COVID-19 e Influenza Spagnola
Confronto tra la più grande pandemia del mondo: La Spagnola e il Coronavirus
COVID-19 e Influenza Spagnola
(AGR) Cento anni fa, dopo la fine della Grande Guerra, si presentò al cospetto dell'umanità un virus, anch’esso proveniente dalla Cina, come la già nota SARS del 2003 di categoria H1N1, che iniziò ad affliggere una già estenuata popolazione mondiale: era la famigerata “influenza spagnola”.
La malattia iniziò in silenzio, per diffondersi velocemente anche a causa della malnutrizione post bellica, alla scarsa igiene, agli scarsi sostegni finanziari di Stato e alle limitate competenze mediche (per questo caso specifico dal momento che le vaccinazioni funzionavano solo su alcune patologie, fra le quali il vaiolo e la difterite ecc). Scarso era, dunque, l'intero armamentario terapeutico e tecnologico.
L’”influenza spagnola” impiegò un anno, o forse anche qualcosa di più, per diffondersi. Nel caso dell’attuale, invece, nel giro di due mesi tutti i continenti della Terra hanno avuto una carica virale sufficiente a far partire la pandemia quasi in contemporanea, impedendo ai medici di prendere provvedimenti rapidi e causando una serie di errori procedurali che hanno prodotto i 3.153.666 casi complessivi e i 218.743 decessi di oggi, 29 aprile 2020. Ma torniamo all’”influenza spagnola”: in quel periodo, come detto, c'erano pochi mezzi per combattere il virus, e non fu prescritto alcun distanziamento sociale o provvedimento affine, e fu solo al principio dell'estate del 1920 che la pandemia rallentò il suo andamento fin quasi a scomparire; sembrava che tutto fosse terminato, quando in autunno il morbo si ripresentò con estrema veemenza sterminando una cifra che va dai venticinque agli ottantacinque milioni di persone (a seconda delle fonti storiche).
La causa del decesso era per 80% dei casi una polmonite atipica del tutto simile a quella interstiziale da COVID-19. Solo di recente è stato scoperto che L'H1N1 dell’”influenza spagnola” era un virus che fece un salto di specie da un mammifero, forse un pipistrello ad un uomo. Oggi, per curare il COVID-19, in attesa di un vaccino sicuro ed efficace, abbiamo a disposizione sei farmaci che agiscono sui sintomi della patologia, un anticorpo monoclonale, un antimalarico, una eparina e tre antivirali che furono efficaci anche per Ebola, l’AIDS e la SARS.
Ad essi va aggiunto, come sistema di sicurezza primaria, anche il distanziamento sociale, che pure ha un costo attuale e futuro estremamente alto per tutta l'umanita, ma che si è dimostrato essere, probabilmente, il sistema non medico più efficace per tenere sotto controllo la curva epidemica.
Con la quarantena, come detto, siamo arrivati alla fine della corsa, e al momento attuale non è più possibile sostenerla ancora, specialmente per questioni sociali e soprattutto economiche. Ma cosa succederà quando ne saremo usciti, anche se gradualmente? Cosa ci aspetterà nei prossimi mesi? Dato il decorso dell’”influenza spagnola” un secolo fa, con una seconda ondata di gran lunga più rovinosa, si consiglia una certa prudenza alla graduale ripresa delle attività umane durante l’estate ventura, oltre che l’impiego di applicazioni telefoniche come "IMMUNI", che riprende il sistema di controllo adottato dalla Corea del Sud per poter individuare le persone positive al COVID-19. A ciò si devono aggiungere l'uso costante delle mascherine e il distanziamento nei luoghi ricreativi, bar e ristoranti.
Tutto il mondo è mobilitato perché responsabile di questa grave situazione, e molto dipende anche dalla nostra personale coscienza: fino ad ora siamo stati comodamente a casa ,al sicuro, ora non si scherza più.
Saverio & Fabrizio Rudi