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Abraham, goal qualificazione al 90’ – Olandesi meritatamente a casa

Roma-Vitesse 1-1 in Conference Cup

printDi :: 18 marzo 2022 17:59
Abraham, goal qualificazione al 90’ – Olandesi meritatamente a casa

(AGR) L’1-0 dell’andata probabilmente veniva considerato sufficiente a passare il turno: ma sì, basta andare al piccolo trotto, senza sforzarsi troppo, tenerli alla larga e farli correre a vuoto e il golletto di Oliveira a casa loro basta e avanza. Ed è andata proprio così. Certo, il Vitesse ci ha provato subito, al 3’, con Grbic, con un calcio di punizione, ma Rui Patricio ci ha messo le mani e il tiro rimane senza esito. Del resto, per sorprendere la Roma, le sole opzioni a disposizione degli olandesi sono proprio le palle inattive: angoli, punizioni, lancioni a scavalcare il centrocampo giallorosso e nient’altro. Sui piani tecnico, tattico e della qualità c’è almeno una categoria di differenza.

Magari su quello della condizione fisica il discorso è diverso: gli ospiti appaiono più dinamici, ma forse l’allenatore Letsch l’ha voluta mettere sul veloce, visto che la Roma ha fama di squadra compassata, che fa giocare e non è ruvida come in Europa se ne trovano qua e là. Dunque, vai col solito refrain: portiere che appoggia a quello più vicino, lancio lungo a scavalcare il centrocampo giallorosso e Openda, Grbic, Huisman a darsi da fare davanti, corredando le loro performance con falli e falletti di cui l’arbitro, tale Petrescu Radu da Bucarest, si accorge di rado, per esempio consentendo a Tronstad, al 10’, di scamparla dopo un fallaccio su Vina: niente giallo e il ragazzotto norvegese di Kristiansand si sentirà autorizzato a randellare per tutta la partita.

 
Il Petrescu, però, abbocca di brutto ai cascatoni che gli olandesi mettono in atto ogni volta che perdono palla, cosa che succede spessissimo, e che fruttano gialli sbattuti in faccia a Zaniolo, Ibanez e compagnia cantante. Per tutta la prima parte di gara, del Vitesse non abbiamo visto altro se non questi schemi ripetuti come un mantra, di volta in volta interpretati da attori diversi, un tiraccio di Dasa che si perde chissà dove e un angolo al 20’, che rimane senza esito.

La Roma, invece, dal canto suo riesce a sprecare le undici occasioni che gli capitano: tre con Abraham (12’, 30’, 39’), altrettante con Veretout (16’, 23’, 37’), due con Zaniolo (13’, 35’) e una ciascuno per Smalling (12’), Ibanez (18’) e Vina (27’): forse è il record delle occasioni gettate al vento. Il continuo scialacquamento della Roma mette ansia nei tifosi, ai quali è ben noto il detto goal mangiato, goal subito. In apertura di ripresa, al 52’, annotiamo un buon pallone da cross che arriva a Grbic, ma questi colpisce male, un angolo al 55’, ancora per gli olandesi, poi più nulla, a parte il goal, naturalmente, che arriva al 61’, quando Wittek da lontano lascia partire, al volo, un autentico ancorché velenosissimo missile carico d’effetto sul quale non sarebbe arrivato neanche un falco pellegrino. Fino alla rete del vantaggio olandese, la Roma era riuscita a sprecare un’altra chance con Pellegrini che, al 58’, da buona posizione manda a lato un calcio di punizione.

La Roma ce la sta mettendo tutta e l’aver subito il goal non cambia la sua impostazione di base. Semmai è Mourinho che, rimanendo quello l’impianto, al 66’ cambia Vina, Veretout e Maitland-Niles con Cristante, El Shaarawy e Karsdorp. Di fatto, i tre nuovi entrati alzano il livello di dinamicità della squadra. Cristante si fa vedere quasi subito, al 73’, con un tiro da distanza ravvicinata, neutralizzato da Houwen. Intanto, l’arbitro ruba la scena ammonendo a più non posso: i contrasti di gioco vengono scambiati per falli e sanzionati. Lo stesso dicasi per le proteste, giuste, dei giallorossi che ci rimangono male non vedendo punite le scorrettezze olandesi. Relativamente alle ammonizioni, nel primo tempo aveva vinto il Vitesse per due a uno (Dasa e Grbic 14’ e 40’, Ibanez al 18’), poi, nella ripresa, dopo che al 52’ veniva ammonito Rasmussen, un giallo che avrebbe dovuto essere rosso, arrivavano cartellini anche per Zaniolo e Mourinho, entrambi al 71’, e El Shaarawy all’89’, quest’ultima ammonizione essendo una vera e propria cantonata, eufemisticamente parlando, del Radu Petrescu, che provocava le giuste ma contenute rimostranze del faraone Stefano: ditemi voi, amici lettori, come si fa a dare simulazione al giocatore che entra in area palla al piede, sta per tirare, e di sicuro avrebbe fatto goal, ma viene toccato e cade.

Mah! Queste porcherie arbitrali non dovrebbero più sorprenderci, e invece, quando capita di vederne, ne rimaniamo tuttora sconcertati, come se fosse la prima partita di calcio alla quale assistiamo. Serrate finale con la Roma che spinge all’impazzata: all’86’ arriva il quinto angolo cui segue una botta di Mkhitaryan alle stelle. Il forcing romanista dà i suoi frutti al 90’: area di rigore olandese, Karsdorp raccoglie un lungo cross dalla sinistra, potrebbe tirare ma si rende conto che Houwen gliela prenderebbe, allora s’inventa uno splendido assist per Abraham lì appostato e il londinese appoggia in rete di testa. È il pareggio: mission accomplished! Nei pochi minuti che restano c’è spazio per il bravo Bove al posto dello stremato Pellegrini e un angolo per gli olandesi, che non ha esito. Roma ai quarti di Conference, Vitesse meritatamente a casa.                                                                                                                                                                                                                                                                                                     

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