Fenascop Lazio, chiesto intervento regione su questione rimborsi spese socio-sanitarie
Dopo una sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato alcune disposizioni di legge, le strutture che si occupano di disagio psichiatrico stanno ricevendo le richieste di rimborso delle quote di compartecipazione socio sanitaria dai familiari pazienti
(AGR) "A seguito di una sentenza del Consiglio di Stato del 2019, - si legge su una nota della Fenescop Lazio - che ha annullato alcune disposizioni di legge, le strutture che si occupano di disagio psichiatrico stanno ricevendo le richieste di rimborso delle quote di compartecipazione socio sanitaria per gli anni 2017/2019 da parte dei familiari dei pazienti, in alcuni casi anche attraverso diffide legali, che chiedono di riavere indietro quanto previsto dalla normativa, poi annullata dalla sentenza. Tutto questo determina un clima di incertezza e di possibili contenziosi legali, che rischiano di fiaccare ulteriormente la tenuta e la resistenza delle nostre strutture, già indebolite dai ritardi nei pagamenti, dai mancati ristori per l’obbligo di tampone e dalle conseguenze della sentenza del Consiglio di Stato". Lo scrive in una lettera appello la Fenascop Lazio, associazione che rappresenta a livello nazionale e regionale le comunità che si occupano di riabilitazione psichiatrica extra ospedaliera per adulti e minori (S.R.T.R.e. - S.R.S.R h 24 e h 12). "Senza considerare il fatto che questa situazione, di cui le nostre strutture non hanno alcuna responsabilità, rischia di deteriorare anche il rapporto tra le stesse e le famiglie dei pazienti, con conseguenze negative potenziali anche sui percorsi terapeutici, proprio nel momento in cui, anche per ragioni di contesto generale, servirebbe il massimo della fiducia, dell’affidamento e della capacità di includere. Se a questo si aggiunge che, in questo momento anche molti Comuni, specie della provincia di Roma, non stanno versando la quota di compartecipazione socio sanitaria per il 2019, si comprende che la situazione rischia di diventare ingestibile ed esplosiva".
"Come Fenascop e come Federlazio abbiamo scritto alla Regione Lazio, chiedendo di farsi carico di trovare una soluzione normativa, senza ottenere però risposte concrete.