LA XXII Edizione della Biennale di Flamenco di Siviglia
(8 Settembre – 1° Ottobre)
Una vera full immersion nel Flamenco, tradizionale e contemporaneo, l’arte che fa vibrare lo spettatore
LA XXII EDIZIONE DELLA BIENNALE DI FLAMENCO DI SIVIGLIA
(AGR) Una vera full immersion nel Flamenco, tradizionale e contemporaneo, l’arte che fa vibrare lo spettatore.
Sedi prestigiose - Teatro della Maestranza, Teatro Lope de Vega, Teatro Alameda, Teatro Central, Cartuja Center, Giardini dell’Alcazar, Chiesa San Luis de los Franceses -hanno condiviso gli spettacoli di uno de maggiori eventi a livello mondiale incentrato sul Flamenco. Infatti, durante ventiquattro giornate, la capitale andalusa è diventata il centro nevralgico delle manifestazioni creative, condotte da un centinaio di compagnie e da singoli artisti flamenchi, che hanno lasciato il loro segno nei sessantotto spettacoli presentati in questa ultima edizione: con oltre trenta prime nazionali ed internazionali, la manifestazione si è avverata un riferimento creativo libero, programmando delle proposte tradizionali e avanguardiste, a dimostrazione che le radici di questo genere sono sempre più vigorose.
Questa Biennale ha rappresentato una decisa scommessa per la creazione e l’avanguardia -ricordiamo che qualsiasi movimento dell’arte è stato preceduto da una avanguardia prima di essere considerato da consolidarsi- dove si è coniugato un dialogo fra la tradizione e le nuove espressioni guardando sempre alla diffusione del canto Jondo (profondo), costatato dalla diversità di incontri, programmi e spazi culturali, che hanno supportato la coproduzione delle prime degli spettacoli celebrati nella XXII edizione.
LA XXII EDIZIONE DELLA BIENNALE DI FLAMENCO DI SIVIGLIA
Eva Yerbabuena ebbe l’onore di inaugurare questa Biennale con “Re-Fracciòn” (Da i miei occhi), che apriva il teatro della Maestranza per il Flamenco; seguivano i magici accordi di Vicente Amigo, le audaci fusioni di Patricia Guerrero, Ana Morales o La Tremendita,
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la seducente voce di Marina Heredia, il ritmo contagioso di Manuela Carrasco
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oltre a Rafaela Carrasco e Rocìo Molina che hanno sfilato nel prestigioso colosseo sivigliano sorprendendo la varietà e la pluralità di idee che tanto nel ballo quanto nel canto ne è dotata questa manifestazione genuinamente artistica. Insomma, spettacoli con lo sguardo verso il passato per costruire un rinnovato proseguimento dell’arte flamenca. Un compito per niente facile, il cui risultato non sempre può andare d’accordo con le aspettative degli spettatori.
Il ballo flamenco, sfoggiato nel Teatro Central, è stato rappresentato dalle proposte più contemporanee di quest’anno: Olga Pericet, l’arcifamoso Israel Galvàn, Maria Moreno, Paula Comitre, Lucia La Piñona,
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mentre Estévez e/Paños o Florencia Oz sono alcune delle compagnie che hanno riempito il Cartuja Center.
E lo stesso si può dire con i chiamati “work in progress”, processi non finiti in scena al Teatro Central dai coreografi David Coria o Yinka Ese Graves oppure della cantante Charo Martìn.
La chitarra ha avuto la sua gloriosa parte dalla mano di Paco Jarana, Alfredo Lagos o Canito insieme agli esordienti Alvaro Martinete o Yeray Cortés e altri, che con le loro abilissime dita hanno incantato il pubblico dopo i maestri delle corde, Vicente Amigo e Rafael Riqueni, che col suo proprio concerto, chiudeva la programmazione della XXII Biennale di Flamenco di Siviglia, messa a fuoco a livello mondiale dagli esperti e artisti di questo arte.
Da sottolineare, che la Biennale de la Danse de Lyon, el Festival Grec de Barcelona o la Biennale di Venezia, insieme ad altri appuntamenti internazionali o spazi creativi come il Teatro della Villa de Parigi, il Centro Coreografico del Canal o MA Scéne Nationale – Pays de Montbéliard, Flamenco Festival, Scène Nationale Bayon, Festival de Jerez, la Biennale di Olanda,Sadler’s Wells Londra, il Festival di Danza di Biarritz o la Biennale di Malaga sono stati, molti di questi, coproduttori di spettacoli e di altre dimostrazioni presenti lungo le giornate del Festival sivigliano.
LA XXII EDIZIONE DELLA BIENNALE DI FLAMENCO DI SIVIGLIA
Armonizzare quest’arte secolare fra ortodossi e avanguardisti nella sua evoluzione è stato uno degli obiettivi della Biennale, diretta dal giovane e responsabilmente coraggioso, Chema Blanco, dotato da un valido “back ground” derivato dal suo lungo curriculum professionale nell’universo del flamenco.
Infatti, il jondo ha dialogato con il rap, il rock o la musica elettronica in incontri intergenerazionali e così, il Teatro Alameda, e non solo, è tornato ad essere il tempio della sperimentazione, in cui ortodossi e avanguardisti hanno cercato nuove formule per possibili ibridazioni, senza mai perdere il più autentico riferimento delle radici del flamenco. Così, Alvaro Romero e Pedro Dalinha o il duo los Voluble, che, come spiega uno dei suoi componenti, Benito Jiménez, la loro proposta consiste in una innovazione “su una musica molto potente com’è il flamenco, che crescendo abbiamo ascoltato insieme ad altre musiche” oppure Juan José Amador insieme al pianista Alejandro Rojas-Marcos ed il rapper Juaninacka, che dichiara “finora non si era mai cercato niente di simile, riunire un pianista sperimentale, un cantante classico del flamenco e un classico del rap”. Da parte sua, Amador afferma “il rap col flamenco lo vedo come un complemento” anche se Rojas-Marcos assicura: “abbiamo vissuto delle prove molto fluide facendo crescere il progetto”. Senza dimenticare un classico totale del canto come Segundo Falcòn, che ammette: “sono un cantante che difende i classicismi, ma le mie inquietudini mi portano a introdurre nuove sonorità per il ‘jondo’, a partire dall’improvvisazione” e lo fa con grandi della chitarra, come José Luis Postigo, Manolo Franco e Paco Jarana e con Raul Cantizano… Insomma canti classici con la sonorità di questi tempi e mettendo in scena il momento in cui si vive. E sarà proprio Cantizano, insieme a Marcos Serrato Perrate, quello che ha avuto il compito di chiudere questo ciclo, con una proposta basata sull’improvvisazione libera, che spiega “l’idea non è quella di essere più moderno oppure più evoluto ma quella di presentare un’altra delle ramificazioni che possiede il flamenco”.
L’ultima e non facile parola al pubblico, che man mano che approfondirà la sua conoscenza nelle nuove proposte, deciderà accettando o rifiutando gli intrecciati linguaggi in questi appuntamenti della Biennale di Flamenco, offerti come un generoso trampolino per far saltare i suoi protagonisti oltre le frontiere, da augurarsi a Roma, appassionata di flamenco ma dimenticata nei tour di queste compagnie artistiche.
Carmen del Vando Blanc
Foto ufficiali della Biennale e di Paco Sa'nchez.