CSI, domani le piscine si fermano: è necessario bloccare i rincari
Domenica 6 febbraio, è stato annunciato uno sciopero sul territorio nazionale dei gestori delle piscine, allo scopo di sollecitare il Governo a dare risposte concrete ad un settore in profonda crisi economica e, in molti casi, a rischio di fallimento. Anche il CSI ha preso posizione.
nuoto partenza dai blocchi
(AGR) “Così si chiude! Non possiamo andare più avanti, con queste tariffe insostenibili”. Le grida d’allarme arrivano dalle società sportive e da diversi comitati territoriali del CSI e riguarda l’aumento, nel primo mese del 2022, delle bollette del gas e dell’energia elettrica negli impianti sportivi ed in particolare nelle piscine. Un coro unanime da Verbania a Bari, da Modena a Genova, da Roma a Milano; ad ogni latitudine della penisola. Il caro bollette, con aumenti oltre il 50%, interessa praticamente tutti: privati, associazioni, aziende e istituzioni. Se non è un altro lockdown, poco ci manca sottolineano da Via della Conciliazione, sede storica della Presidenza Nazionale del Centro Sportivo Italiano. Le piscine, dopo i tanti mesi complicati di chiusure e restrizioni dovute al Covid, soffrono particolarmente, ma i rincari colpiscono in generale tutto il sistema dell’impiantistica sportiva.
«Serve urgentemente un tavolo di regia con le istituzioni - afferma sul tema il presidente del CSI, Vittorio Bosio – e sollecitiamo il Governo ad assumere al più presto provvedimenti concreti, onde evitare l’inevitabile chiusura di tanti poli natatori in Italia. Siamo molto vicini al mondo delle società sportive; negli ultimi due anni, il mondo dello sport italiano è stato tra i settori più fortemente colpiti dalle comprensibili restrizioni conseguenti alla pandemia; a fronte di questo, non sempre l’azione del Governo è stata concretamente incisiva per la vita delle associazioni e società sportive dilettantistiche, ma anche degli stessi Enti di Promozione Sportiva, spesso con ristori economici che non tenevano in conto delle importanti e proporzionali differenze tra le varie realtà sportive, creando evidenti sperequazioni nella distribuzione dei sostegni pubblici. Di questa situazione –prosegue il Presidente del CSI - ne hanno sofferto in particolare gli impianti natatori, rimasti completamente chiusi per oltre 10 mesi e riaperti a capienza comprensibilmente ridotta, ai quali ora stanno arrivando le prime bollette “pazze”, con rincari di luce e gas, di cui questi impianti sono grossi utilizzatori per la loro stessa natura, tali da rendere assolutamente insostenibile la situazione. Sono così a rischio di chiusura definitiva moltissimi impianti natatori e con essi va in crisi un intero settore sportivo sia agonistico che dilettantistico, esponendo a rischio decine di migliaia di lavoratori del settore, ma anche un fondamentale servizio di utilità sociale per i cittadini del territorio ed un patrimonio immobiliare pubblico e privato di importanza strategica».