No a tutto...e l’Italia si fermò
Necessario pensare a nuove soluzioni alla crisi energetica che ha colpito il paese. I ristori che il governo Draghi sarà chiamato a varare avranno risultati nel breve periodo, nel medio e lungo periodo bisognerà invece decretare la fine di quel giacobinismo ideologico autolesionista del no a tutto.
Tralicci elettrici
(AGR) Di Ruggero Cametti
Per trovare una risposta e nuove soluzioni alla crisi energetica che ha investito il nostro paese e sta mettendo a rischio la ripresa economica bisogna partire dalla storia recente e dalle scelte adottate nell'approvvigionamento energertico della nostra travagliata Repubblica. Nel lontano dicembre 1945, appena nominato Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi investi’ il capo dei partigiani bianchi Enrico Mattei della carica di commissario liquidatore della AGIP, ente statale di ricerca idrocarburi costituito nel 1927. Mattei disattendendo il mandato liquidatorio, comincio’ a cercare giacimenti nel sottosuolo iniziando dal piccolo pozzo petrolifero di Cortemaggiore. Non trovo’ molto petrolio ma rinvenne vaste riserve di metano che furono essenziali per la ricostruzione del dopoguerra. Nel 1953 Mattei costitui l’ ENI con il compito di ampliare anche all’estero la ricerca.
Negli anni ’80 cominciarono a sorgere nella politica e nella cultura giornalistica posizioni giacobine di negazionismo ideologico del no a tutto . No nucleare, no trivelle, no ricerca sottomarina…….la produzione interna di gas calo’ da 40 a 4 miliardi di metri cubi con la conseguenza di una piu’ marcata dipendenza dalle importazioni estere. Oggi col rialzo dei prezzi mondiali derivato dalla geopolitica ed economiche, assistiamo all’attuale crisi energetica che minaccia la nostra ripresa.
Basti pensare che l’Adriatico, mare poco profondo, con enormi giacimenti di metano, dalla parte dell’Italia non viene sfruttato. Mentre verso est Croazia, Montenegro, Albania e Grecia perforano allegramente il fondo con profitti stratosferici. Contemporaneamente acquistiamo elettricita’ da centrali nucleari oltre confini di Francia, Svizzera, Slovenia con costi proibitivi per le nostre industrie e le nostre famiglie.
Gli interventi di calmiere intrapresi dal governo Draghi non potranno dare che ristori di breve periodo, con l’aumento del debito pubblico. Una prospettiva di soluzione nel medio e lungo termine non potra’piu’ prescindere dalla fine del giacobinismo ideologico autolesionista del no a tutto.
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