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Marinaio morto per tumore al polmone da esposizione ad amianto: il Ministero della Difesa condannato a risarcire gli eredi

Bonanni (Osservatorio Naz. Amianto): “non è finita qui, la causa prosegue di fronte al Tribunale di Pisa e al Tar del Lazio. Continuiamo a non comprendere le ragioni per le quali il Ministero della Difesa si ostini a negare i diritti delle vittime”

printDi :: 15 novembre 2021 19:14
Marinaio morto per tumore al polmone da esposizione ad amianto: il Ministero della Difesa condannato a risarcire gli eredi

(AGR) di Donatella Gimigliano

L’Osservatorio Nazionale Amianto e il suo presidente, avv. Ezio Bonanni, hanno ottenuto la condanna del Ministero della Difesa al risarcimento dei danni destinati ai familiari per il decesso del pisano Francesco Volterrani avvenuto il 28 marzo 2003 a soli 53 anni a causa di tumore del polmone per aver respirato amianto e altri cancerogeni durante il servizio come graduato di truppa, e successivamente sottufficiale, nelle unità navali della Marina Militare italiana dal 1965 al 1997.

 
L’Osservatorio, ricevuta la richiesta di aiuto dei componenti della famiglia, attualmente residente a Pisa, la moglie Stefania, rimasta vedova a 49 anni e dei due figli, Riccardo e Annalisa, rimasti orfani a soli 26 e 14 anni, ha avviato la procedura con la quale ha ottenuto dal Ministero prima il riconoscimento della causa di servizio e della qualità di vittima del dovere (con la determinazione di un primo indennizzo), e, successivamente, si è attivato per la tutela per il risarcimento del danno. Di fronte a questa richiesta la Marina si è opposta costringendo l’avv. Bonanni a rivolgersi al Tribunale di Roma che ha riconosciuto il danno subito dai familiari della vittima, e un ulteriore risarcimento.

La sentenza si richiama ad una copiosa documentazione che comprova l’esposizione ad amianto dalla quale emerge che ci fu responsabilità nella causazione della patologia e del conseguente decesso dell’uomo senza che fosse informato dei rischi connessi.

Nella CTU del Tribunale i periti, Dario Consonni, epidemiologo e medico del lavoro, Bruno Murer, anatomopatologo, coadiuvati dall’Ing. Laureni, sottolineano che “vi fu esposizione ad amianto sotto forma di polverosità diffusa… non c’è stato utilizzo di dispositivi di protezione individuale e collettiva (maschere filtri ffp3), aspirazione localizzata, dei prodotti di emissione delle lavorazioni, controllo del microclima. C’è stata assenza di netta separazione tra i siti dove veniva trattato e liberato l’amianto. Non c’è stata disponibilità di tute di protezione, quelle per le esercitazioni di emergenza erano composte da amianto. C’è stata assenza delle visite mediche mirate per il rischio”.

Purtroppo si stima che a tutt’oggi sono più di 3000 i decessi per l’uso dell’amianto da parte della Marina Militare Italiana e già dal 2008 l’ONA si è mobilitato per assistere le vittime. Questa sentenza dimostra, inoltre, che, oltre ai casi di mesotelioma, anche il tumore dei polmoni, ha origine dall’esposizione alla fibra killer, e i casi stimati sono circa 1600.

“Non è finita qui, la causa prosegue di fronte al TAR del Lazio e al Tribunale di Pisa per il danno subito direttamente da Francesco Volterrani, dalla diagnosi alla morte, e continuiamo a non comprendere le ragioni per le quali il Ministero della Difesa si ostini a negare i diritti delle vittime” - dichiara Bonanni.

L’Osservatorio ha istituito un servizio di assistenza per le vittime del dovere con il numero verde 800 034 294 e con lo sportello telematico di assistenza https://onanotiziarioamianto.it/vittime-del-dovere-tutela-legale/.

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