Greenpeace/Balene. A Roma si decide ma il Giappone difende la sua farsa
Antartico Caccia alle Belene
Dal 09 marzo nella sede della Fao a Roma, la CommissioneBaleniera Internazionale (IWC) discute del futuro della caccia baleniera.
Si deciderà se riaprire la caccia o se le balene devono essere tutelate davvero.
A dispetto della peggiore recessione economica degli ultimi 30 anni, il governo del Giappone viene oggi a Roma per difendere la sua “ricerca scientifica” sulle balene dell’Oceano Antartico che è costata la vita a decine di migliaia di cetacei e che ogni anno costa miliardi di yen ai contribuenti giapponesi.
In febbraio, il Governo del Giappone ha annunciato una caduta delle esportazioni del 45 per cento, rispetto all’anno scorso, mentre le principali industrie stanno tagliando costi e posti di lavoro e il PIL nell’ultimo quarto del 2008 si è contratto del 3,3 per cento:il doppio dell’economia USA.
Nonostante questo, il Giappone continua a rifiutarsi di cancellare i sussidi, circa 10 milioni di euro l’anno, che mantengono in vita l’improduttiva caccia baleniera in Antartide. “Il programma baleniero del Giappone è una vergogna scientifica e un disastro economico.- Denuncia Alessandro Giannì, responsabile della campagna Mare di Greenpeace. - In Giappone ci sono tanti problemi economici… e quattro mila tonnellate dicarne di balena invendute!”.
In realtà, denuncia Greenpeace, il Giappone spende molto di più di 10 milioni di euro l’anno, per la caccia baleniera: per acquistare i voti dinumerosi Paesi in via di sviluppo (che anche se non hanno interessi sono “iscritti a forza” alla Commissione Baleniera Internazionale dove votano per la caccia baleniera) si spendono altre decine di milioni di euro
in “accordi internazionali” mentre il sedicente Istituto per la Ricerca sui Cetacei che “gestisce” il programma di caccia ha debiti con lo Stato Giapponese per oltre 25,6 milioni di euro.
I cittadini giapponesi sono all’oscuro di questo spreco: in un video realizzato da Greenpeace in Giappone sono raccolte le impressioni di molti, allibiti, cittadini giapponesi: sono loro le prime vittime (economiche) della caccia baleniera giapponese.
“Alla riunione che si tiene alla Fao, l’unica opzione accettabile è quella di proteggere le popolazioni dei cetacei- spiega Giannì. -Bisogna promuovere la ricerca e gli usi economici non letali dei cetacei, come l’osservazione turistica sostenibile, e investire sulla conservazione reale delle risorse del mare, ad esempio con una grande rete di riserve marine anche in altura”.
Secondo Greenpeace è necessario quindi che la Commissione Baleniera Internazionale si trasformi in una Commissione Internazionale per le Balene:oggi non ha senso discutere delle quote di caccia alle balene, ma di come questi giganti del mare, e il loro habitat, debbano essere protetti.
Contatti:
Uff stampa Greenpeace 06.68136061
Alessandro Giannì, responsabile campagna mare +39.3408009534
Vittoria Iacovella, addetta stampa +39 3483988615