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1° Maggio, Tassinari (Acli)

print01 maggio 2016 00:04
(AGR) «La questione del lavoro ha oggi due obiettivi che vanno perseguiti insieme: aumentare il numero degli occupati e far crescere il lavoro buono», afferma Stefano Tassinari, responsabile Lavoro e Vicepresidente nazionale delle Acli in occasione della Festa del Lavoro. «Lavoro buono però significa innanzitutto condizioni economiche e sociali dignitose che aumentino nelle persone e nella popolazione il livello di fiducia.

Troppo spesso non solo nel mondo, ma nel nostro Paese, dipendenti, ma anche lavoratori autonomi e piccoli imprenditori lavorano sempre più in condizioni di ricatto. Ricatto perché ritmi, tempi e la completa possibilità di licenziare fa mettere in secondo piano affetti e diritti oppure perché i padroni delle filiere economiche impongono prezzi e ritmi che obbligano piccole imprese a lavorare sotto costo. Tutto ciò ha un effetto perverso su larga scala perché diffonde sempre più paura e senso di vulnerabilità, specie tra le giovani generazioni e incide sui loro progetti di metter su casa, famiglia e fare figli.

Si diffonde concretamente tra le famiglie una sorta di strategia di futuro recessiva, che guarda più al sopravvivere che al vivere. La prima politica attiva del lavoro – prosegue Tassinari - è immaginare insieme il futuro, affrontando i nodi dolenti e valorizzando le nostre vocazioni, come Europa, come Italia, ma anche a livello territoriale, tornando, per esempio, a prevedere strumenti di sviluppo locale come furono per esempio i patti territoriali. La quarta rivoluzione industriale riduce in tutto il mondo e ormai in tutti i settori produttivi l'apporto di manodopera. Se il lavoro produce di più non è pensabile che questo vantaggio non si redistribuisca in parte a tutta la comunità. È quindi inevitabile – conclude Tassinari - una politica comune per redistribuire il lavoro, non per legge, ma con politiche promozionali».

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