Alitalia, dal Consiglio comunale di Fiumicino, la proposta alternativa per sbloccare la trattativa e rilanciare la compagnia
Il sindaco Montino, le nostre nuove proposte presentate in Consiglio comunale: mantenere la gestione della compagnia pubblica, mettere in vendita l’azienda attraverso un bando, ricercare un’integrazione europea in un grande gruppo ed entrarne nell’azionariato.
fiumicino sit in sotto comune lavoratori alitalia
(AGR) “Continuiamo a essere preoccupati per Alitalia, la cui vicenda se procederà come sta accadendo in questi giorni, sarebbe tragica, non solo per il nostro territorio, ma per l’intero Paese. Per questo oggi, durante il quinto Consiglio comunale straordinario sul tema, abbiamo avanzato alcune proposte di interventi per il rilancio della compagnia aerea, che conta oggi undicimila lavoratori diretti, il 20% dei quali nostri concittadini, più tutto l’indotto”. Lo dichiara il sindaco di Fiumicino Esterino Montino.
“In questo modo – prosegue – come Amministrazione vogliamo dare il nostro piccolo contributo istituzionale perché la situazione volga in positivo. Ringrazio di cuore i professori Arrigo e Intrieri per la loro collaborazione gratuita al piano e per avere messo a disposizione la loro competenza. Il contributo di Arrigo e Intrieri è di grande professionalità: la nostra non è una fuga in avanti, ma una proposta alternativa per sbloccare una situazione sostanzialmente bloccata. Il tema non è schierarci da una parte o dall'altra. Non è una partita di calcio: è una partita della vita di tante famiglie, dirette e dell'indotto. La sensazione che abbiamo è che la strada imboccata dal governo sia totalmente in blocco. Per una serie di ragioni. Perché la situazione europea non ci porta alcuna soluzione, ma anzi soluzioni che ci porterebbero in pochi mesi ad un'azienda spezzatino che non va da nessuna parte. Mentre il mondo aeronautico va verso gli accorpamenti, verso i grandi gruppi, noi facciamo l'operazione opposta. Gli altri fanno processi di ristrutturazione avanzata con grandi numeri, noi pensiamo ai piccoli numeri. O siamo nelle condizioni di partire dall'azienda che abbiamo guardando verso il futuro o siamo a un punto morto e pensiamo ad una strategia diversa”.
Sulla base di questo principio generale delle nostre normative, possiamo azzerare la contestazione e acquisire il patrimonio di Alitalia da parte dello Stato. Sulla base di questo si può continuare un processo di ristrutturazione su un'azienda acquisita ex novo. Una ristrutturazione che non è stata fatta finora, puntando invece sulla liquidazione. Se si cambia rotta e c'è l'intenzione di procedere su questa strada, con una direttiva precisa, si può lavorare su un progetto di ristrutturazione partendo da settori e campi che non sono stati indagati”.
“Abbiamo un problema di aerei e di flotta – aggiunge – dove si spendono molti più fondi di altre compagnie; c'è un problema di approvvigionamento e abbiamo indicato dove si può risparmiare; c'è un tema che riguarda la riorganizzazione dell'azienda dove si possono trovare soluzioni ragionevoli. Ristrutturare significa cambiare la fase ed entrare in una logica di sviluppo, non di liquidazione, e in base a questo scegliere un nuovo soggetto che possa affrontare il tema delle alleanze. Ma in un quadro cambiato, portandosi dietro il patrimonio e anche i tecnici, i dipendenti, le persone che lavorano nell'azienda.
“Noi – prosegue Montino – non vogliamo discutere di ammortizzatori sociali. Vogliamo discutere di prospettiva, di programma, di investimenti, di nuovo piano industriale. Noi oggi presentiamo delle linee guida per dire che Alitalia deve continuare a vivere e che prevedono tre possibili azioni da intraprendere: mantenere una gestione della compagnia pubblica, mettere in vendita in maniera unitaria l’azienda attraverso un bando, ricercare un’integrazione europea in un grande gruppo dando disponibilità di entrarne nell’azionariato. L’Amministrazione del Comune di Fiumicino le ritiene tutte strade possibili tuttavia per ottenere il via dell’Unione europea sulla prima è necessario dimostrarne la sostenibilità economica. Sulla seconda ipotesi non ci sarebbe rilievo alcuno da parte della UE, ma essa non serve a realizzare una politica industriale del trasporto aereo. Solo la terza ipotesi – conclude – è compatibile con politiche industriali finalizzate a riottenere per l’Italia un vettore network di dimensioni congrue, ormai assente nel nostro Paese dalla prima metà degli anni ’90”.