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Partire dalla famiglia per la ripresa

print23 ottobre 2014 21:53
(AGR) Messo a punto un programma per il rilancio economico. Il contributo è dell’associazione “La Catena”, il cui presidente Nicola Perna ha aperto il dibattito, presentando l’iniziativa e soprattutto, indicando possibili soluzioni sulle quali è necessario aprire un confronto:

“Tutti noi sappiamo che la deflazione deriva dalla debolezza della domanda di beni e servizi, - si legge sulla nota introduttiva - un freno nella spesa di consumatori e aziende, che, in regime di deflazione, sono incentivati a posporre gli acquisti di beni e servizi non indispensabili, con l'aspettativa di ulteriori cali dei prezzi, con l'effetto di innescare una spirale negativa. Le imprese, non riuscendo a vendere a determinati prezzi parte dei beni e servizi, cercano di collocarli a prezzi inferiori. La riduzione dei prezzi si ripercuote conseguentemente per le imprese sui ricavi, anch'essi generalmente in calo. Ne deriva il tentativo da parte delle imprese di ridurre i costi, attraverso la diminuzione dei costi per l'acquisto di beni e servizi da altre imprese, del costo del lavoro e tramite un minor ricorso al credito. L'andamento deflativo dei prezzi tende a verificarsi come conseguenza di una recessione economica per la diminuzione della domanda aggregata di beni. Studi empirici più recenti hanno messo però in discussione la relazione tra deflazione e depressione economica. Casi di forte deflazione possono indurre il fenomeno della tesaurizzazione, intesa come incetta dell'unità monetaria della quale si prevede un ulteriore aumento del potere d'acquisto.

Secondo Keynes, in tempi di crisi economica il risparmio è distruttivo, perché se tutti>

risparmiano la domanda aggregata diminuisce ulteriormente e con essa diminuisce la ricchezza in quanto diminuiscono produzione aggregata e occupazione. Dunque, aumentando la massa liquida a disposizione si favorisce la speculazione e non gli investimenti. La tendenza al risparmio e all'accumulazione di denaro sono, sempre secondo Keynes, le caratteristiche peculiari della crisi.

In particolare, la relazione empirica tra deflazione e crescita della disoccupazione è stata descritta mediante la Curva di Phillips. Ma in questo caso non parliamo di risparmio, ma bensì di mancanza di liquidità gessata dall’indebitamento delle famiglie non rapportato alle proprie ricchezze, legate anche alla mancanza di crescita lavorativa. Il Presidente della BCE, ha una visione del rilancio dell’economia partendo dall’alto, sicuramente ha una visione più ampia e migliore della nostra, ma non si vedono risultati eclatanti, perché finanziando le imprese attraverso le banche, non stimola i consumi, anzi stimola le aziende>

in crisi ad utilizzare altro credito creando un aspirale distruttiva delle nostre industrie, delle piccole e medie imprese.

Per questo bisogna consolidare il bilancio familiare, è il giusto indirizzo, la giusta strada da percorrere per far ripartire l’economia attraverso la domanda beni e servizi.

Questo è il vero aiuto che si possa dare alle imprese, alle stesse banche e alla stessa cassa dello stato, perché maggiore è il reddito, maggiore sarà il prelievo fiscale, necessario per far fronte alle esigenze dei bisogni della popolazione e alla riduzione del debito pubblico del nostro Paese.

Ritorniamo al problema da risolvere. Oggi le famiglie non riescono più a creare risparmio, sono indebitate in modo eccessivo per tre motivi: a) per la passata facilità dell’accesso al credito al consumo, b) per gli eccessivi tassi applicati al credito, c) Rapporto tra stipendi erogati e il costo dei beni e servizi.

Ci troviamo in una situazione di paradosso: quella di avere una bella auto e non avere più soldi per la benzina.

Si è esagerato in tutto, - continua Nicola Perna - nel dare a tutti dei beni senza la giusta ricchezza, creando uno status familiare dopato, destabilizzando anche le nuove generazioni nel veder ridurre il loro tenore di vita, con i risultati che si leggono sui giornali di intere famiglie distrutte. Quindi dobbiamo riorganizzarci affinché le famiglie acquisiscono il proprio ruolo in campo economico, ristabilendo l’ordine naturale. Bisogna risanare i bilanci domestici con una riduzione dei tassi di interesse, ridurre l’accesso al credito in modo da creare un ricchezza reale, da spendere giorno per giorno per le esigenze primarie e una rieducazione delle famiglie alla spesa.

Ecco i punti salienti della proposta:

- Ridurre l’accesso al credito al consumo in tutte le sue forme, ad eccezione e con attenzione>

dei mutui per l’acquisto per la casa, in tal senso sarebbe auspicabile un piano casa da parte dello stato e delle banche a tutela della creazione di nuove famiglie.

- Ridurre (rinuncia) in percentuale gli interessi dei finanziamenti e dei mutui erogati dalle finanziarie e dagli istituti bancari che risultano esosi, (taeg).

- Ridurre o abolire sanzioni, interessi degli enti richiedenti e oneri per i ruoli presso>

dell’Equitalia, con conseguente rateizzo del residuo dovuto in base alla capacità>

contributiva. Questo di fondamentale importanza per salvaguardare il patrimonio mobile e immobile di tutti i contribuenti, esposto all’esproprio per forza maggiore per le ripercussioni del mercato.

- Ridurre i premi assicurativi del RCA, in modo significativo e in modo equo.

- Accredito dei sussidi erogati dall’Inps e dall’Agenzia dell’Entrate, direttamente ai>

beneficiari con accredito sul conto corrente o attraverso la social card, (per esempio:

assegni familiari, maternità, allattamento, malattia; bonus € 80,00, detrazioni fiscali, ecc.) spesso questi vengono trattenuti dai datori di lavoro in modo improprio, non raggiungendo i veri beneficiari.

- Aiuto fiscale e sostegno alle famiglie a basso reddito.

- Rieducazione alla spesa, delle famiglie interessando i comparti della scuola educando i ragazzi e con altri strumenti sociali come gli spot radio televisivi, corsi educativi per adulti anche nelle stesse scuole, ed altro.

In poche mosse, ma fondamentali, sarebbe possibile, quindi, migliorare le condizioni>

finanziarie delle famiglie e consentire che i benefici ricadano anche sulle imprese, sull’indotto finanziario, realizzando in ultima analisi un risanamento dell’economia del Paese, partendo dal basso, in modo che i consumatori avendo una nuova liquidità la possono utilizzare per i loro fabbisogni reali.

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