Ortopedici e Traumatologi: la sfida sono i "giovani anziani", per le fratture da sport adottare.... tecniche veloci
Dal Trauma Meeting in corso a Riccione, cui partecipano 1400 specialisti, arriva l'invito ad adeguare le cure ai tempi odierni e trattare i pazienti senza avere più come unico riferimento gli anni. Perchè i 70enni di oggi vivono come i 50enni di una volta. Sempre più spesso si adattano le tecniche
Ortopedia fasciatura foto pixabay
(AGR) Negli ultimi anni sono triplicati per gli over 65 i traumi a ginocchio, caviglia e gomito, cioè quelli tipici di chi va in bicicletta o in moto, pratica tennis, padel, trekking, sci. Con i sistemi tradizionali la guarigione sarebbe troppo lenta per il recupero desiderato. Ma con quelli attuali, che diventeranno lo standard in tutti gli ospedali, i tempi si dimezzano.
Riccione, 5 ottobre 2023. Per ora accade solo nei reparti più attrezzati, ma tra breve diventerà lo standard: chi ha 65, 70 o più anni verrà trattato in tutti gli ospedali italiani con le tecniche finora riservate ai giovani, che consentono una guarigione più rapida. Gli ortopedici e traumatologi ospedalieri italiani (Otodi) riuniti nel loro congresso annuale, il Trauma Meeting, al via oggi a Riccione, si stanno confrontando per decidere metodi e protocolli condivisi per i diversi tipi di trauma, ne nascerà un documento ufficiale.
“Oggi, una frattura, anche per gli over 65 e anche ben più in là” dice il dottor Pietro De Biase, presidente del congresso insieme a Marco Mugnaini, Paolo Esopi, Andrea Micaglio, “è un evento spiacevole da superare in fretta per tornare efficienti come prima. Per questo oggi è diventato anacronistico trattare le fratture e i traumi delle persone di 70 o 75 anni con i metodi finora in uso per gli anziani: cioè apparecchio gessato, immobilità prolungata che causavano rigidità articolari ed esiti poco soddisfacenti. Ormai a questa età oggi la gente ha mille impegni, viaggia, fa sport, spesso lavora, e quindi ha bisogno di guarire senza perdere tempo e recuperare tutta la propria efficienza fisica. Nei nostri reparti i pazienti di questo tipo sono la maggioranza. Quindi abbiamo deciso di modificare il nostro approccio terapeutico ai pazienti della cosiddetta terza età. Bisogna solo adattare le tecniche, che sono essenzialmente chirurgiche, a questi soggetti tenendo presente le loro capacità biologiche e il patrimonio osseo di cui dispongono: cioè le loro condizioni di salute generale e quelle delle loro ossa, che con l’età si indeboliscono. Stiamo creando dei protocolli nuovi, che prevedono l’uso di viti e piastre studiate per migliorare la stabilità e altri accorgimenti tecnologici. In parte l’abbiamo già fatto, per esempio per la frattura del femore prossimale. Tra breve disporremo di una metodologia condivisa per tutti i tipi di fratture e traumi più frequenti: un documento ufficiale da cui auspicabilmente nasceranno linee guida per il trattamento dei traumi negli over 65”.
“La definizione ufficiale dell’OMS, secondo cui era anziana una persona di età superiore ai 65 anni ormai è superata” dice il dottor De Biase. “Diverse società scientifiche, tra cui quella di geriatria, hanno proposto una classificazione diversa: dai 65 ai 75 anni si è ‘giovani anziani’; oltre i 75 anni ‘anziani’; sopra gli 85 ‘grandi anziani’ e poi centenari. Questa suddivisione non deriva solo dall’osservare che gli over 65 lavorano, viaggiano, fanno sport e hanno una vita sessuale; ha anche basi obbiettive. Un’indagine condotta su 10.000 persone dimostrato come due ultrasessantacinquenni italiani su tre dichiarano di non sentirsi affatto “anziani”: stanno fisicamente e psicologicamente bene, sono nelle condizioni in cui poteva trovarsi un 55enne una quarantina d'anni fa. Anche una ricerca dell’Università di Goteborg ha dimostrato che i 70enni di oggi sono più ‘svegli’ dei loro coetanei di 30 anni fa: ai test cognitivi e di intelligenza ottengono risultati migliori, probabilmente perchè sono più colti, più attivi e meglio curati rispetto al passato”.
Perciò, concludono gli specialisti di OTODI, basta con lunghe degenze e recuperi lenti, spesso parziali. Le cure devono sempre mirare a una ripresa completa e il più rapida possibile, che consenta il pieno ritorno alla vita attiva. A qualunque età.
Cos’è OTODI
OTODI, ovvero “Ortopedici Traumatologi Ospedalieri d’Italia” è nata nel 1969, e la sua prima riunione si è tenuta a Torino il 6 giugno 1970. Il motivo che allora spinse 16 illustri ortopedici a fondare questa associazione, riservata a tutti i loro colleghi ospedalieri, è che costoro, essendo costantemente impegnati in una notevole mole di lavoro clinico, chirurgico e scientifico, avevano una visione della realtà “sul campo” che sfuggiva all’ortopedia universitaria. Organizzarsi in una associazione avrebbe permesso loro di presentare casistiche, condurre ricerche cliniche, confrontarsi con la situazione concreta della popolazione di pazienti. E così è stato. Da allora OTODI è cresciuta di continuo sotto tutti i punti di vista, per numeri, per importanza scientifica e sociale, e dal 1996 è diventata una confederazione di associazioni regionali: una struttura più agile che permette un miglior lavoro scientifico e di formazione. Oggi OTODI conta circa 3000 iscritti con un direttivo composto da 7 consiglieri soci eletti e 17 Presidenti Regionali. Ne sono Presidente uscente Vincenzo Caiaffa (direttore Struttura Complessa di Ortopedia e Traumatologia “Di Venere”, Bari) e Presidente appena insediato Fabrizio Cortese (direttore Ortopedia e Traumatologia Ospedale Santa Maria del Carmine, Rovereto). Attualmente OTODI ha lo status di Società scientifica con possibilità di emettere Linee Guida. Il primo Trauma Meeting è stato organizzato nel 2009 e da allora è divenuto un partecipatiossimo evento annuale di traumatologia ortopedica nel campo della formazione, arrivato, nell’edizione attuale (che si tiene a Riccione, come tutte le precedenti) a 1400 specialisti iscritti, cui si aggiungono 300 medici in formazioni e oltre 300 infermieri. La segreteria di OTODI ha sede in via Piangipane 141, Ferrara. Tel 0532 1883439. Web www.otodi.it
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