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L’aggressione allo scrittore Marek Halter

in Europa, razzismo e antisemitismo ancora all'opera

printDi :: 19 febbraio 2021 09:10
aggressione allo scrittore Marek Halter

aggressione allo scrittore Marek Halter

(AGR) (AGR)  L’aggressione che lo scrittore franco-polacco Marek Halter ha subìto in casa sua qualche giorno fa, a Parigi nella notte tra il 12 e il 13 febbraio, non può essere catalogata solo come un ordinario episodio di delinquenza.

Di quel fatto, le dichiarazioni dello scrittore ne tratteggiano chiari connotati antisemiti.

 
Marek Halter stesso è sicuro di che tipo di aggressione si sia trattato: “I due hanno lasciato sul tavolo la carta di credito per mostrare che non era quello che li interessava…”, “Hanno preso le mie chiavi di casa, come se avessero intenzione di ritornare…”, “Mi hanno preso a calci un paio di volte, lasciandomi con lividi e alcune ferite dicendo poi se gridi sei morto…”.

Stupisce, invece, che alcuni commenti, seguiti alla diffusione della notizia, abbiano circoscritto la vicenda ad una squallida operazione di marketing legata alla prossima uscita del suo ultimo libro. Marek Halter è un uomo di ottantacinque anni, di religione ebraica, scampato alla shoah. Fautore della pace in Medio Oriente, da decenni è un autore di chiara fama internazionale.

Insinuare quindi che un uomo di quell’età, con alle spalle esperienze atroci di quella portata, abbia bisogno di farsi picchiare e trascorrere una notte di terrore per vendere qualche copia in più del suo libro, più che un insulto appare solo una boutade irrispettosa che ha preso di mira uno scrittore consegnato alla gloria letteraria ormai da tempo.

Viene da pensare, piuttosto, che l’aggressione abbia motivazioni più profonde: oltre a quanto dichiarato da Marek Halter, il fatto che lo scrittore sia di religione ebraica fa correre subito all’ipotesi dell’aggressione razzista, antisemita e, di conseguenza, che questo ennesimo atto criminoso sia un altro anello che va ad aggiungersi alla lunga catena dei tanti simili che si sono verificati qua e là nel nostro continente nel corso degli ultimi decenni.

Queste ormai periodiche esplosioni di follia razzista indicano chiaramente che in Europa, ben lungi dall’essere stato estirpato, l’antisemitismo è presente, ben vivo e operante. Le tante testimonianze di solidarietà e le commemorazioni che si sono susseguite a partire dalla fine della seconda guerra mondiale appaiono perciò mere manifestazioni di rito celebrate seguendo una sorta di liturgia dove hanno trovato spazio belle parole ed alte declamazioni, non conseguenti o di premessa a concrete iniziative antirazziste a tutto campo.

A tutt’oggi non si hanno certezze né conferme di cosa o quanto sia stato fatto o si voglia fare per stroncare i mostri del razzismo e dell’intolleranza religiosa e politica. Eppure, l’enorme progresso tecnologico e mediatico, mettendo a disposizione non poche risorse, aiuterebbe non poco in questo senso.

È tempo che le varie amministrazioni e cittadinanze, ognuno nel proprio ambito, si mettano concretamente al lavoro e cerchino soluzioni a questi problemi al più presto possibile.                                                                                                                                                                                                                                                                        

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