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No a tutto...e l’Italia si fermò

Necessario pensare a nuove soluzioni alla crisi energetica che ha colpito il paese. I ristori che il governo Draghi sarà chiamato a varare avranno risultati nel breve periodo, nel medio e lungo periodo bisognerà invece decretare la fine di quel giacobinismo ideologico autolesionista del no a tutto.

printDi :: 13 febbraio 2022 16:26
Tralicci elettrici

Tralicci elettrici

(AGR) Di Ruggero Cametti

Per trovare una risposta e nuove soluzioni alla crisi energetica che ha investito il nostro paese e sta mettendo a rischio la ripresa economica bisogna partire dalla storia recente e dalle scelte adottate nell'approvvigionamento energertico della nostra travagliata Repubblica. Nel lontano dicembre 1945, appena nominato Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi investi’ il capo dei partigiani bianchi Enrico Mattei della carica di commissario liquidatore della AGIP, ente statale di ricerca idrocarburi costituito nel 1927. Mattei disattendendo il mandato liquidatorio, comincio’ a cercare giacimenti nel sottosuolo iniziando dal piccolo pozzo petrolifero di Cortemaggiore. Non trovo’ molto petrolio ma rinvenne vaste riserve di metano che furono essenziali per la ricostruzione del dopoguerra. Nel 1953 Mattei costitui l’ ENI con il compito di ampliare anche all’estero la ricerca.

 
Il successo della sua politica assicuro’ all’Italia una grossa indipendenza con la differenziazione delle fonti. In tale prospettiva divenne fatale entrare in concorrenza con le “sette sorelle” che dominavano il mercato mondiale degli idrocarburi. L’epilogo della caduta del suo aereo a Bescape’ nel 1962 non interruppe l’attivita’ dell’ENI . La sola ricerca nel territorio italiano fece raggiungere alla produzione nazionale l’ammontare di 40 miliardi di metri cubi annui, la meta’ del fabbisogno italiano di gas metano.

Negli anni ’80 cominciarono a sorgere nella politica e nella cultura giornalistica posizioni giacobine di negazionismo ideologico del no a tutto . No nucleare, no trivelle, no ricerca sottomarina…….la produzione interna di gas calo’ da 40 a 4 miliardi di metri cubi con la conseguenza di una piu’ marcata dipendenza dalle importazioni estere. Oggi col rialzo dei prezzi mondiali derivato dalla geopolitica ed economiche, assistiamo all’attuale crisi energetica che minaccia la nostra ripresa.

Basti pensare che l’Adriatico, mare poco profondo, con enormi giacimenti di metano, dalla parte dell’Italia non viene sfruttato. Mentre verso est Croazia, Montenegro, Albania e Grecia perforano allegramente il fondo con profitti stratosferici. Contemporaneamente acquistiamo elettricita’ da centrali nucleari oltre confini di Francia, Svizzera, Slovenia con costi proibitivi per le nostre industrie e le nostre famiglie.

Gli interventi di calmiere intrapresi dal governo Draghi non potranno dare che ristori di breve periodo, con l’aumento del debito pubblico. Una prospettiva di soluzione nel medio e lungo termine non potra’piu’ prescindere dalla fine del giacobinismo ideologico autolesionista del no a tutto.

foto pixabay

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