Non si tocca la famiglia, convegno in piazza Campitelli sul "Rischio educativo nel linguaggio dei media"
Gli organizzatori: “Sarà un’occasione di riflessione ampia, pacata e su basi scientifiche sulle dubbie modalità con cui spesso vengono accompagnate le richieste di transizione di genere che coinvolgono tanti minori e anche le loro famiglie" Giusy D'Amico: assurdo il boicottaggio del Campidoglio
social media rischi del linguaggio foto pixabay
(AGR) L’evento si svolgerà domani 28 ottobre in Piazza di Campitelli, a pochi metri dal Campidoglio.Cambia sede il convegno sul tema “Il rischio educativo nel linguaggio dei media”, che si sarebbe dovuto svolgere nel pomeriggio di domani venerdì 28 ottobre nella Sala della Protomoteca in Campidoglio. Nonostante la richiesta di utilizzo della sala fosse stata presentata diverse settimane fa dal consigliere comunale Fabrizio Santori, a poche ore dall’apertura dei lavori il Campidoglio non ha ancora fornito una risposta ufficiale.
“Sembra proprio un boicottaggio silenzioso del nostro evento, che ha solo lo scopo di offrire una riflessione ampia, pacata e scientifica sulle dubbie modalità con cui spesso vengono accompagnate le richieste di transizione di genere che coinvolgono tanti minori e anche le loro famiglie”, dichiara Giusy D’Amico, presidente di Non si tocca la Famiglia, l’associazione organizzatrice del convegno in collaborazione con l’Osservatorio di Bioetica di Siena, a cui hanno aderito molte altre realtà come Family Day, CitizenGo, Tempi, Ditelo sui tetti, Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI), Observatoire La Petite Sirène e Genitori De Gender. “Il boicottaggio del Campidoglio e le assurde accuse che ci sono giunte da alcuni esponenti dello staff di Gualtieri naturalmente non ci fermano”, spiega Giuliana Ruggieri, presidente dell’Osservatorio di Bioetica di Siena. “Il nostro evento infatti è confermato per domani proprio a pochi metri dal Campidoglio. Ci confronteremo con medici, psicologi e genitori su come affrontare seriamente e senza ideologie i temi della disforia di genere e della cosiddetta riassegnazione sessuale”.
“E’ innegabile quanto il linguaggio dei social media sia un rischio per l'educazione di bambini e adolescenti, soprattutto quando azioni, oggetto di sfide di vario segno, sono fotografate o filmate, taggando amici e pubblicando sui vari canali social tutto e il contrario di tutto, dando il via al contagio”, spiega Giusy D’Amico. “Spesso, durante il naturale disorientamento della crescita, ci si imbatte negli influencer di turno, che spingono pure a ritenere la scelta del proprio genere frutto di condizionamento culturale e sociale. La pandemia ha amplificato tutto questo in tanti adolescenti con il permanere per ore e ore davanti al computer da soli. Siamo sicuri che per questi bambini e ragazzi confusi la via migliore per essere felici sia una transizione sociale irreversibile? E’ necessario interrogarsi, approfondire, studiare e confrontarsi”, conclude la D’Amico, “per meglio offrire soluzioni diversificate ad un fenomeno che riguarda i nostri figli e i figli di domani”.