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Quale Europa ci aspetta dopo le prossime elezioni?

print02 marzo 2019 16:29
Quale Europa ci aspetta dopo le prossime elezioni?
(AGR) La competizione che si prospetta in Europa sembra voler contrapporre le forze populiste alle forze tecnocratiche, che questi ultimi anni hanno caratterizzato le politiche europee con provvedimenti basati sull’austerity. Forze politiche come Movimento 5 Stelle e Lega, ritengono infatti che l’attuale assetto dell'Unione europea sia quello di una élite di burocrati assai distante dai problemi concreti dei cittadini. Sulla base di tale assunto, non possiamo non ricordare come l'allora presidente della Commissione Europea, Josè Barroso e quello agli Affari economici, il finlandese Olli Rehn, si affrettarono a dichiarare che, per uscire dalla recessione economica, fosse necessario abbattere il debito, definire il 'fiscal compact' e imporre l'obbligo di pareggio di bilancio pubblico per legge. Un Europa, che si è sempre più allontanata dal concetto di “Comunità”, lasciando spazio al freddo termine di “Unione”.

Un Europa che ha marcato i confini “unendo” le Nazioni più forti e dividendole dalle più deboli, attraverso vere e proprie colonizzazioni mascherate da aiuti economici, come avvenuto ad esempio per la Grecia. Non per altro, ma quando al Ministro degli Esteri polacco Witold Waszczykowski è stata chiesta la ragione della sua riluttanza ad aderire all’euro, la sua risposta è stata semplice: non vogliamo fare la fine della Grecia, che grazie all’euro è diventata una colonia tedesca. Già nel 2012 il professor Stuart Holland, infatti affermava che il problema dell’Europa, era la Germania. La politica economica che in questi anni ha imposto all’eurozona sta facendo marciare il continente verso il disastro e verso la svendita di interi Paesi.

In tedesco si usa la stessa parola (schuld) per definire sia il “debito” e sia la “colpa”, e psicologicamente, creditori forti provano piacere nel punire debitori deboli. Ma l’austerità espansiva che caratterizza questa Europa è una completa contraddizione in termini, e anche a livello teorico potrebbe soltanto funzionare in caso di piena occupazione e di libertà di svalutare la moneta. Serve dunque un “New Deal” europeo, ovverossia, un piano di riforme economiche e sociali come quello che fu promosso dal presidente statunitense Roosevelt fra il 1933 e il 1937. Ma serve anche e soprattutto strappare il potere dalle mani delle agenzie di rating.

E credo fondamentalmente che la forza politica più vicina a queste scelte sia il Movimento 5 Stelle, piuttosto che una forza pancista come la Lega, caratterizzata da scelte emotive, populistiche e demagogiche.

di Alex Leviatano

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