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Amianto, riconosciuto ad un nocchiere della Marina lo status di vittima del dovere per l'esposizione alla fibra killer

Amianto nella Marina Militare: il Tribunale di Grosseto condanna i ministeri dell’Interno e della Difesa a risarcire con 400mila euro la vedova di un nocchiere morto di mesotelioma. L'uomo era adibito alla manutenzione dei mezzi, in attività di pulizia di cucine, impianti di riscaldamento e caldaie

printDi :: 01 agosto 2022 11:38
Amianto, riconosciuto ad un nocchiere della Marina lo status di vittima del dovere per l'esposizione alla fibra killer

(AGR) Amianto nella Marina Militare: il Tribunale di Grosseto condanna i ministeri dell’Interno e della Difesa a risarcire con 400mila euro la vedova di un nocchiere morto di mesotelioma

  Il Tribunale di Grosseto ha condannato i Ministeri della Difesa e dell’Interno a risarcire con una somma di circa 400mila euro (comprensivi degli arretrati) la vedova del militare Antonio Ballini, deceduto per un mesotelioma per l’esposizione alla fibra killer nelle unità navali della Marina Militare Italiana, e l’erogazione proseguirà per tutta la vita con un vitalizio di 1.900 euro mensili.

 
Ballini è morto nel 2014 a soli 69 anni per essere stato a contatto, tra il 1965 e il 1967, con l’amianto utilizzato nelle navi della Marina, in particolare nei motori, essendo stato adibito alla manutenzione dei mezzi, nonché impiegato in attività di pulizia di cucine e impianti di riscaldamento e caldaie. A pochi mesi dalla diagnosi è morto tra atroci sofferenze lasciando orfano il figlio Marco, e vedova la moglie, Delfina L., che ha portato avanti la sua battaglia legale contro uno Stato che fatica a riconoscere i diritti delle vittime.

Il Tribunale ha riconosciuto al militare lo status di vittima del dovere che, in un primo momento, gli era stato negato e ha sottolineato in sentenza: “deve pertanto ritenersi che l’esposizione ad amianto del Ballini sia avvenuta in occasione dello svolgimento di attività di servizio e nell’espletamento delle funzioni d’istituto” e che: “la patologia contratta e il decesso derivatone siano riconoscibili come dipendenti da causa di servizio per le particolari condizioni ambientali in cui il ricorrente ha operato”.

“Ancora un’altra pronuncia della Magistratura che sanziona l’operato della Marina Militare. Nel nostro caso il Tribunale ha sì riconosciuto i diritti della vittima e della vedova, ma non quelli dell’orfano, perché al momento della morte del padre, questi aveva già iniziato a lavorare. Si tratta di una chiara ingiustizia, contro la quale faremo appello. Intanto promuoveremo anche l’azione di risarcimento del danno a carico del Ministero – dichiara Ezio Bonanni, legale della famiglia e Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che aggiunge - “sarà utile la recente sentenza della Corte di Appello di Venezia, che ha condannato gli alti Ammiragli e Comandanti, per la morte di questi marinai. Trovo veramente stucchevole e francamente inaccettabile che il Ministero si ostini a negare i diritti delle vittime dell’amianto. La nostra battaglia proseguirà nelle aule dei Tribunali, fino a quando non ci sarà la presa d’atto da parte della Marina della lesività dell’amianto e dei danni che ha provocato ai suoi uomini”.

L’Ona continua a combattere affinché vengano riconosciuti i diritti di chi si ammala a causa dell’utilizzo scellerato dell’amianto, e delle loro famiglie. Si può richiedere assistenza tramite lo sportello amianto on line https://onanotiziarioamianto.it/sportello-amianto-ona-nei-territori/ o al numero verde gratuito 800 034 294. L’associazione sta lavorando alla mappatura dei siti contaminati, ed è per questo che, per tutte le segnalazioni, è stata realizzata anche l’app Amianto http://app.onanotiziarioamianto.it/.

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