellas Verona 2-2
(AGR) Un secondo tempo così non c’era proprio da aspettarselo. Era ora! In quei secondi quarantacinque minuti abbiamo visto una Roma gagliarda, tosta, affatto rassegnata a lasciare l’Olimpico sotto il diluvio dei fischi, di cui buon assaggio alla fine del primo tempo, che sarebbe arrivato se non fosse stato agguantato almeno il pareggio.
E questo 2-2 è più di un pareggio, perché, al di là di quanto decretato dal campo, i giallorossi hanno dato fortissimi segnali di consapevolezza nelle proprie possibilità, buoni per il prossimo futuro. La corsa è ancora aperta per quanto riguarda l’Europa che conta.
Va detto che di fronte al Verona di oggi bisogna togliersi il cappello e applaudire; rispetto a quello dei tempi di Di Francesco, esonerato dopo che gli scaligeri avevano rimediato tre sconfitte nelle prime tre gare di campionato, questa è una squadra del tutto diversa.
Tudor ha eliminato i possibili inceppamenti che impedivano il cammino gialloblu. In effetti, a ben guardare, all’epoca, ad inizio campionato, ci si chiedeva che fine avesse fatto il bel Verona Hellas di Juric. Sembrava che, alla luce delle brutte prestazioni dei gialloblu veneti, la partenza del tecnico croato non fosse stata ben metabolizzata e che il nuovo tecnico non fosse riuscito a far capire pienamente al parco-giocatori a sua disposizione quali fossero i suoi intendimenti di gioco.
Tudor, invece, c’è riuscito eccome, e allora, con tutto il rispetto per l’ottimo tecnico di Pescara, il suo breve periodo di trainer trascorso all’Hellas Verona va considerato come una brutta parentesi e archiviato come tale. Ordinata, precisa, manovre ampie e attacco alla profondità, l’Hellas Verona ha subito messo alle corde la Roma. Non c’è dubbio che il primo tempo è suo. Il doppio vantaggio al riposo è ben meritato e arriva quasi in apertura, al 4’: calcio di punizione per gli ospiti, pallone crossato da Faraoni che Rui Patricio respinge debolmente verso centro-area, irrompe Barak che non può sbagliare neanche se lo volesse.
Vantaggio Verona, ma la cosa non sorprende nessuno. La Roma risponde con Pellegrini prima al 7’, ma il pallone calciato dal capitano giallorosso viene parato da Montipò, poi al 12’, quando una brutta situazione in area veronese non viene finalizzata a dovere dai romanisti – in questi casi la zampata corsara sarebbe stata di rigore – ancora, al 13’, allorché Gunter intercetta un pericoloso pallone diretto ad Abraham, che sicuramente sarebbe planato tra i piedi dell’inglese e infine una ripartenza di Felix, al 17’, vanificata… dal ghanese stesso, che tarda ad allungare il pallone. Mah! Se non altro, la Roma sembra non aver subito il colpo.
Quelle iniziative fanno sì che la tifoseria giallorossa si aspetti il pareggio da un momento all’altro: vedrai che adesso… Invece, guarda te!, a stretto giro di posta, arriva il raddoppio gialloblu: Caprari preciso per Tameze che, trovandosi a centro area approfitta della pausa-caffè di Smalling e soci e fulmina Rui Patricio.
Venti minuti e Roma sotto di due goal. Si affacciano gli spettri di Bodo Glymt? Ma no, dai. Certo, la botta del secondo goal è pesante ma avoja ancora… Il secondo colpo sembra proprio quello del ko: la Roma è ferma, il Verona scorrazza in lungo e in largo sul prato dell’Olimpico: Tameze e Barak, grandi cucinieri di centrocampo, sembrano imprendibili, la Roma appare in difficoltà, non riesce a riversarsi nella metà campo avversaria, subendo, invece, le iniziative gialloblu che, per sua fortuna, non vanno a buon fine: al 21’, Tameze tira ma il pallone è respinto dalla difesa giallorossa, al 28’ punizione conquistata dal camerunense, pericoloso colpo di testa di Barak e arbitro che ferma tutto per fuorigioco di Caprari.
Gli allarmi sono disattivati e così i giallorossi non si accorgono dei rischi che stanno correndo e al 31’ subiscono il terzo goal, ma la rete di Simeone viene annullata dall’arbitro per fuorigioco. Di qui alla fine del tempo, a parte una discesina di Karsdorp, con cross finale intercettato dalla difesa veronese, la Roma non riesce a venire fuori dalla situazione critica in cui si è venuta a trovare.
Da parte sua, il Verona continua a fare gioco e al 36’ i suoi avanti vanno a pressare persino il portiere giallorosso! Il risultato, però, rimane fermo sul 2-0 per gli ospiti. Sullo 0-2, cos’altro fare se non giocare la carta delle sostituzioni: hai visto mai che mischiando il mazzo magari di mano ti capita una bella napoletana nona? Alla Roma è successo proprio così. Lasciati Vina e Sergio Oliveira negli spogliatoi, entrati Veretout e Zalewski, ecco che la smazzata dà i suoi frutti, sebbene non nell’immediato prosieguo della gara. Non che il Verona abbia deciso per il catenaccio, anzi, i gialloblu sono ben vivi. In campo c’è la stessa formazione del primo tempo, quindi è logico pensare che mr. Tudor sia del tutto tranquillo, nel senso che pur essendo sicuro della reazione tosta dei giallorossi, si sente la vittoria in tasca.
A ragione, si direbbe, visto che in apertura di ripresa, l’Hellas Verona – pericoloso angolo al 48’ senza esito, e Rui Patricio che al 51’ va a farfalle – potrebbe triplicare, seppellendo per sempre i sogni europei della tifoseria romanista. La Roma fa fatica a prendere l’iniziativa. Riaffiora la solita ambascia del chi fa il regista, che non può essere Pellegrini perché quello non è il suo ruolo, quantomeno non lo è in questa Roma.
Tuttavia è proprio il capitano a smuovere le acque e il suo tiro produce solo un calcio d’angolo che peraltro rimane senza esito. Ma può essere il segnale che la Roma si stia svegliando. Tudor corre subito ai ripari e sostitisce il bravo Casale con il più fresco Depaoli. Un difensore per un difensore cambia poco, ma per difendere il 2-0 tutto fa brodo, e in questo caso la mossa consentirebbe a Tudor di arretrare Faraoni all’altezza dei centrali, di fatto mettendo il pullman davanti alla porta.
La partita prosegue e al 57’ Veretout scaglia la sua prima pietra. Illusione del goal ma il missile finisce sulla rete esterna. Sì, la Roma ha proprio deciso per il pareggio. C’è tanta voglia e intensità, ma di iniziative veramente ficcanti se ne vedono poche.
Mourinho cambia ancora e mette dentro il primavera Volpato al posto dello stremato Felix. Il Verona risponde alternando Simeone e Caprari con Lasagna e Bessa, attaccante l’uno e centrocampista-ala brasiliano naturalizzato italiano l’altro.
Ma allora Tudor non vuole vincere: vuole stravincere! Bene, la partita va avanti con questi nuovi dispiegamenti. La Roma forza i tempi, sarebbe ora, e al 64’ accorcia le distanze: sugli sviluppi da calcio d’angolo, Cristian Volpato da Camperdown, Australia, di nazionalità italiana, appostato al limite, raccoglie e batte preciso: staffilata imprendibile per Montipò e partita riaperta.
Manca parecchio alla fine, ma la Roma adesso deve procedere magnis itineribus: corre il 65’ e da qui in avanti il Verona combinerà poco, affacciandosi nei pressi dell’area giallorossa solo al 67’ con un passaggetto filtrante di Tameze intercettato dai difensori giallorossi: è la Roma, infatti a prendere decisamente il sopravvento e cercare di arrivare al pareggio.
I gialloblu provano a rallentare i tempi: uomini a terra apparentemente colpiti da crampi, che poi corrono più di prima, o da colpi immaginari. C’è tempo per il solito fattaccio ai danni della Roma: al 72’, Pellegrini, ormai in area, viene atterrato da Ceccherini – guarda caso uno di quelli che poco prima era stato colpito da crampi restando quattro ore steso sul campo – a norma di regolamento sarebbe, anzi è rigore, ma l’arbitro Pairetto Luca da Nichelino, paesello della cintura torinese, decide per il laissez faire laissez passer. Del VAR neanche l’ombra, naturalmente.
Il network che trasmette la partita, a questo punto ci sollazza con il parere di un ex arbitro, per il quale il colpo subito da Pellegrini sul collo non è da rigore. Perché mandare in onda certe oscenità? Non sarebbe ora di avere rispetto per i telespettatori? È possibile che l’arbitro prenda un abbaglio, ma non è possibile negare l’evidenza, tanto più dopo avere visto e rivisto l’azione da ogni possibile angolazione. Purtroppo, si ha la sensazione che certa medialità voglia dimostrare che la Terra è quadrata, o piatta, se preferite.
Possesso palla e iniziative sono nei piedi della Roma e la tifoseria si chiede come mai sia possibile che il pareggio ancora non arrivi. L’occasione d’oro al 75’, per esempio, potrebbe esaudire i desiderata giallorossi, ma né Pellegrini né Volpato arrivano in tempo all’appuntamento con il pallone.
Poi c’è quella all’81’ ma Cristante manda il pallone nel Tevere. Spingi, spingi, alla fine il goal arriva: ancora su calcio d’angolo, ancora con un primavera, Bove, che all’83’ realizza indirizzando sul primo palo: nulla da fare per l’ottimo Montipò, autentico portierone che già all’andata contribuì non poco alla vittoria della sua squadra. Pareggio meritato e giubilo sugli spalti.
Mancano ancora diversi minuti, tratto di gara durante il quale Mourinho trova tempo e modo per farsi espellere per eccessive proteste. Ma il Verona tiene bene e il risultato non cambia.